Viaggio nelle strutture che offrono esperienze di «silent living». Luoghi dove staccare la spina (e spegnere il cellulare) per riconnettersi con sé stessi e con la natura.itti e buoni, ma soprattutto zitti.
Nella società degli urlatori, l’invito al silenzio – più che un monito di buona educazione – diventa un’esigenza di salute. «Ci siamo assuefatti a vivere immersi nel rumore h24 e non ci rendiamo conto di come l’inquinamento acustico interferisca con le nostre attività quotidiane al lavoro, a scuola, a casa e nel tempo libero» osserva Alessandro Miani, presidente della Società italiana di medicina ambientale (Sima) e professore di Prevenzione ambientale all’Università Statale di Milano. In effetti «sono ormai numerosi gli studi scientifici che certificano che emissioni sonore di una certa intensità possono compromettere l’udito, favorire la comparsa di stanchezza cronica, ridurre le performance cognitive e, soprattutto nei bambini, provocare iperattività e deficit d’attenzione».
Più nel dettaglio, l’Organizzazione mondiale della sanità precisa che, per non avere effetti collaterali sull’organismo, i suoni diurni non dovrebbero superare i 65 decibel (si scende a 30 di notte), e diventano potenzialmente dannosi se vanno oltre i 75. Non solo: l’Eea, l’Agenzia europea dell’ambiente, avverte che ogni anno nel Vecchio continente l’esposizione eccessiva al rumore ambientale sarebbe all’origine di 48 mila nuovi casi di cardiopatie ischemiche e di circa 6,5 milioni di nuovi casi d’insonnia.
Il rimedio è uno solo: liberare le orecchie dalle tossine del baccano continuo abbassando il volume e concedendosi «pause noiseless» nei luoghi dove gli unici rumori percepibili sono quelli, suggestivi, della natura: il vento, la pioggia, le onde, i richiami del gufo, del cervo e del lupo, meglio se lontano. Allora, non resta che prenotare un weekend o qualche giorno in più in un albergo, agriturismo, casa vacanze o convento in cui il plus del silenzio sia sottolineato come un extra deluxe. E dove, grazie all’assenza di bruschi risvegli muscolari a ritmo di hip hop e di set serali e al divieto d’utilizzo di smartphone, tablet e portatili, ci si ritrovi finalmente sollevati dai «ping» delle notifiche compulsive e dal chiacchiericcio delle call: location solitarie, remote e – spesso – «for adults only», come già in tempi non sospetti recitava il claim del Lindos Blu di Lindos, a Rodi: un «boutique hotel» non a caso richiestissimo dalle coppie d’ogni età in cerca di romanticismo e di quiete.
Sempre per restare sulle isole, ma con qualche felpa in più, si potrebbe anche optare per un faro nell’Atlantico. A Bressay, per esempio, nell’arcipelago scozzese delle Shetland, si può scegliere un soggiorno in due cottage da sei posti l’uno per i quali c’è la lista d’attesa: oppure in Sardegna al Poecylia Resort, dimora rigorosamente senza tecnologia nata negli anni Ottanta da un’intuizione dell’artista Piero Giaculli e di Simona Iurza, nella zona più selvaggia dell’Isola di San Pietro.
In Portogallo la filosofia del «silent living» ha dato addirittura nome a un’agenzia che affitta magioni di design isolate e iper silenziose: essenziali capanne di legno vista fiume a Comporta ed ex edifici rurali nascosti fra gli ulivi della campagna dell’Alentejo, simili a santuari di un neo monachesimo acustico altamente rigenerante. Se invece si cerca il monastero doc, la scelta si amplia: si va dal cinquecentesco Couvent de San Francescu a Oletta, in Corsica, dove l’artista e creatrice di profumi Candida Romero apre agli ospiti le celle un tempo occupate della monache, all’Eremito di Parrano, un eremo laico immerso nel verde dell’Umbria senza telefono né connessione wi-fi, dove l’unico impegno è quello di riconnettersi con la propria dimensione più intima e autentica. Chi predilige lo yoga, le pratiche di meditazione e la spiritualità di stampo orientale prenoterà invece un soggiorno al Mandali Retreat Center di Quarna Sopra, sul lago d’Orta, che offre ritiri ispirati alla massima dello psicologo statunitense Ram Dass: «Quanto più diventi silenzioso, tanto meglio potrai ascoltare te stesso».
«Un minuto di silenzio può essere magico. Sospendere tutte le attività, rimanere lì senza fare niente per alcuni secondi sembra fermare il fluire del tempo: si apre uno spazio diverso, i contorni del mondo sono più netti e scopriamo pensieri e verità capaci di migliorare la nostra vita» assicura Kankyo Tannier, monaca buddista zen autrice de La cura del silenzio (Pickwick), indispensabile vademecum per chi approccia la quiete-terapia. Fra le mete che favoriscono il recupero della dimensione ovattata, non si può non citare la montagna, da sempre sinonimo di tranquillità. Al Garbenhof Hotel in Alta Val Venosta, per esempio, da poco rinnovato all’insegna del silent luxury, la nuova area benessere «Mii: Amo» ristrutturata con argilla, legni di larice, abete rosso e rovere, garantisce un perfetto isolamento acustico, mentre all’Hotel Weihrerhof di Soprabolzano (riapre il 13 maggio), fra le cime dolomitiche che già di loro comportano una bassa copertura della rete, da tempo è caldeggiato il digital detox. Provare per credere.