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Teoria e pratica della spintarella

Teoria e pratica della spintarella

Arresti, rinvii a giudizio e inchieste che coinvolgono sindaci e alti funzionari. Il denominatore comune è lo scambio di favori dalla loro posizione pubblica con privati. Per far assumere fedelissimi, raccomandati o parenti e, perché no, pregiudicati.


Nel Paese delle assunzioni pilotate, sindaci e amministratori pubblici, stando alle moltissime inchieste aperte in svariate Procure italiane, si sarebbero lasciati tentare da scaltri imprenditori. Il leitmotiv è comune a tutte le indagini giudiziarie: nelle ipotesi dei magistrati gli amministratori avrebbero indicato i nomi dei loro raccomandati alle aziende partecipate o, in altri casi, avrebbero messo a disposizione degli imprenditori le loro funzioni in cambio di persone da assumere.

Come a Roma, dove nelle settimane scorse sono stati arrestati due esponenti del Pd per aver raccomandato a una clinica Rsa personale da assumere in cambio di un permesso edilizio. Il V Municipio della capitale, così, è finito al centro di una inchiesta per «corruzione».

L’ex capogruppo del Pd nel V Municipio, Alfredo Fabbroni, e il componente della Direzione romana del partito di Nicola Zingaretti, Antonio Fabbroni, stando alle accuse avrebbero «intermediato» per il proprio tornaconto con due funzionari del V Municipio, uno dei quali lavora come agente della polizia municipale.

In cambio delle autorizzazioni lampo per allargare la clinica e ottenere i permessi per far crescere il numero di posti letto, l’imprenditore Fabio Gera (anche lui finito ai domiciliari) avrebbe garantito a nome della clinica Mendicini di via degli Olmi, in zona Alessandrino, periferia di Roma, l’assunzione di personale. Attraverso le loro relazioni nel Pd, poi, i due politici avevano promesso all’agente della polizia locale un incarico al ministero dell’Interno. La classica «spintarella».

Che ormai, a leggere il report di fine 2019 dell’Istat su «Senso civico, atteggiamenti e comportamenti dei cittadini nella vita quotidiana», sembra essere entrata a pieno titolo nella vita degli italiani. Rilevante la quota di cittadini over 14 che ritengono giusto in alcuni casi farsi raccomandare: 28,3%.

La giustificazione più diffusa è la mancanza di alternative per ottenere un posto di lavoro (19,6%), mentre l’8,7% lo ritiene un comportamento ammissibile se lo si merita. La raccomandazione è valutata con più indulgenza tra 18 e 34 anni, quando in genere ci si affaccia nel mondo del lavoro: il 63% approva la pratica clientelare; più intransigenti i giovanissimi (68%) e gli anziani (74%).

Inutile sottolineare che, stando ai dati dell’Istituto di statistica, il fenomeno riguarda l’Italia intera, e la pratica viene «leggermente più accettata al Nord che al Sud e nelle Isole». Anche se, scorrendo le cronache, sembra proprio che al Centro-Sud il fenomeno sia più diffuso. O, almeno, il numero di inchieste aperte fotografa il fenomeno in un modo diverso.

Ne sanno qualcosa il sindaco dem di Trapani Giacomo Tranchida (già amministratore di Erice) e l’ex sindaco di Favignana Giuseppe Pagoto (Pd anche lui), indagati in un’inchiesta sulla stabilizzazione di lavoratori precari. Due dipendenti, inseriti nel bacino del personale di uno dei due comuni, sono poi transitati all’altro con uno stratagemma.

Secondo la procura, i due sindaci avrebbero redatto «atti prodromici e sempre preordinatamente e strumentalmente diretti a favorire» i lavoratori. Pagoto è accusato anche di aver «predisposto il relativo bando ad hoc» per stabilizzare altri sei precari. Per loro alcune settimane fa è stato chiesto il rinvio a giudizio.

Due posti a tempo indeterminato per educatore di asili nido e dieci unità da istruttore amministrativo sono costati gli arresti domiciliari al sindaco di Eboli (Salerno) Massimo Cariello (Pd), rieletto due mesi fa con l’80% (si è dimesso il 9 novembre scorso sotto i colpi dell’inchiesta). Prove selettive decise a tavolino, secondo la procura, con il sindaco che avrebbe avuto «un ruolo primario nel concordare la graduatoria definitiva».

E se sui social i suoi supporter l’hanno già assolto, il giudice che lo ha privato della libertà è stato molto duro con il sindaco votato a maggioranza bulgara: «Cariello era un politico completamente immerso in una logica privatistica di gestione del potere, tutta votata alla salvaguardia dei propri interessi e di quelli delle persone a lui vicine. Il rispetto delle regole, l’attuazione dei principi minimi di imparzialità, la tutela dei canoni basilari della parità di trattamento dei cittadini erano concetti ignoti all’indagato».

Uno «scambio di piaceri», invece, è avvenuto a Trentola Ducenta (Caserta), dove in una inchiesta ribattezzata «la nuova Tangentopoli», il sindaco Andrea Sagliocco (eletto con una civica di centrosinistra) è accusato di corruzione insieme ad altre 18 persone anche per aver pilotato assunzioni in imprese che «per evitare il blocco delle concessioni edilizie» avrebbero «ceduto alle richieste». È stato rinviato a giudizio la scorsa settimana.

La fame di lavoro non riguarda però solo posti fissi. A Casteldaccia (Palermo) sono finiti sotto inchiesta il sindaco Giovanni Di Giacinto (sostenitore di Rosario Crocetta, poi transitato nel centrosinistra), il suo vice Giuseppe Montesanto e l’assessore all’Istruzione Maria Tomasello, per aver siglato un accordo di partenariato tra il Comune e una cooperativa, dietro la promessa, sostiene l’accusa, di vedere selezionate per l’impiego all’interno della cooperativa come volontari del servizio civile nazionale alcune persone indicate dai tre amministratori.

A Marigliano (Napoli), lo scambio di favori, a leggere le accuse della procura, avrebbe coinvolto direttamente dei pregiudicati. E così, a luglio, il sindaco uscente (che voleva ricandidarsi alla guida di una coalizione di centrosinistra) Antonio Carpino, tirato in ballo da tre collaboratori di giustizia, si è trovato i carabinieri in casa con accuse pesantissime: «Scambio elettorale politico mafioso» e «corruzione elettorale aggravata dal metodo mafioso». Avrebbe promesso ad alcuni pregiudicati, in cambio della preferenza elettorale, che avrebbe costituito una cooperativa di ex detenuti in cui assumere le persone che gli avrebbero indicato.

Spintarella, stavolta in famiglia, a Pizzo Calabro (Vibo Valentia), dove il sindaco di centrosinistra Gianluca Callipo, che mostrava interesse per Italia viva di Matteo Renzi, «quale vertice dell’amministrazione comunale che impartiva le direttive anche sulla politica di gestione del territorio», è accusato di aver condizionato l’operato dei dirigenti del Comune per favorire un’impresa e danneggiarne un’altra nell’assegnazione di un’area demaniale. In cambio? L’assunzione della cognata.

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