Non capita tutti i giorni che una comica italiana, riesca a conquistare un articolo sul “The Guardian” per i propri personaggi acuti e irriverenti creati sui social.
Giorgia Fumo, un po’ romana, un po’ sarda, un po’ pisana, non solo si è guadagnata l’articolo, ma anche il riconoscimento delle sue doti di artista brillante.
Intelligente, autoironica e con quella dosa di politicamente scorretto che piace, Giorgia Fumo forse non è ancora conosciuta come meriterebbe, ma è sull’ottima strada per diventarlo, facendo il tutto esaurito nelle date del suo ultimo tour “Out Of Office”,iniziato lo scorso 6 novembre toccando due delle sue città del cuore (Pisa e Cagliari), per raggiungere Milano, dove si esibirà in ben tre date dal 5 al 7 dicembre al Teatro Manzoni, spostandosi poi per tutta la penisola: da Bologna a Perugia, da Torino a Firenze, da Genova a Napoli, concludendo con una doppia data romana il prossimo aprile.
In “Out Of Office”, Giorgia ci traghetta con tagliente ironia in una dimensione fatta di sfide aziendali, mail, riunioni, file Excel e risse per l’uso dell’aria condizionata, sfruttando la sua vasta esperienza maturata nei suoi tredici anni d’ufficio.
Giorgia, tredici anni d’ufficio passati a realizzare e analizzare tabelle sono un eccellente bagaglio per la scrittura di questo spettacolo…
“Esatto. Io sono ingegnere e mi sono sempre occupata di analisi di dati e consulenza. Quando ho cominciato, nel 2010, iniziavano a esserci queste valanghe di dati dai social network, dai forum, da Internet e non c’erano ancora dei modelli di riferimento. La sfida nel crearli è stata entusiasmante. Non sono assolutamente una fuggitiva dal mondo del lavoro, alla “Flashdance” diciamo. A me il lavoro piaceva, l’ingegneria piaceva, analizzare i dati mi piaceva. Ho però sempre sentito questa spinta al voler salire sul palcoscenico, al voler fare la comica.”
E quando la spinta a salire sul palco è diventata reale?
“Ho fatto l’università a Pisa, e lì ho cominciato a esibirmi nei locali. Ho sempre voluto fare teatro ma non c’era mai stata l’occasione. Mi sono iscritta a un corso di improvvisazione teatrale e mi esibivo tutte le domeniche. Facevamo spettacoli, match di improvvisazione, mi sono specializzata anche con insegnanti stranieri. E quell’improvvisazione l’ho anche insegnata. Mi sono poi approcciata agli stand up comedy, mi sono detta: “cioè, io posso stare qui sul palco per cinque minuti e dire quello che mi pare?” E me ne sono immediatamente innamorata! Era il 2019. Qualche anno più tardi, nel 2023 ho deciso di fare il grande salto, e nonostante avessi un bel lavoro, con colleghi stupendi, ho scelto di darmi una chance in quello che in realtà sapevo voler fare davvero.”
Riesci sempre a partorire nuove idee e trovare spunti originali
“Questa in realtà è abitudine che proviene dall’improvvisazione teatrale. Non avendo copione, ti devi allenare a osservare e a captare qualsiasi cosa; e soprattutto ho l’abitudine di scrivere tutti i giorni, perché io creo TUTTI i giorni. Questa disciplina probabilmente l’ho imparata dalla danza classica, dove gli esercizi alla sbarra bisognava farli tutti i giorni. Penso addirittura di essere riuscita a laurearmi in ingegneria grazie alla maestra di danza che mi ha insegnato il metodo. Perché le cose belle richiedono disciplina, l’arte richiede disciplina. Non puoi pensare di fare un lavoro artistico, basandoti su un’idea che ti viene ogni tanto. Il muscolo della creatività va allenato quotidianamente.”
Senza nulla togliere alla tua professionalità, che anche grazie alla scuola russa di danza sarà stata impeccabile, dev’essere stato uno spasso lavorare con te!
“Ho sempre ironizzato sul tema del lavoro, anche se in pezzi piccoli, perché è un tema che mi appassiona e perché ho sempre sentito la mancanza di contenuti di questo tipo. Abbiamo avuto “Camera Cafè”, in cui però il lavoro era fondamentalmente un pretesto per parlare di qualcos’altro. Noi non abbiamo avuto “The Office” e non potremo averlo. Era come se quando si parlava di lavoro, ci fosse sempre una superficialità, come se nessuno sapesse realmente come si sta lì dentro, e a un certo punto mi sono resa conto che ero l’unica che faceva certe battute, anche in ufficio! Battute che non sempre venivano prese bene… per fortuna avevo un buon rapporto con quelli delle risorse umane!”
Spesso dai inizio a trend comici che vengono copiati, come la serie dei “bambini che parlano come se fossero adulti” o le turiste americane nel periodo dell’overtourism, che ti ha fatto meritare un articolo sul “The Guardian”
“Emily explains Europe ebbe un grande riscontro: finì sia sul Guardian, che successivamente sul Corriere. Mi rende molto fiera il fatto di dar vita a questi trend, perché venendo dall’analisi dei social riesco a intuire dove sono i segnali deboli e quindi capire quali umori possono essere ritratti nella comicità.”
Stasera sarai a Milano, patria dell’”Office”
“Sono davvero contenta di esibirmi nella città meneghina per più giorni, e nonostante il ponte, sono quasi sold-out in tutte e tre le date. Qui posso dare libero sfogo a quelle battute che funzionerebbero solo a Milano, me la vivo come una festa.”
E visto che siamo in tema natalizio, le lasceremo scoprire, come chiedeva lei durante uno suo stand up comedy, se esistono ancora i lavori rappresentati dalle statuette del presepe o se sono stati sacrificati in nome di sempre troppo impegnati e decisamente meno concreti Marketing Media manager e Cybersecurity Controller.
