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Quelli che saltano la fila

A dare il «buon esempio» è stato il governatore campano Vincenzo De Luca, vaccinato tra i primissimi lo scorso 27 dicembre. E con lui molti politici – in modo bipartisan – fanno valere il loro ruolo senza aspettare il proprio turno. Ma la caccia alla «corsia preferenziale» si sta diffondendo da Nord a Sud. Come dimostra l’episodio delle prenotazioni facili in Toscana.


«Altro». La parola è in basso a destra sulla schermata del computer, solitaria e apparentemente inutile, arriva dopo le 24 categorie professionali della Scuola nella piattaforma online della Regione Toscana. «Altro», niente di più generico e abbandonato. Ma basta un touch per accedere al privilegio; è attraverso questa botola digitale che un migliaio di persone si è fatto vaccinare senza averne diritto. Entrando in una variante Covid molto italiana e molto contagiosa, quella dei furbetti del vaccino.

È il fenomeno del momento, incontrollabile e subdolo. Da Torino a Palermo ci sono tutti: politici, professionisti, ex magistrati, alti prelati, amici degli amici, «lei non sa chi sono io», studenti che si fingono professori, adulti con l’ipocondria e giovani con la voglia di tornare alla movida. È una comédie humaine che non ha nulla di dolente e balzachiano, ma è caratterizzata da protervia e senso dell’impunità, caratteri dominanti di un popolo che, come diceva Umberto Eco, «salta la fila e parcheggia in doppia fila».

Il baco toscano è il più clamoroso. Una volta accettato dal sistema, il furbetto si recava a Firenze, al Mandela Forum (10 mila metri quadrati di palazzetto dello sport trasformato in hub vaccinale) per farsi iniettare la dose. Alla scoperta della corsia preferenziale hanno contribuito anche Le Iene con un servizio illuminante: a fine giornata gli addetti chiamavano amici, parenti, volontari (rigorosamente non in lista) per iniettare qualcuna delle dosi avanzate, non più ricongelabili.

E gettare via le altre. «Come fanno i furbetti a entrare saltando i controlli?» domanda la Iena Filippo Roma. «Li fanno passare da dietro» risponde il vaccinato ventiduenne sul motorino. Ci sono Paesi, come Israele e gli Stati Uniti, che hanno risolto il problema creando elenchi d’emergenza. Da noi no, si va con la telefonata dello zio infermiere.

La botola «Altro» del portale toscano è stata chiusa, si riparte dall’età e dalle patologie pregresse. Punto. Ma lo scandalo ha messo in imbarazzo il sindaco Dario Nardella che aveva assicurato: «Qui nessuna fiala viene sprecata». Rinvenuto davanti alla tv ha aggiunto: «È un fatto gravissimo, avviso il prefetto. Però non generalizzate, Firenze non è una città di furbi». Certo che no. Ma per colmo di sfortuna proprio nella città di Dante, dove «per lo ‘nferno tuo nome si spande», scoppia il caso dei politici-avvocati. Antipatico anche se non ci sono reati, tutto in regola tranne il lato morale.

Degli 8.600 vaccini a disposizione del mondo giudiziario, 7 mila sono andati agli avvocati, inseriti (anche in altre regioni italiane) fra le categorie essenziali. Una vaccinazione di massa alla quale, per proprietà transitiva, non sono sfuggiti gli amministratori. Spicca la vicepresidente della Regione Toscana, la renziana , laureata in giurisprudenza ma da sempre impegnata in politica. Senza valutare le conseguenze, lo ha annunciato lei stessa su Facebook. «Mi sono registrata per la somministrazione di AstraZeneca, è arrivato il mio turno e sono stata chiamata. Il vaccino non mi ha dato nessun effetto collaterale e ho potuto svolgere regolarmente tutte le attività in agenda». Travolta dagli insulti.

L’elenco è lungo, l’età è fuori target. C’è il senatore Francesco Bonifazi (44 anni), tesoriere di Italia viva, titolare di uno studio legale, uno dei maggiori finanziatori del Giglio magico, che a fine ottobre aveva contratto il virus. Ci sono gli assessori comunali piddini Cecilia Del Re (38 anni, assessore comunale all’Urbanistica, all’Ambiente, si occupa del bosco parlante e di mobilità dolce), Federico Gianassi (41 anni, Partecipate e commercio), Benedetta Albanese (38 anni, titolare – vivaddio – delle Pari opportunità). C’è il consigliere regionale dem Giacomo Bugliani, 42 anni, coordinatore di «Pd Massa 2.0». La scelta è bipartisan, ci sono anche il sindaco di Massa Francesco Persiani (56 anni, Lega), l’assessore di Siena Francesco Michelotti (37 anni, Fdi) e quello di Pistoia Margherita Semplici (37 anni, indipendente di centrodestra). Tutti immunizzati perché iscritti all’ordine degli avvocati ma di fatto politici che hanno preso il taxi.

Lungo l’Italia si corre sulla corsia d’emergenza saltando la fila. A Corleone tutta la giunta si è fatta vaccinare senza averne diritto e il sindaco Nicolò Nicolosi (che pure ha 78 anni) si è dimesso dopo le verifiche dei Nas. L’inchiesta delle Procure di Palermo e di Termini Imerese si sta allargando, i casi sospetti coinvolgerebbero ex magistrati, amministratori, anche un alto prelato. Si stanno vagliando le posizioni di 500 persone per somministrazioni al Policlinico e a Villa delle Ginestre.

In tribunale parlano di «una vera e propria esibizione di casta». Il primo a percorrere la strada del privilegio fra le polemiche fu il governatore della Campania, anzi dei due mondi, Vincenzo De Luca. Era il 27 dicembre, primo per distacco nonostante il peso del lanciafiamme: «Mi sono vaccinato, dobbiamo farlo tutti». Tutti con la sindrome da testimonial, come se non ci fosse già Liliana Segre.

Per un politico la zona è ampiamente grigia anche perché il capo dello Stato, Sergio Mattarella, è stato immunizzato due mesi e mezzo dopo. Allora il sindaco di Napoli Luigi de Magistris non perse occasione per polemizzare: «Abuso di potere indegno, si dovrebbe vergognare e chiedere scusa». Anche Matteo Salvini tuonò, mettendo il dito nella piaga: «Toglie il vaccino a qualcuno che ne ha più bisogno». De Luca tira dritto, in questi giorni Fanpage ha denunciato un’altra strana trovata: la Regione ha inserito i giornalisti tra le categorie prioritarie, ma non ha ancora aperto il portale ai disabili.

Sul malcostume dilagante si stanno muovendo le procure: Torino, Milano, Firenze, Palermo hanno aperto fascicoli. Con un amletico dubbio sull’ipotesi di reato da contestare: truffa ai danni dello Stato, falso (nel momento in cui si dichiara in autocertificazione di avere diritto alla priorità) o peculato per avere usato impropriamente un bene.

Nel filone piemontese (Ivrea, Chivasso, Ciriè), 15 persone hanno taroccato la professione per saltare la fila. Denunciate. Nel Biellese un centinaio di amministratori di Rsa si faceva iniettare il siero in coda ai pazienti anziani. A Milano 220 studenti si sono prenotati negli ospedali con i link dei sanitari ma sono stati smascherati. A Modena due medici e un volontario sono stati sospesi per avere dirottato vaccini ai parenti. All’Asl Roma 2 una ventina di matricole universitarie si sono messe in fila spacciandosi per professori («Scusate, pensavamo che nel personale scolastico ci fossimo anche noi»).

Ci sono più falle che nel reddito di cittadinanza, ma il Parlamento non aiuta a tapparle. A Palazzo Madama è scoppiata la polemica dopo la candida richiesta di Paola Binetti, firmata da 40 senatori: «Quando vaccinate anche noi?». Sembrerebbe un bel salto della fila, ma la senatrice Udc sottolinea che l’età in certi casi è avanzata, i senatori vanno su e giù per l’Italia, incontrano tante persone e dovrebbero votare non in smart working. «Ma se il ministro Speranza ci risponde che dobbiamo essere vaccinati per ultimi ci regoleremo di conseguenza».

All’estero non se la passano meglio, i furbetti impazzano. Chi è molto ricco può farsi vaccinare nei paradisi caraibici (Cuba in testa) dove il siero viene offerto come optional per vacanze da sogno, ma anche gli Emirati Arabi non scherzano . Per una dose rimediata a Dubai sono finite nel tritacarne Elena e Cristina di Borbone, sorelle di re Felipe di Spagna, e il banchiere glam Ben Goldsmith. Mark Machin, numero uno del più grande fondo pensione del Canada, ha dovuto dimettersi perché uscito dal Paese destinazione Abu Dhabi durante il lockdown. In Polonia litigano sullo status di 18 fra politici e attori: testimonial o imbucati?

In Perù 487 vip si sono vaccinati di nascosto prima che cominciasse la campagna. Fra questi l’ex presidente Martín Vizcarra e la moglie. La ministra degli Esteri, Elizabeth Astete, si è autopunita rifiutando la seconda dose «perché ho riconosciuto l’errore», per poi dimettersi. In Argentina la corsia preferenziale ad amici, parlamentari, capi sindacali è costata la testa al ministro della Sanità, Ginés González García, che si è difeso con un vecchio caro refrain: «Ero in trasferta per lavoro, l’hanno fatto a mia insaputa». Inquietante la furbata di un integerrimo eroe come Horacio Verbitsky, scrittore militante e simbolo della lotta ai generali, autore di libri che smascherarono la strage dei desaparecidos. Anche lui vaccinato di straforo, senza diritto.

La febbre della dose di frodo ha raggiunto Hollywood. Mentre le tv mostrano Harrison Ford (78 anni), Steve Martin (75), Arnold Schwarzenegger (73) in coda per due ore davanti ai centri medici californiani, Variety denuncia il fenomeno fra medici accomodanti, corsie preferenziali e voli privati destinazione Florida, dove fino a dieci giorni fa non era necessario essere residenti per farsi immunizzare. «Sembra di essere dentro gli Hunger Games» scrive indignata la rivista. Giochi di sopravvivenza, scorciatoie e paradossi. Come quello di cui è rimasto vittima in Grecia Alexis Tsipras, il leader di Syriza, scagliatosi contro i politici e i generali che si erano fatti vaccinare prima di malati e medici. «Vergogna, i lavoratori in prima linea dovranno aspettare fino all’estate». Gli hanno fatto notare che nel club c’era anche lui.

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