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Tognoli: «Mi sta bene governare col Pci»

Tognoli: «Mi sta bene governare col Pci»

LE SERIE STORICHE DI PANORAMA

Per ricordare Carlo Tognoli, Il sindaco di Milano fra il 1976 e il 1986 scomparso lo scorso 5 marzo, ripubblichiamo una sua intervista. Il primo cittadino socialista la rilasciò a Panorama nel 1980, alla vigilia delle elezioni amministrative che lo riconfermarono. A seguire, un articolo che racconta le mosse della Democrazia cristiana milanese per strappare il comune di Milano alla giunta rossa.

  • Il socialista Carlo Tognoli: «Mi sta bene governare col Pci»
  • Il democristiano Massimo De Carolis: «Siamo disposti a tutto pur di far cadere la giunta rossa»

Articoli pubblicati il 9 giugno 1980.


Quale sarà il futuro dell’alleanza Pci-Psi che ha retto per cinque anni la giunta milanese? Panorama lo ha chiesto al sindaco socialista Carlo Tognoli.

Quale giudizio dà dei comunisti come amministratori?
«Per Milano il giudizio è positivo. I comunisti milanesi hanno rispettato le tradizioni della città, cioè la sua moderazione e la sua
concretezza».

Il suo giudizio suona negativo per quanto riguarda le altre città…
«Non conosco a fondo le altre situazioni. Ma certo si avvertiva, qua e la, qualche tensione, qualche tendenza all’egemonia che e tipica dei comunisti».

A Milano, invece…
«C’e una specie di rito ambrosiano anche nei rapporti Pci-Psi che ci differenzia rispetto al resto d’Italia. I comunisti milanesi sono molto piu filosocialisti di quanto non lo sia il loro partito. E viceversa. Noi autonomisti milanesi – per assurdo – siamo stati accusati, all’interno del partito, di essere troppo amici del Pci».

Se i risultati elettorali, l’8 giugno, la ponessero nelle condizioni di dover scegliere tra confermare l’alleanza col Pci o tornare, come è successo in campo nazionale, a un centro sinistra piu o meno mascherato, che cosa farebbe?
«Confermerei la scelta di sinistra, senza dubbio».

Come andranno le elezioni?
«Chi può dirlo? Bene per i socialisti, e non ci sarà, come non c’è stata finora, una radicalizzazione violenta della campagna elettorale».

A chi andranno i voti radicali?
«Per metà si disperderanno. L’altra meta, un po’ a noi, un po’ agli extraparlamentari e, in misura minore, anche ai comunisti».

La Dc aumenterà?
«Voti a sinistra non ne prenderà certo. La scelta del prefetto Mazza come capolista sembra rivelare una loro preoccupazione di conquistare voti a destra».

Lei è sicuro che i socialdemocratici confermeranno la loro adesione alia giunta di sinistra?
«E perche non dovrebbero farlo? Per la loro vocazione anticomunista? Come potrebbero spiegare ai loro elettori di aver fatto cadere una giunta con sindaco socialista, loro che appoggiano la giunta romana che ha un sindaco comunista?»

I democristiani sostengono che la vostra giunta non ha il consenso popolare, che si regge sul tradimento di alcuni consiglieri…
«Questa giunta ha recuperato ciò che non aveva in partenza. Non abbiamo mai avuto contestazioni frontali, come poteva anche avvenire. Al contrario, abbiamo avvertito un crescente consenso».

De Carolis: «Siamo disposti a tutto pur di far cadere la giunta rossa»

Guidata da uno scatenato De Carolis, leader dei democristiani moderati milanesi e da un sicuro Libero Mazza, il prefetto degli anni caldi della contestazione studentesca, la Democrazia cristiana sta dando l’assalto al comune di Milano per cercare di strapparlo alia giunta rossa (Pci, Psi e Psdi) e di recuperarlo a un piu tranquillizzante pentapartito centrista
(Psi, Psdi, Pri, De, Pli). «Sulla carta, se guardiamo ai risultati delle elezioni europee dello scorso anno, la giunta rossa è gia saltata: Pci, Psi e Psdi hanno avuto solo il 43 per cento dei voti nel 1979 a Milano» dice Massimo De Carolis. «Ma la realtà
e che mai, né quando è nata, con Aldo Aniasi, né adesso, con Carlo Tognoli, ha avuto un reale consenso popolare dimostrabile con le cifre».

Secondo gli avversari politici questa giunta sarebbe nata con un vizio di origine «difettata», grazie soltanto a un’abile, spericolata e spettacolare operazione politica condotta dal sindaco Aldo Aniasi. Di fronte alle pretese democristiane che non accettavano alcun ridimensionamento della loro presenza nella giunta di centro sinistra (avevano 10 assessori su 18), Aniasi riusci a convincere tre socialdemocratici (Armanini, Fiorellini e Pillitteri) a lasciare il Psdi e due democristiani (Sirtori e Ogliari) a lasciare la Dc. Poi convinse i tre extraparlamentari di sinistra di Dp che quello era un momento storico
per Milano e varò la giunta lasciando i democristiani all’opposizione.

La giunta ebbe in seguito alcune vicissitudini che videro l’uscita dei demoproletari e l’entrata dei socialdemocratici, ma conservò il peccato originale di escludere la Dc dai centri di potere dell’amministrazione. «Fu in realtà un clamoroso errore
democristiano» racconta De Carolis. «Ricordo che io e Borruso ci battemmo con tutte le nostre forze contro l’arroganza e gli appetiti dei nostri compagni di partito che compromettevano ogni possibilità di continuare ad amministrare Milano. Sull’assessore Cannarella che non voleva mollare l’urbanistica ci fu una vera e propria battaglia. Non ci fu nulla da fare; alia fine perdemmo. Ma stavolta non permetteremo che si facciano errori del genere. Siamo disposti a tutto pur di far cadere la giunta rossa».

Il programma della Dc per riportare i comunisti all’opposizione parte da un’ipotesi: il rovesciamento del rapporto di forza tra Pci e Dc. Il ragionamento e questo: se la Dc, come si prevede, otterrà 25 consiglieri (+ 3 rispetto al 1975) e il Pci 22 (—3); se il Psi, come si prevede, manterrà i suoi 12, anche ammesso che il Psdi passi a 6 (-I- 1) dove potra essere
pescato il restante voto per arrivare a quota 41, maggioranza necessaria per l’approvazione del bilancio?
I conti, invece, tornerebbero, e con abbondanza, a un pentapartito composto dai tre partiti minori laici (Pli, Psdi, Pri), dal Psi e dalla De. Ma contro questa eventualità si stanno battendo come leoni sia i comunisti sia i socialisti. Sul piano propagandistico non hanno perso occasione per ricordare ciò che ha realizzato la giunta di sinistra in questi cinque anni
(18 km di metropolitana, la pianificazione urbanistica, il rilancio della vita culturale, l’estensione dell’assistenza sociale agli anziani). Sul piano politico hanno cominciato a lanciare ami dovunque. «Il Pci ci fa una corte discreta » racconta Antonio
Del Pennino
, responsabile degli enti locali del partito repubblicano. «Sa che dopo le elezioni i nostri voti saranno fondamentali per decidere il futuro di Milano».

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