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L’altro mondo di Alitalia

L’altro mondo di Alitalia

L’aviazione civile è a pezzi in tutto il mondo, ma a Roma si protesta per una settimana di ritardo negli stipendi Alitalia.


La sensazione, a leggere le notizie su Alitalia, è che la nostra compagnia di bandiera viva sempre in un mondo parallelo. E’ di pochi giorni fa la notizia che la società pagherà gli stipendi di febbraio il primo marzo e verserà anche l’anticipo base della cassa integrazione. I circa 11.000 dipendenti lo hanno saputo da una mail del commissario Giuseppe Leogrande, che evidentemente è riuscito a trovare i 18 milioni necessari facendoli anticipare dal Governo.

Insomma in un modo o nell’altro, quasi completamente a spese del contribuente, Alitalia se la cava sempre, tanto che ci si chiede che ideee abbiano a proposito della configurazione che la compagnia dovrebbe acquisire in futuro.

L’Unione europea ha chiesto a Leogrande di indire una gara aperta per far acquisire le attività del gruppo in modo che ci sia la discontinuità economica necessaria presente in ogni corretto passaggio societario. Insomma, a Bruxelles non vogliono che la nuova società pubblica “Ita” erediti gli asset Alitalia mediante un passaggio diretto con l’arrivo nelle casse di tre miliardi di capitale. Ita, secondo il piano industriale, dovrebbe tenersi 45-50 aeromobili e al massimo 5.000 dipendenti entro il mese prossimo. Inoltre a Bruxelles vorrebbero che manutenzione e servizi aeroportuali (handling) siano venduti separatamente, fatto che ai nostri sindacati non piace e che, in pratica, favorirebbe le compagnie estere. Ciò che però a Roma tutti sembrano ignorare è quello che sta accadendo nel mondo al trasporto aereo e anche a vettori che non hanno mai avuto problemi economici, a causa dell’onda lunga della pandemia. Emirates Airways sta tenendo a terra 38 Airbus A380 e ha cancellato tutti i 150 ordini dei Boeing 777X, invitando tutti i dipendenti con oltre 56 anni di età a lasciare la compagnia aiutandoli ad andare in pensione.
Ethiad Airways ha cancellato 18 ordini di Airbus 350, fermato dieci A380 e altrettanti B-787, licenziando 720 persone dalla sera alla mattina. Neppure Lufthansa passerà indenne dalla crisi pendemica, annunciando di fermare 72 aeroplani della sia flotta, ovvero più di quelli che Alitalia vorrebbe tenere. Peggio ancora vanno Thai Airways, South African Airways, Eurowings e Virgin Australia, in bancarotta, mentre un pilastro europeo del trasporto come Finnair restituirà alle finanziarie 12 aeromobili e licenzierà 2.400 persone, mentre Scandinavian (Sas) dismetterà 14 aeroplani e licenzierà 520 piloti. La compagnia vorrebbe liquidare completamente Norwegian Airlines, restituendo i Boeing 787 alle società di leasing e unire le forze per risorgere in un unico gruppo. Brussels airlines ha ridotto la flotta della metà e ridimensionerà anche i vettori controllati.

Non va meglio nella zona oceanica, con Fiji Airways, legata a doppio filo con il turismo, che licenzia 700 persone tra le quali decine di piloti; Air Mauritius è in amministrazione controllata. Un altro grande attore del trasporto aereo europeo come Iag (British Airways), ferma 34 aeromobili inglesi e 56 spagnoli di Iberia, manda in pensione tutti i dipendenti sopra i 58 anni e rinuncia anche all’acquisizione di Air Europa, pagando 40 milioni di penale per il ripensamento. Luxair taglia la flotta del 50%, mentre il colosso del lowcost Ryanair ferma 113 aeromobili e sospende 900 piloti. Un altro vettore lowcost, Wizzair, restituisce 32 Airbus 320 e licenzia 1.200 persone tra le quali 200 piloti, riservandosi di allargare i licenziamenti ad altri 450 piloti se nei prossimi mesi non ci sarà una ripresa convincente. Le compagnie Hop e Luxair tagliano il 50% della flotta e degli equipaggi, mentre You ferma 22 aeromobili e licenzia 1.400 persone.

In percentuale, secondo l’associazione dei vettori Iata, a gennaio il calo del traffico sull’anno scorso è del -72%, con una riduzione della domanda del traffico passeggeri dell’85,6%. Pesano ovviamente l’incertezza sulle varianti del virus e i ritardi delle vaccinazioni, ma a Roma, evidentemente, è tutto un altro pianeta.

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