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Quando l’arte incontra i valori civili

Quando l’arte incontra i valori civili

Ieri, scultori e pittori celebravano il potere dominante. Oggi alcune opere che, su commissione pubblica, raccontano idee e protagonisti di una comunità sono al centro di un’esposizione dal taglio originale sul nostro tempo. Dal 1° ottobre, a Urbino.

Arte e potere. In dialogo con Federico da Montefeltro è una mostra d’arte contemporanea che ritrova committenze dirette da parte di istituzioni, fondazioni, privati, secondo regole che sembrano dimenticate, ma pregevoli e rare. Qualcuno ha pensato, impropriamente, che l’unico modo per celebrare Federico da Montefeltro a Urbino fosse muovere oggetti antichi (nel caso sarebbe essenziale e inevitabile provare a chiedere agli Uffizi il dittico che lì è conservato).

D’altra parte questo è già stato fatto efficacemente con la mostra al museo diocesano Albani, Sapientia pietas et otium al tempo di Federico di Montefeltro, a cura di Davide Tonti, e con una bella ricostruzione multimediale, Secunda per Federicum – omaggio al Duca, in Palazzo Ducale. Fino al prossimo governo è impensabile riportare la Pala di Piero Della Francesca da Brera al mausoleo dei Duchi in San Bernardino, mentre della gloria e del merito di Federico parla, dominante nella città, il Palazzo Ducale, ricco anche di opere rinascimentali.

È per questo che, così come si celebra ovunque l’arte contemporanea nelle grandi città del mondo, sarebbe sembrato provinciale ritenere Urbino un mausoleo o un memoriale di una grandezza perduta, non intendendone la condizione e il ruolo di capitale ideale (e reale) anche nel nostro tempo. Urbino, a proposito, è una città viva piena di giovani, vero capoluogo delle Marche. Per questo, nei tempi difficili che abbiamo passato e nell’imminenza del seicentesimo anniversario della nascita di Federico, ho immaginato, in dialogo con il sindaco Maurizio Gambini e gli assessori, di attribuire a Urbino, come ai tempi di Carlo Bo, scrittore e già a lungo rettore dell’università cittadina, una centralità assoluta nel dibattito sulla cultura e anche nella rinascita di una nuova politica, nello spirito de Il Cortegiano di Baldassarre Castiglione.

Se piccoli centri come Cernobbio e Davos, di gran lunga meno importanti di Urbino, sono diventati sedi di Forum incentrati sull’economia, ho pensato che Urbino poteva, e potrà essere, la Davos della cultura. Ovvero il luogo dove si dibatta il rapporto fra Arte e potere. Un’idea suggestiva, e non impossibile, perché se l’Italia e Urbino hanno un primato nel mondo è proprio per la connessione fra potere e monumenti, com’è sempre stato, dalla Magna Grecia fino a De Chirico e alle architetture razionaliste dell’E42, ultimo momento di una rappresentazione del potere, e ai rari episodi del Dopoguerra, come gli interventi di Carlo De Carlo voluti a Urbino da Carlo Bo, e alla ricostruzione di Gibellina dopo il terremoto, voluta da Ludovico Corrao, che commissionò ad Alberto Burri il Grande cretto, la piu grande testimonianza di Land art al mondo. Episodi rari, ma in cui Urbino è ancora protagonista. È proprio per questo che ho voluto proporre, nello spirito di attualità dell’esempio di Federico da Montefeltro, la mostra su Arte e potere, evitando il facile riferimento ai monumenti nelle piazze stabiliti grazie ad appartenenze politiche o all’alibi di soggetti di esaltazione di valori civili, in chiave prevalentemente retorica, dopo la stagione della celebrazione degli eroi risorgimentali. Una selezione di artisti liberi, di eccezionale qualità, che abbiano operato in regime di commissioni pubbliche, senza nascondersi dietro la copertura e l’impegno sociale, ma in nome dei valori assoluti della invenzione, della creatività e della bellezza. Ecco allora, tra i più notevoli, Ivan Theimer, che ha lavorato su commissione di François Mitterand e Jacques Chirac, all’Eliseo di Parigi, e a Campo di Marte, sempre a Parigi, per il monumento dei diritti dell’uomo e del cittadino, in occasione del bicentenario della rivoluzione francese.

Ad Amburgo ha eretto un monumento al poeta Heinrich Heine; a Bordeaux ha posto l’obelisco della place de la Victoire; a Foligno il monumento all’architetto Giuseppe Piermarini; a Massa Marittima, l’altare della Cattedrale di San Cerbone. Importanti commissioni pubbliche, sempre più rare nel nostro tempo. Grande è stato l’impegno di Giuseppe Bergomi per il monumento a Cristina di Belgiojoso, eroina milanese del Risorgimento, prima statua di Milano dedicata a una donna per commissione del Comune e della Regione e volontà del sindaco Giuseppe Sala. Finora, nessuna delle 121 statue cittadine era dedicata a una personalità femminile, eccetto i soggetti di iconografia religiosa o allegorici.

Importante anche la realizzazione di Giuseppe Ducrot, cui il governo italiano ha affidato l’altare e il pulpito della Cattedrale di Noto, dopo la ricostruzione. Impresa memorabile, grande esempio di committenza di Stato. Nel 1995 esegue il busto di Marco Aurelio per la facciata del Museo Borghese Nel 1996 esegue l’Erma di Ninfa (Fontana delle Mammelle a Piazza Capo di Ferro a Roma), e nel 1998 un vaso bacchico e due cornucopie per lo scalone d’entrata di villa Borghese. Del 1999 è il busto-reliquiario in bronzo di San Filippo Neri per la Basilica di San Giovanni Battista dei Fiorentini (Roma), e del 2000 sono l’altare, l’ambone, il trono e la statua di San Benedetto per la Cattedrale di Norcia. Nel 2003 gli viene commissionato il monumento a San Benedetto per la città di Cassino, una scultura alta quasi 4 metri.

Nel 2009 la Congregazione dei Padri Rogazionisti gli chiedono la statua di Sant’Annibale Maria di Francia, da collocare in una nicchia esterna della Basilica di San Pietro. Si tratta di un’enorme opera, di circa 19 tonnellate, alta oltre cinque metri, scolpita da un unico blocco di marmo bianco Carrara di ben 60 tonnellate, che è stata inaugurata da papa Benedetto XVI nel luglio 2010. Seguono i più grandi scultori ceramisti italiani Bertozzi e Casoni, ovunque celebrati nel mondo, e a cui io stesso, ambasciatore della Lombardia all’Expo di Milano, affidai la meravigliosa traduzione in ceramica delle quattro stagioni di Arcimboldo, un prodigio di tecnica e di invenzione. Infine, il virtuoso Livio Scarpella che, per la città di Genova, ha realizzato, su commissione della Fondazione Pallavicino, la statua in bronzo dorato di Nicolò Paganini, posta all’entrata del teatro Carlo Felice. Si tratta di alcuni ancora rari e notevolissimi esempi di commissioni pubbliche che contemplano insieme l’esigenza celebrativa e la libertà creativa degli artisti. In questo spirito, di fertili e fruttuosi rapporti fra arte e potere, in una grande città rinascimentale che riafferma la propria presenza nella contemporaneità, si ripete l’esempio, nel modo più originale e stimolante, senza retorica commemorativa, di Federico da Montefeltro. E le luci di Marco Lodola chiudono la festa del Duca, nelle notti senza tempo.


Quando l’arte incontra i valori civili
Livio Scarpella, bozzetto esecutivo di Paganini per il monumento presso il teatro Carlo Felice a Genova.
Quando l’arte incontra i valori civili
Giuseppe Ducrot, San Matteo.
Quando l’arte incontra i valori civili
Livio Scarpella, San Bartolomeo (2011).
Quando l’arte incontra i valori civili
Un obelisco di Ivan Theimer.
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