La Cina vuole approfittare della inflazione che c’è in Occidente, della annunciata difficoltà delle banche e di una bolla immobiliare che in America sta per esplodere e avrà un effetto tsunami anche in Europa.
L’offensiva avviene in due tempi. Il primo lo ha giocato già sul fronte russo utilizzando Mosca come rampa di lancio per il renminbi. Negli accordi di cooperazione che Xi Jinping ha firmato con Vladimir Putin c’è la possibilità per la Russia di usare la moneta cinese per i pagamenti internazionali. La Banca centrale di Mosca sta liberandosi di dollari ed euro e li converte in yuan. Il Fondo sovrano russo Nwf, dotato di 150 miliardi di dollari, ha il 60 per cento della sua cassa in moneta cinese. La Russia è il cardine del sistema di pagamento UnionPay che la Cina ha messo in piedi al posto dello Swift occidentale. Secondo passaggio; Pechino si è messa di traverso nel Fmi, il Fondo monetario interazionale, sul rimborso parziale dei debiti dei Paesi in difficoltà. La Cina – ha ottenuto che il renminbi sia una delle monete che Fmi usa per fare i prestiti – vuole far saltare gli accordi del Fondo e sostituirsi a esso in modo da rendere lo yuan la moneta ufficiale del «non-Occidente». Proprio nel momento in cui il rialzo dei tassi drena liquidità in Occidente e negli Usa sta per scoppiare una nuova bolla immobiliare. La stretta sul costo del denaro mette in crisi le banche regionali che i risparmiatori lasciano per rivolgersi ai titoli di Stato o a banche più grandi. Secondo Goldman Sachs, l’80 per cento dei prestiti immobiliari è concesso dalle banche con meno di 250 miliardi di attivo. Il boom dei mutui mette in difficoltà chi ha comprato casa e la restituisce alle banche, i costruttori che hanno acceso prestiti o saltano o lasciano i cantieri. Risultato: le banche si trovano senza capitali (ritiro dei risparmi), senza attivi, e piene di immobili non vendibili. In Europa gli alti tassi stanno drenando i patrimoni degli istituti di credito zavorrati di derivati (si veda il caso Deutsche Bank); in Italia si è invece di fronte a un blocco del mercato immobiliare con i mutui quasi fuori controllo. Anche la Cina ha avuto uno shock immobiliare. Lo ha risolto con l’intervento dello Stato e obbligando i depositanti (il risparmio privato è a 1,8 trilioni di dollari) a «investire» nei mutui ventennali ora concessi anche a ultra 70enni per comprare case che costano il 60 per cento meno di due anni fa. Negli Usa si rischia una nuova crisi come nel 2008, in Europa uno shock bancario e in Italia la caduta verticale dell’immobiliare tra mutui troppo cari, caos superbonus e tassa green della Ue.
Tutto per combattere l’inflazione (in Usa al 6 per cento, in Europa all’8,5, in Italia al 9,1) che in Cina non c’è (2,1 per cento). Le banche centrali strozzano l’economia, Pechino la lascia correre. La moneta è sempre l’arma di persuasione più potente. (C.C.)
