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E a Bologna scende in campo Sgarbiman

E a Bologna scende in campo Sgarbiman

La strategia comunicativa del critico d’arte candidato al Senato nella città «rossa»: tavole a fumetti in cui indossa il costume di un supereroe che si batte contro il suo avversario, ovvero Pier Ferdinando Casini.

A Bologna, come in una gabbia, prigioniero, mentre la campagna elettorale si svolge altrove. Nessun candidato combatte in un collegio blindato per il nemico. E, naturalmente, dove la battaglia è difficile, se non impossibile, inviano un guerriero che provi a capovolgere i risultati. Bologna è nota come roccaforte «rossa» e, per una beffa, ai comunisti bolognesi viene imposto di votare un democristiano, Pier Ferdinando Casini, voluto da Berlusconi e Fini presidente della Camera dei deputati. Ora, per essere eletto a casa sua, si candida con il Pd. E tocca a me essere candidato contro di lui dal partito che lui stesso ha fondato, l’Udc. Casini è sereno. Il problema è dei bolognesi: ma sono abituati ai casini di Letta. È stato in parlamento, tra Camera e Senato, per quarant’anni, ma non si conosce di lui un solo pensiero, avendo svolto in aula la funzione dell’orologio o della macchina per stenografare, immobile come una statua, e certamente indisponibile a rappresentare il partito che intende eleggerlo e a cui non appartiene. Se sarà eletto all’opposizione non farà opposizione.

E a Bologna scende in campo Sgarbiman
(disegni di Giuseppe Candita)
E a Bologna scende in campo Sgarbiman
(disegni di Giuseppe Candita)
E a Bologna scende in campo Sgarbiman
(disegni di Giuseppe Candita)
E a Bologna scende in campo Sgarbiman
(disegni di Giuseppe Candita)
E a Bologna scende in campo Sgarbiman
(disegni di Giuseppe Candita)
E a Bologna scende in campo Sgarbiman
(disegni di Giuseppe Candita)
E a Bologna scende in campo Sgarbiman
(disegni di Giuseppe Candita)

Essendo stato un po’ (di più) a destra e un po’ a sinistra ha pensato di essere eletto presidente della Repubblica. Gli è andata male. E oggi pensa di tornare al Senato per fare l’uccello impagliato o il busto di marmo. Gli elettori lo asseconderanno, per mandarlo in parlamento a rappresentare soltanto se stesso e nessun altro? Non avranno la vaga sensazione di essere presi per il sedere? Dovranno assumersi loro il mantenimento di Casini? È per questo che ho chiesto al presidente della Repubblica, che si è sacrificato accettando il secondo mandato, di nominare Casini senatore a vita, liberando gli elettori che non possono votare il presidente ma che devono votare Casini. Così. Allora ho pensato di dare una rappresentazione chiara e divertente della mia posizione. Ho preparato slogan: «A Bologna non fare Casini; al Senato vota Sgarbi». E ho pensato anche a un fumetto. Ho incaricato la mia assistente, Roberta Tancredi, di cercarne uno tra gli amici che hanno organizzato il Festival Etna Comics a Catania. E lei ha trovato il migliore. Giuseppe Candita, che oggi lavora da Sergio Bonelli editore alle nuove serie di Tex.

Gli ho detto la mia idea, gli ho descritto il contesto e lui ha fatto tutto da solo. Mia sorella ha consultato la massima autorità sui fumetti, il direttore di Linus, Igort. Che si è pronunciato così: «L’ho visto adesso, Candita. Un disegnatore molto classico. Molto bravo, ma molto tradizionale». Attualmente, è al lavoro sulla leggenda di Tex e di Sgarbi.

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