La Scuola Agraria del Parco di Monza prepara talmente bene i suoi studenti che questi giovani trovano subito lavoro. Un esempio da copiare.
Quante volte sentiamo dire, e abbiamo sentito dire, che le imprese cercano lavoratori specializzati in certi settori e non li trovano perché le scuole professionali spesso preparano per professioni, o delle quali non c’è bisogno sul mercato, o per le quali la formazione ottenuta da questi giovani è ormai obsoleta e quindi richiede ai giovani stessi, una volta che hanno la ventura di entrare in un’azienda, un lungo periodo di apprendistato. In altre parole: devono apprendere in azienda ciò per cui sono stati assunti e che avrebbero dovuto imparare seguendo i corsi professionali. Solo per fare alcuni esempi, si cercano tecnici di cantiere e si trovano pronti tecnici del calzaturiero, si cercano tecnici per la sicurezza dei posti di lavoro e magari si trovano addetti all’elettromeccanica e via equivocando.
In più, ad aggravare la situazione, si aggiunge la componente territoriale. Magari ragazzi che abitano in Toscana si formano per lavori che sono richiesti in Campania e ragazzi che si formano in Umbria assumomo una professionalità per lavori che si ricercano in Veneto. In termini sofisticati si definisce «mismatching», cioè il mancato incrocio tra la domanda di professionalità delle imprese e l’offerta di professionalità dei giovani che escono dalle scuole di formazione. Non è sempre stato così e certamente l’alternanza scuola-lavoro ha contribuito a ridurre questa distanza. Ma ancora siamo lontani da una strutturazione della formazione professionale che nel nostro Paese sia coerente e aggiornata con le richieste del lavoro in arrivo dalle aziende. Tutto questo genera una cruciale mancanza di manodopera specializzata, con conseguenze negative nei vari mercati e disoccupazione giovanile con ciò che essa comporta da un punto di vista sociale, economico, di formazione di nuove famiglie e, alla fine, di nascite di nuovi italiani. I quali vanno diminuendo mentre aumenta, in rapporto, il numero degli anziani e dei pensionati.
Eppure in Italia ci sono esempi che funzionano in modo sorprendente, al di là di ogni aspettativa, e che sono spesso ignorati da chi va a cercare all’estero le cosiddette «best practice», ovvero esempi di realtà che funzionano, esempi attuati ed efficienti, dimenticando le varie realtà che in Italia ci sono già – e da tanto tempo – e che potrebbero essere un modello semplicemente da copiare, così com’è, senza modifiche e senza cervellotiche invenzioni e programmi studiati a tavolino, lontani dalle concrete necessità.
A Monza – non in Francia o in Germania o negli Stati Uniti – esiste la Scuola Agraria del Parco di Monza. Ogni anno escono da qui 2.500 giardinieri e altri specializzati in materie affini come i fioristi, i tree climber che controllano la salute dei grandi alberi, gli specializzati in agricoltura, in orto-terapia (orti e giardini del benessere), in progettazione del verde. Ebbene, tutti quelli che hanno studiato in questa scuola, uomini e donne, trovano in tempi brevissimi un lavoro. Lo trovano proprio perché non hanno l’handicap delle due carenze che, in molte parti d’Italia, caratterizzano invece gli istituti professionali. Questi ragazzi e ragazze non hanno bisogno di fare tirocini o apprendistati, perché una volta formati sono immediatamente pronti al lavoro; non studiano per un mondo che non c’è, ma per prestare immediatamente la loro manodopera utile e competente alle imprese che la richiedono. Ma, c’è un’altra caratteristica in questo esempio virtuoso: si è creato tra la scuola e il mercato del lavoro un legame talmente stretto che l’istituto di formazione si aggiorna in tempo reale sulla domanda di lavoro, non è rimasto ancorata a quello che già sapeva fare bensì si è specializzato, si è ristrutturato, si è resa disponibile e pronto alle nuove esigenze del mondo produttivo.
Non è l’unico caso in Italia. Nella vicina Milano, l’Accademia delle Arti e dei Mestieri ha seguito un percorso simile e infatti anche chi esce da lì è pronto a lavorare subito e subito è assunto da qualcuno. Quest’anno la scuola compie 120 anni, fu infatti fondata nel 1902 – come si legge nel suo sito – «dal pensiero lungimirante di una donna, Aurelia Josz. Un’insegnante milanese che, a pochi decenni dalla Prima guerra mondiale, ha individuato, tra gli obiettivi della formazione professionale agricola, il riscatto della figura femminile per un migliore inserimento della donna nella società. Una storia meravigliosa che spero sia onorata nel modo dovuto e che soprattutto sia seguita come «best practice» nostrana. Noi la onoriamo, nel nostro piccolo, con queste poche righe. Speriamo che altri facciano lo stesso, più che con le parole, seguendone l’esempio. Uno stimolo indubbio anche per i percettori del reddito di cittadinanza…