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Il codice etico della magistratura: ecco come ci si dovrebbe comportare nel pubblico e nel privato

Il codice etico della magistratura: ecco come ci si dovrebbe comportare nel pubblico e nel privato

Dignità, correttezza, sensibilità all’interesse pubblico. Ma anche disinteresse personale, indipendenza e imparzialità. Ecco le regole di comportamento di un magistrato

«Nella vita sociale il magistrato si comporta con dignità, correttezza, sensibilità all’interesse pubblico. Nello svolgimento delle sue funzioni, nell’esercizio di attività di autogoverno ed in ogni comportamento professionale il magistrato si ispira a valori di disinteresse personale, di indipendenza, anche interna, e di imparzialità. Il magistrato opera con spirito di servizio per garantire la piena effettività dei diritti delle persone; considera le garanzie e le prerogative del magistrato come funzionali al servizio da rendere alla collettività; presta ascolto ai soggetti che in diverse forme concorrono all’esercizio della giurisdizione e ne valorizza il contributo».

Quello che avete appena letto è l’articolo 1 del codice etico della magistratura. Un volume a cui, tutti i magistrati italiani, si dovrebbero attenere e che detta modi, usi e costumi da mantenere in pubblico, nella vita privata, e in quella lavorativa.

Il video diffuso da Matteo Salvini che mostra la giudice Iolanda Apostolico alla protesta sul mancato sbarco degli immigrati a bordo della Diciotti ha scatenato un acceso dibattito su quali dovrebbero essere i comportamenti ritenuti consoni per un magistrato con tanto di accento sulle regole che, questi, dovrebbe mantenere dentro – e soprattutto – fuori il palazzo di giustizia.

Come abbiamo detto, l’articolo uno recita chiaramente che il magistrato esercita le sue funzioni con imparzialità, correttezza, diligenza, rispettando la dignità delle persone. Andando avanti con il codice etico si scopre che questo principio è valido anche all’estero del palazzo di giustizia. E che, il magistrato «non deve tenere comportamenti, ancorché legittimi che compromettano la credibilità personale, il prestigio e il decoro del magistrato o dell’istituzione giudiziaria». Una qualsiasi violazione di questo dovere resta, secondo il codice, perseguibile disciplinarmente. Prosegue una lunga lista di attività vietate, di regole e doveri, modalità di intrattenere rapporti con la stampa, dichiarazioni pubbliche, e così via.

Da quel che se ne trae (il testo del regolamento lo trovate scorrendo la pagina di questo articolo) ne se trae che, in linea di massima, al magistrato è vietato “ogni comportamento tale da compromettere indipendenza, terzietà e imparzialità anche sotto il profilo dell’apparenza” e che “l’illecito disciplinare non è configurabile quando il fatto è di scarsa rilevanza”.

Lo sarà anche nel caso Salvini-Apostolico?

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