Dovevano essere eliminate, invece nel 2021 è cresciuto il numero delle vetture utilizzate dalla pubblica amministrazione. E questo non solo perché sono aumentati gli enti che hanno trasmesso i dati. Un esempio? Le Province abolite dalla riforma Delrio hanno ancora 930 mezzi a disposizione…
Da Palazzo Chigi e dai ministeri un’accelerazione a tutto gas sulle auto di servizio. O, se vogliamo, un’inversione a U che non è passata inosservata sul trend di crescita rispetto agli anni scorsi. Quando invece si era registrato una costante diminuzione delle vetture a disposizione. I numeri sono messi nero su bianco dal censimento, realizzato dal dipartimento della Funzione pubblica guidato da Renato Brunetta, che ha definito il documento uno «strumento concreto di efficientamento della Pubblica amministrazione».
Non per tutti probabilmente, considerando che a inviare i dati al dipartimento sono stati 8.142 enti sui 10.128 registrati. Al 20 per cento a quanto pare la trasparenza non interessa. Le uniche certezze, come accade sempre in questi casi, sono i numeri: le vetture utilizzate dalle amministrazioni pubbliche al 31 dicembre 2021 sono 29.894, con un incremento del 12,3 per cento (pari a 3.267 auto in più) rispetto al numero del 2020, che si fermò a quota 26.627. «Rispetto all’aumentata consistenza del parco auto» precisa però la Funzione pubblica «il numero medio delle autovetture registrate per amministrazione scende a 3,6 rispetto a 3,9 dell’anno precedente». L’aumento, in altre parole, è dato dal fatto che in generale sono cresciuti anche gli enti che hanno inviato i dati.
C’è chi, però, a prescindere da ogni ragionamento, ha ben pensato nell’ultimo anno di aumentare il proprio parco auto. Alla faccia di Covid e conflitto in Ucraina. Le sorprese, a scorrere tutto il dossier, non mancano. Per esempio le Province, sopravvissute all’abolizione declamata dalla riforma voluta da Graziano Delrio, contano su un significativo parco auto: mettendo insieme tutte quelle che hanno fornito i dati sono 930. Qualche esempio? La sola Provincia Sud Sardegna ne conta 34, addirittura tre in più della città metropolitana di Cagliari che si ferma soltanto, si fa per dire, a 31.
Ma il vezzo non è solo degli isolani. L’amministrazione provinciale di Pavia ha in dotazione lo stesso numero di auto di servizio. Tra i Comuni più grandi, invece, Milano spicca con 32 veicoli. Ci sono situazioni che definire «singolari» è un eufemismo. Caldaro sulla Strada del vino è un comune di 8 mila anime in provincia di Bolzano: ha dichiarato sette auto, tante quante ne ha tutta l’amministrazione provinciale di Perugia. Anche Troina, in provincia di Enna, conta circa 8 mila abitanti: ci sarà un bel po’ da girare con ben 12 auto di servizio, una in più di quante ne hanno sia la Regione Friuli Venezia Giulia che il Veneto. Se ci spostiamo di pochi chilometri arriviamo a Carlentini, in provincia di Siracusa: 17 mila abitanti e 18 vetture a disposizione. Più o meno il triplo di quante ne possiedono ministero dell’Interno e Difesa (cinque a testa) o Istruzione (nove).
Le vere sorprese, però, arrivano dall’amministrazione centrale. Prendiamo proprio la presidenza del Consiglio: nel 2021 ha avuto una parco di 31 veicoli con «autista a uso non esclusivo», con un sensibile incremento rispetto alle 19 del 2020. Un fatto che non sorprende: nel complesso le Amministrazioni dello Stato hanno visto crescere le auto di servizio da 178 a 221 unità, con il saldo di più 43 automezzi.
Alla Corte dei conti, ancora, ci sono 22 vetture in dotazione (nel 2021 erano 20). Un ritocco al rialzo c’è stato anche per alcuni ministeri, per esempio Lavoro e Politiche sociali che ha aumentato l’organico di auto di servizio di una unità. All’Antitrust, invece, per verificare che il mercato garantisca adeguata concorrenza, si fa incetta di veicoli per gli uffici dell’Authority: da quattro del 2020 si è passati a sette del 2021. Quasi un raddoppio. Stessa musica all’Inps: la guida di Pasquale Tridico, tra un reddito di cittadinanza e l’altro, ha portato all’incremento anche delle auto di servizio: ce ne sono 21, facendo registrare un più due nel computo. L’Agenzia delle entrate, invece, ne conta 24 in totale. Ma non è dato sapere se ci siano stati cambiamenti in qualsiasi direzione, visto che nel precedente censimento non aveva fatto pervenire le informazioni necessarie all’elaborazione. Infatti se c’è chi conta macchine in più, altri come detto si cuciono la bocca. E lasciano top secret il dato. Gli esempi principali sono il Comune di Roma e la Regione Lazio, che a braccetto non hanno fatto sapere quale sia la dotazione di auto di servizio. Per la giunta di Nicola Zingaretti è ormai una consuetudine: anche nel 2020 era tra l’elenco dei non rispondenti. Il Campidoglio, invece, aveva dichiarato 17 veicoli nel 2020. Impossibile pensare che siano state azzerate.
Ma la questione va oltre i confini della capitale. Anche la Regione Molise ha come abitudine quella di non rispondere al censimento sulle auto di servizio: una linea seguita da due anni. Nella compagnia degli inadempienti figura poi l’Assemblea regionale siciliana, che per l’anno precedente ne aveva dichiarate sette in totale. A Salerno c’è molta ritrosia a parlare del tema: sia il Comune che l’amministrazione provinciale hanno ignorato il censimento della Funzione pubblica. Ma non ci sono solo organismi politici in questo elenco, tutt’altro che lusinghiero. È il caso dell’Agenzia del demanio (unica tra le Agenzie fiscali), che contava nella comunicazione precedente 65 auto di servizio, di cui due a uso esclusivo con autista. Scorrendo la lista, si nota anche l’assenza del Coni, presieduto da Giovanni Malagò, altro organismo habitué nella mancata comunicazione. Per non essere da meno, la società Sport&Salute, nata da una costola del Comitato olimpico, ha omesso l’informazione. Eppure sarebbe stato interessante, considerando che nel 2020 il conteggio era di 18 vetture.
Ma c’è di più. Nel computo complessivo ovviamente sono escluse le auto in uso ai Vigili del fuoco e alle Forze dell’ordine, quelle mediche e dell’Anas. Ma anche quelle che rientrano negli organi di rango costituzionale. Un esempio? La Corte costituzionale oggi presieduta da Giuliano Amato. Sappiamo però che anche qui il parco auto non è di poco conto: nel bilancio di previsione 2022 è scritto chiaramente che «a ciascun giudice (sono 15 in tutto, ndr), per la durata del mandato, è assegnato un cellulare, un pc portatile e un’autovettura». Questo nonostante la Corte sostenga «i costi di viaggio dei giudici residenti fuori Roma nonché, per tutti i giudici, le spese di viaggio fuori sede relative agli impegni in rappresentanza della Corte». Tanto che ci si chiede a cosa servano i veicoli messi a disposizione.