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Fine vita, il Parlamento accelera ma i pazienti vanno a morire all’estero

Fine vita, il Parlamento accelera ma i pazienti vanno a morire all’estero

Aperto l’iter sul suicidio assistito. Emendamenti entro l’8 luglio, stessa data della sentenza della Consulta su un caso toscano

Dopo mesi di stasi, il Parlamento ha riacceso i riflettori sul tema del fine vita. Il disegno di legge presentato dalla maggioranza è stato adottato come testo base nelle commissioni Giustizia e Sanità del Senato. Le opposizioni hanno votato compatte contro. Entro l’8 luglio sarà possibile presentare emendamenti, poi la discussione approderà in Aula il 17.

Un calendario che si sovrappone a un altro fronte aperto. Sempre l’8 luglio, infatti, la Corte costituzionale è attesa su una nuova questione sollevata dal Tribunale di Firenze. Il caso riguarda una donna completamente paralizzata, affetta da una patologia irreversibile, che ha chiesto l’accesso alla morte medicalmente assistita. Secondo i legali, l’impossibilità fisica ad assumere in autonomia il farmaco letale non dovrebbe ostacolare la procedura. Toccherà alla Consulta stabilire se il principio di autodeterminazione possa essere esercitato anche attraverso l’intervento di terzi.

Martina, tre richieste negate e un biglietto di sola andata

In parallelo, un altro caso ha riportato l’attenzione pubblica sulla materia. Martina Oppelli ha 49 anni, è tetraplegica da oltre vent’anni, affetta da sclerosi multipla. Ha chiesto, per tre volte, di poter morire in Italia. Per tre volte ha ricevuto un no. Secondo l’azienda sanitaria di riferimento non sussisterebbero tutti i requisiti previsti dalla Corte costituzionale, in particolare l’esistenza di un trattamento di sostegno vitale. Martina ha deciso di non aspettare oltre. Ha scelto la via dell’esilio: un viaggio verso la Svizzera per ricevere, al di là delle Alpi, ciò che il suo Stato le ha negato.

L’Associazione Coscioni rilancia: proposta popolare e raccolta firme

Accanto a lei, e a molte altre persone nella stessa condizione, c’è da anni l’Associazione Luca Coscioni. A guidarla, Marco Cappato. È lui ad aver portato in tribunale i casi simbolo degli ultimi anni, sfidando le zone grigie dell’ordinamento, spesso anticipando la politica. È sempre lui a coordinare l’attuale campagna per raccogliere 50.000 firme entro il 15 luglio e presentare, il 17, una nuova proposta di legge popolare. Lo stesso giorno in cui il Senato comincerà l’esame del testo della maggioranza.

Una battaglia su due fronti: giustizia e Parlamento

Il confronto torna dunque a correre su due binari: quello giudiziario, che in questi anni ha spesso aperto la strada, e quello legislativo, dove le distanze restano profonde.

A dieci anni dalla legge sul biotestamento, il tema del fine vita torna centrale. Ma è ancora una volta il tempo – e non le parole – a dettare l’urgenza.

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