“Quota 100 ed il Reddito di Cittadinanza rispondono ad un progetto di politica economico-sociale di cui questo governo va fiero. Non sono il mantenimento di improvvide promesse della campagna elettorale”.
Era il 17 gennaio 2019. In una conferenza stampa affollata il premier Conte annunciava il via libera di due delle principali manovre de governo giallo verde. Il tutto con la benedizione dei due vicepremier, Salvini e Di Maio. Alla fine foto, sorrisi con tanto di cartelli tenuti in mano e mostrati con orgoglio al paese.
È passato un anno e mezzo e Conte non è più fiero, anzi. Visto che vuole cancellare Quota 100 e modificare ampiamente il Reddito di Cittadinanza verrebbe da dire che è del tutto schifato. Ed è difficile sostenere che abbia cambiato idea in così breve termine, lui che è il primo firmatario di ogni provvedimento dell’esecutivo.
Più semplice credere che già allora le due cose lo schifassero ma per sopravvivenza personale a Palazzo Chigi decise di turarsi il naso e fingere, sorridendo, al Paese.
Ma non è tutto semplice. Anche perché i due provvedimenti sembrano lontani l’uno con l’altro ma in realtà sono molto ma molto legati tra loro. Da una parola magica: Inps.
Conte ci viene a dire infatti che Quota 100 non è sostenibile a livello economico dato che le casse dell’Ente del sig. Tridico (quello dell’aumento di stipendio) sono in grossa difficoltà. Le stesse casse guarda caso da dove escono i soldi che finiscono nelle tasche di chi ottiene il Reddito di Cittadinanza.
La scelta di Conte quindi è chiara: bisogna lavorare di più per dare dei soldi a chi non lavora proprio (ed i casi di persone che non avevano alcun diritto e che di fatto truffavano lo Stato sono centinaia, se non migliaia).
Una scelta dettata anche da motivi politici: Quota 100 era bandiera leghista quindi cancellarla è solo una soddisfazione. Più rischioso mettere mano al RdC, bandiera (una delle ultime) del fu Movimento 5 Stelle, uscito martoriato dalle ultime regionali ed in piena crisi interna e di identità.
Di sicuro resta l’incongruenza tra il Conte 1 ed il Conte 2. O forse la verità è che esista un Premier solo che cambia idea a seconda di dove tira il vento. Non una buona cosa in un paese in piena tempesta sanitaria, economica, politica.
