Il procuratore della città campana Giuseppe Borrelli ha emanato un documento per richiamare all’ordine la polizia giudiziaria, perché resti nei suoi ranghi. La Procura, infatti, si trova a gestire dossier pesanti come l’inchiesta sul governatore Vincenzo De Luca.»
E’ il sigillo alla fine di un’epoca, a ben vedere. Quella delle grandi ammucchiate investigative in cui non si capiva mai se a condurre le indagini fossero (come prescrive la legge) i pubblici ministeri oppure le forze di polizia, tanto ambigue e liquide erano le posizioni.
In questi anni, un po’ ovunque in Italia, gli sbirri più intraprendenti sono riusciti a ritagliarsi popolarità e potere, nel loro ambiente, imprimendo una precisa direzione alle inchieste, spesso anche al di là delle indicazioni loro affidate dai pm, diventandone di fatto registi e attori protagonisti. Allo stesso modo, i magistrati più indolenti hanno, con sollievo, delegato ai collaboratori in divisa il fardello del coordinamento del lavoro su campo salvo accorgersi, alla fine, di aver perso la bussola.
Per questo, la recente circolare del procuratore di Salerno, Giuseppe Borrelli, è non solo un atto di coraggio ma anche il tentativo di ripristino delle regole. Il capo dell’ufficio inquirente ha infatti deciso di richiamare all’ordine la polizia giudiziaria incline allo sconfinamento. Basta alle informative «accompagnate da una richiesta di misura cautelare» o da «richieste di decreto di fermo», c’è scritto nella nota, definite «ultronee se non addirittura inopportune».
Alla polizia giudiziaria non tocca decidere al posto del pm, «piuttosto» condurre una «completa e analitica esposizione» degli elementi a fondamento della notizia di reato. Quindi, stop al tintinnio di manette. E stop pure ai processi sommari celebrati nelle annotazioni di polizia che immancabilmente finiscono in edicola.
Il procuratore Borrelli ha vietato alla polizia giudiziaria di anticipare «conclusioni sulla fondatezza» dei presunti reati «specie se formulate in forma probabilistica o ipotetica». Il compito delle forze dell’ordine sarà «limitarsi al riassunto dettagliato delle risultanze delle indagini svolte» dalle quali il pubblico ministero potrà, «autonomamente», prendere le sue decisioni. E a Salerno le decisioni non sono mai facili.
Al di là dei reati di camorra, la Procura si trova a gestire anche due spinosissimi dossier: il misterioso omicidio di Angelo Vassallo, il sindaco pescatore di Pollica assassinato una sera di settembre del 2010; e l’inchiesta per corruzione a carico del governatore campano, Vincenzo De Luca, per una storia di presunti appalti pilotati a favore delle coop locali.
«Note del genere hanno certamente una finalità costruttiva» spiega a Panorama un investigatore. «Ma rischiano di incrinare lo spirito di affiatamento con gli uffici giudiziari visti gli sforzi e i rischi che gli operatori sul campo sopportano per condurre le attività». Anche le giubbe rivendicano spazio e libertà.