Le spese per il Quirinale, nel 2021, sono previste a 371 milioni di euro: più del doppio del Palazzo della regina Elisabetta. I motivi? Stipendi e pensioni per oltre 700 dipendenti, cerimoniali, manutenzioni di sale e giardini, relazioni esterne. Tutte «voci» destinate a incrementare.
Almeno fino a giugno 2020, ultimo report disponibile, il dottor Peter Brown era il «rappresentante speciale contro le calamità» della Casa Bianca. Guadagnava poco più di 190 mila dollari l’anno. Circa 156 mila euro. Di gran lunga lo stipendio più alto del personale che lavora per il presidente americano, per definizione l’uomo più influente del mondo. I suoi uffici, quindi, finiscono con l’avere un peso determinante nei destini del pianeta. Tutti gli altri 411 tra dipendenti e collaboratori degli uffici della presidenza Usa viaggiano su cifre più basse. Curioso, considerando il raffronto con la presidenza della Repubblica italiana, dove invece c’è chi arriva al massimo consentito dalla legge italiana: 240 mila euro annui (circa 291mila dollari).
Sai che invidia proverebbe Brown se solo sapesse come funziona nel Belpaese. La differenza, infatti, risiede anche e soprattutto nei numeri complessivi del Quirinale. Sebbene non decidano i destini di mezzo mondo, i dipendenti italiani sono quasi il doppio dei loro omologhi di Washinghton: 713 a dicembre 2020.
Sono solo alcuni dei dati che emergono dal dettagliato bilancio di previsione pubblicato in questi giorni dalla presidenza della Repubblica, che Panorama ha consultato. Bisogna, ovviamente, partire da un dato: le proprietà e le sale del Quirinale non sono paragonabili a quelle della Casa Bianca, né in grandezza né in valore storico. Si parla, d’altronde, di palazzi che contano 1.200 stanze, con un patrimonio artistico immenso e giardini altrettanto sfarzosi, senza dimenticare la tenuta di Castelporziano (oltre 6 mila ettari alle porte di Roma).
A ben vedere, a non essere paragonabili sono anche stipendi e costi. Se è vero che, come si legge nella nota che accompagna il bilancio, la «dotazione annuale a carico del bilancio dello Stato non registra alcun incremento» (è dal 2007 pari a 224 milioni di euro), è altrettanto vero che alla voce «uscite» si registrano costi in aumento rispetto al 2020. Le spese complessive, infatti, quest’anno arriveranno a ben 371 milioni di euro.
Ma c’è di più. Come si precisa nella relazione al bilancio, anche se si volessero contare gli esborsi al netto di spese vincolate e partite di giro, restano costi effettivi per 243.945.893 euro, in crescita dell’1,04 per cento rispetto all’anno precedente. Poco, ma pur sempre con il segno più.
Insomma, non c’è stata alcuna dieta dimagrante per il Quirinale nonostante il pesantissimo anno trascorso tra Covid, crisi economica e lockdown. E anche in questo caso i paragoni internazionali sono piuttosto interessanti. Prendiamo l’ultima relazione pubblicata da Buckingham Palace: secondo i dati rinvenibili sul sito istituzionale della corona britannica, la «sovvenzione sovrana» per l’anno 2020 è di 82,4 milioni di sterline. Una somma che, convertita in euro, è pari a circa 95 milioni di euro. Anche qui il confronto è immediato: il Quirinale costa molto più del doppio del Palazzo Reale di Elisabetta II. Negli anni a venire le uscite saliranno ancora: nel 2022 supereranno i 246 milioni, per arrivare a 248 milioni nel 2023. Un passo alla volta, si cresce.
Perché tale, costante, aumento? Lo spiegano, nero su bianco, ancora i tecnici del Quirinale: «Dipende in larga parte dall’evoluzione della spesa previdenziale in ragione del fisiologico aumento del numero dei percettori previsti e nonostante la contestuale riduzione della spesa per il personale in attività». Insomma, nonostante il personale della presidenza della Repubblica resti uno dei più ampi al mondo, la sua riduzione e il contestuale incremento delle pensioni fa aumentare i costi che il Quirinale deve sostenere. Una situazione che, per quanto kafkiana, è visibile dai numeri del bilancio.
Secondo le tabelle delle uscite, retribuzioni, indennità, personale distaccato e oneri previdenziali sfiorano i 109 milioni di euro, assorbendo così il 48 per cento della spesa complessiva. A tutto questo, come detto, si aggiunge il «personale in quiescenza»: nel 2021 le pensioni costeranno al Quirinale altri 102 milioni di euro. Si dirà: almeno su beni e servizi si sarà risparmiato? Non proprio. È ancora la nota al bilancio a essere chiara sul punto: «Se la spesa per le retribuzioni del personale e quella per la previdenza di cui si è precedentemente trattato costituiscono quasi il 90 per cento della spesa effettiva, la previsione per il 2021 della spesa per beni e servizi è di euro 23.122.413,00» per un incremento, sul 2020, pari a 2,91 per cento (allora si attestava sui 22,4 milioni). Per quanto lieve, dunque, anche per le varie forniture si registra un aumento di costi rispetto al 2020, ovviamente «in parte imputabile alle esigenze di contenimento dell’emergenza sanitaria in corso».
Ma nel dettaglio, oltre ai presidi e ai dispositivi sanitari, quali sono le principali uscite del Quirinale? Tra le altre cose, soltanto le «relazioni esterne e cerimoniale» assorbono 841 mila euro, cui si aggiungono 17.500 per «servizi fotografici e video e ulteriori 105 mila euro per non meglio precisate «iniziative di comunicazione». Né bisogna dimenticare i circa 500 mila euro stimati per la cura dei beni artistici e l’organizzazione di eventi culturali, che a loro volta si sommano ai 442 mila euro per la manutenzione del «patrimonio artistico, bibliotecario e archivistico storico».
Ci sono, infine, i giardini: 142 mila euro per tenerli sempre curati. Per immobili e impianti, invece, la spesa per il 2021 sarà di 2,7 milioni; per gli arredi altri 484 mila euro. Non solo. Per mantenere il tono di massima autorevolezza, come si conviene al livello istituzionale più alto, il Quirinale conta di spendere anche 305 mila euro per la fornitura di «biancheria e vestiario da lavoro» e 1,4 milioni per garantire i servizi di pulizia.
Nel bilancio, ancora, figurano 689 mila euro per gestire l’autoparco e ulteriori 172 mila che si conta di spendere nell’anno in corso per «acquisto e manutenzione veicoli». C’è poi il capitolo riguardante la tenuta di Castelporziano, che assorbe un’altra fetta importante delle uscite. Per quest’area, peraltro, arriva un contributo ulteriore del ministero dell’Ambiente, ora della Transizione ecologica (Mite), pari a 475 mila euro.
Le misure in programma «tendono prioritariamente a contenere il deperimento dei soprassuoli boschivi e a supportare la rinnovazione naturale anche nel quadro della Gestione forestale sostenibile per la quale si prevede l’ottenimento aggiuntivo della certificazione dei servizi ecosistemici», spiega la nota illustrativa. Motivo che giustificherebbe il non secondario contributo del Mite. Entrando nello specifico delle spese, invece, ci sono 310 mila euro per «locazione e gestione automezzi e mezzi agricoli», 168 mila per «attività agro-zootecniche», più altri 55 per «gestione forestale e faunistica». Fondamentali sono, però, soprattutto le attenzioni per il personale: nonostante – come detto – di anno in anno si stia cercando di tirare la cinghia riducendo l’organico, la presidenza della Repubblica stima comunque di spendere 140 mila euro per «reclutamento, formazione e aggiornamento». D’altronde parliamo sempre del Quirinale. Con buona pace di mister Brown.