Viaggio nella regione che va al rinnovo di molte amministazioni locali e dove un sistema di potere mostra tutti i suoi limiti. Con un Partito democratico commissariato, i problemi sull’immigrazione, gli annunci di risorse in arrivo e la realtà dell’ex Ilva dove il rilancio è al palo.
Basta salire su uno dei treni che percorrono in linea retta l’intera Puglia, da Foggia a Lecce, per raccogliere il malcontento sulla palude in cui pare essere sprofondata la regione amministrata dal governatore Michele Emiliano, dove il Partito democratico è stato falcidiato dalle inchieste giudiziarie per voto di scambio e corruzione. Con l’ex ministro Francesco Boccia inviato da «commissario» nella sua terra dal segretario Enrico Letta per convocare un congresso e cercare di salvare le apparenze.
Alla stazione foggiana, presidiata da tassisti abusivi e immigrati, si discute sull’inchiesta al «Policlinico Riuniti» della città in cui è rimasto invischiato per una presunta gara truccata il direttore generale Vitangelo Dattoli, voluto a suo tempo proprio da Emiliano. Ma qui è finito in manette, trovato con la mazzetta ancora in macchina, Mario Lerario, l’ex capo della Protezione civile pugliese, per una brutta storia di appalti a Borgo Mezzanone, il «non luogo» in cui di notte trovano rifugio i clandestini stranieri che di giorno vengono sfruttati nei campi.
Il treno regionale delle 7 e 32 parte in orario e passa da Barletta dopo una quarantina di minuti. Nella città della disfida si va al rinnovo dell’amministrazione comunale ed è tutto un fermento, con la segreteria del Pd sfasciata per aver coinvolto settori in uscita dal centrodestra. Più ci si avvicina agli uffici della Regione, però, più il «termometro della giustizia» sale in modo preoccupante. Il palazzo del governo regionale che affaccia sul lungomare ha dovuto gestire nell’ultimo anno più di una grana. In tre, tra dirigenti e funzionari, sono stati arrestati per corruzione nel settore agricolo-forestale. E poi c’è l’ex assessore all’Ambiente Filippo Caracciolo, indagato per una presunta turbativa d’asta (aveva intestato il telefonino a un ignaro cittadino rumeno, del quale a un certo punto ha dovuto assumere l’identità per evitare di farsi tagliare la linea), che dopo le dimissioni è diventato capogruppo dem in consiglio regionale, dove si è trovato la Corte dei conti a contestargli l’irregolarità di 8.747 euro per un rimborso all’autista del governatore Emiliano. Le inchieste più scottanti, però, sono concentrate nei popolosi centri della provincia.
A Polignano, per esempio, il dem Domenico Vitto, al suo secondo mandato da sindaco e presidente dell’Anci Puglia, aveva già una fama da astro nascente. In molti lo vedevano calcare le orme del collega barese Antonio Decaro, che l’Associazione dei comuni italiani la guida attualmente a livello nazionale. Un’inchiesta, però, ora lo descrive come «parte» di un «sistema» che pilotava gli appalti. In cambio avrebbe ottenuto sostegno per la campagna elettorale da un imprenditore albanese: Hibro Hibroj. Che, si è scoperto, oltre che un grande elettore del sindaco, sembra essere un supporter della sua corrente dem pugliese, «quella dell’assessore regionale Anna Maurodinoia», ha confermato un testimone. Quest’ultima è la moglie di Alessandro Cataldo, ritenuto in un’ulteriore indagine l’uomo che tirava le fila di un sistema di compravendita di voti finalizzato a far rieleggere un altro sindaco, Antonio Donatelli, di Triggiano, anche lui di centrosinistra.
Il viaggio prosegue verso Lecce. E per quanto offra al viaggiatore meravigliosi paesaggi, si fa più duro da affrontare. Il regionale comincia ad accumulare ritardo. Basta una veloce chiacchierata con il controllore per capire quanta rassegnazione c’è su questo percorso. Qualche mese fa l’ex ministro del Lavoro Teresa Bellanova, attuale senatrice di Italia viva, ha annunciato l’arrivo di somme da capogiro per velocizzare la tratta. Ma tutti pensano che sia la solita trovata per tenere buone le imprese, strozzate dalla crisi e dall’aumento dei costi, perché le stime prevedono il recupero di una manciata di minuti a fronte di una spesa astronomica.
Scendendo verso Taranto, infine, si passa in mezzo a filari di alberi ormai «pietrificati»: sono gli ulivi tristemente famosi perché colpiti dal devastante parassita della xylella. La Regione ne voleva estirpare alcuni, riconosciuti come «monumentali». Ma è stata bloccata dal Tar, che ha sospeso il provvedimento e disposto che l’ente deve cercare una misura alternativa. Intanto la «batteriosi» non si è fermata… Mentre a Taranto, dove il commissario provinciale del Pd Nicola Oddati, catapultato dalla Campania per rimettere in sesto la segreteria, si è ritrovato indagato per l’ipotesi di traffico di influenze illecite in un’inchiesta napoletana, la palude sembra aver avvolto definitivamente anche il cruciale comparto dell’acciaio.
Il «closing» dell’accordo di investimento dell’ex Ilva tra ArcelorMittal holding e Invitalia è slittato al 2023. E la bonifica non partirà finché l’area dell’altoforno rimarrà sotto sequestro penale. Intanto, in una congiuntura economica «affamata» di prodotti lavorati, lo stabilimento tarantino lavora ben al di sotto delle capacità effettive.Michele Emiliano da un po’ di tempo è stranamente silenzioso sull’ex Ilva. Lui che in quell’area sogna la «Green hydrogen valley», un distretto dove poter sperimentare le tecnologie legate all’idrogeno grazie alla valanga di fondi che arriverà con il Pnrr. Sempre che qualche altra iniziativa giudiziaria non riporti il governatore con i piedi per terra.