Si è appena concluso a Palazzo Chigi il Consiglio dei Ministri. Tanti i temi affrontati, dalle «disposizioni urgenti per affrontare gli straordinari eventi alluvionali verificatisi nei territori di Emilia-Romagna, Toscana e Marche» al decreto Primo maggio in funzione della sicurezza sul lavoro, passando all’inasprimento delle pene per le aggressioni al personale scolastico. Si segnala anche, in particolare, la «ratifica ed esecuzione dell’Accordo concernente misure di solidarietà volte a garantire la sicurezza dell’approvvigionamento di gas tra il Governo della Repubblica Federale di Germania, il Governo della Confederazione Svizzera ed il Governo della Repubblica Italiana».
Questo accordo è stato siglato a Berlino, durante il “Dialogo di Berlino sulla transizione energetica”, il 19 marzo dello scorso anno. Nelle intenzioni, ha lo scopo di rafforzare la sicurezza energetica di Italia, Germania e Svizzera attraverso un meccanismo di aiuto reciproco in caso di emergenza o grave penuria di gas naturale.
L’accordo nasce chiaramente come risposta alle recenti crisi energetiche e alla necessità di ridurre la dipendenza dal gas russo, fornendo uno strumento concreto per garantire che i cosiddetti “clienti protetti” – come famiglie, ospedali e servizi essenziali – continuino a ricevere gas anche nei momenti di maggiore difficoltà.
Secondo l’accordo, se uno dei tre Paesi dovesse trovarsi in una situazione di emergenza e, dopo aver esaurito tutte le misure interne disponibili, non fosse più in grado di soddisfare il fabbisogno dei propri clienti protetti, potrebbe chiedere assistenza agli altri due. Questi ultimi si impegnano a fornire il gas necessario, prima su base volontaria da parte delle aziende competenti, e, se non sufficiente, attraverso misure imposte dalle autorità che prevedono la riduzione dei consumi dei clienti non protetti in cambio di indennizzi economici.
In pratica si toglierebbero forniture di energia alle aziende, poniamo ad esempio quelle italiane, per darle al Paese bisognoso, sempre per esempio, la Germania. L’esempio non è però casuale. Tra Italia, Svizzera e Germania è proprio quest’ultima ad aver affrontato la maggiore crisi relativa alle forniture energetiche di gas naturale dopo l’invasione russa dell’Ucraina. Lo shock energetico, aggravato dalle politiche pseudo-green che hanno visto la Germania chiudere le sue centrali nucleari, ha portato Berlino ad avere i prezzi energetici tra i più alti al mondo, e ha gettato il Paese in una recessione pluriennale dalla quale deve ancora riprendersi.
Tornando all’accordo, esso stabilisce anche che nessuno dei Paesi firmatari possa limitare il transito del gas attraverso le proprie reti verso gli altri Stati coinvolti. In pratica, questo significa che i tre Paesi si impegnano a non ostacolare il passaggio del gas attraverso i loro territori, anche in situazioni di emergenza. Ciò significa che, in caso di crisi energetica, ogni Stato deve garantire che il gas possa fluire liberamente verso gli altri Paesi firmatari, senza imporre restrizioni o blocchi unilaterali.
Facciamo un altro esempio: supponiamo che la Germania stia affrontando una grave carenza di gas e necessiti di forniture urgenti. Il gas (quello algerino ad esempio) dovrebbe transitare attraverso l’Italia e la Svizzera per raggiungere la Germania. Roma e Berna non potrebbero impedire o limitare questo transito, neppure se anch’esse stessero affrontando difficoltà energetiche. L’accordo garantisce infatti che il gas possa raggiungere i “clienti protetti” tedeschi (ma anche svizzeri e italiani), come famiglie e ospedali, senza interruzioni dovute a decisioni unilaterali di altri Paesi.
Sono previsti meccanismi di compensazione economica per le forniture di gas, oltre che per le eventuali misure straordinarie adottate.