Nel suo nuovo libro dedicato alle architetture della Capitale, il critico di Panorama traccia percorsi di scoperta tra edifici celebrati e meno conosciuti. E quelli sacri del periodo che da Bramante arriva a Borromini e Bernini sono tra i più ricchi e affascinanti.
A Roma ogni chiesa è un museo, ma ogni insieme di chiese è un’epoca, e consente di identificare i periodi storici che abbiamo classificato come Medioevo, Rinascimento, Barocco, Neoclassico. Per intenderli compiutamente una città non basta, e occorre cercare monumenti essenziali in più regioni e in più città, Modena, Venezia, Bologna, Parma, Firenze. Ma per una stagione almeno Roma è pienamente sufficiente ed esprime il punto più alto di uno stile: l’età barocca. Le passeggiate romane ce ne danno la più compiuta esperienza, in un percorso irripetibile.
E pensando al Barocco occorre immaginare un viaggio nelle architetture di Bernini e di Borromini. Quest’ultime, prima ancora delle sculture di Bernini, che meriteranno un viaggio a parte, sono alcuni dei monumenti di maggiore fantasia che l’uomo abbia concepito nello spazio praticabile dell’architettura. Mi riferisco a Sant’Ivo alla Sapienza, dove una cupola, che si muove in una spirale straordinaria, crea una dimensione mai vista prima, onirica o orientale. Mi riferisco alla chiesa di San Carlino alle Quattro Fontane, altro grande capolavoro dell’architetto, apparentemente semplice ma con un interno ovale di formidabile armonia. Mi riferisco alla chiesa di Sant’Andrea delle Fratte, un piccolo edificio, interamente dominato da un nuovo spazio concepito dalla mente di Borromini, uno spazio che diventa monumentale pur in una misura ristretta. Tutta l’invenzione borrominiana è una creazione di motivi sinuosi, convessi e concavi, che dialogano nello spazio superando l’idea della linea retta che è tipica del Rinascimento.
Allo stesso modo occorre vedere i capolavori di Bernini, in particolare Sant’Andrea al Quirinale, che fiancheggia il palazzo omonimo. È indimenticabile, nella forma ovale della facciata con un protiro semicircolare, il motivo straordinario della scalinata curvilinea, che è l’idea e il senso stesso del motivo circolare, e che rinnova l’architettura barocca rispetto ai moduli rettilinei dell’architettura rinascimentale. Un altro esempio di architettura barocca si ha in Pietro da Cortona, grande autore che aggiunge il suo protiro circolare alla facciata della chiesa, movimentando l’architettura statica e monumentale di Santa Maria della Pace. Egli dona così movimento e dinamismo alla struttura architettonica rinascimentale, di cui l’esempio più straordinario è il cortile di Bramante che fiancheggia la chiesa. Santa Maria della Pace è insieme architettura rinascimentale e barocca, dove si riscopre il Rinascimento grazie al Barocco.
Il percorso dell’architettura del Barocco ci fa incrociare il meraviglioso monumento di Bramante, che dà il senso del primo Rinascimento, in perfetto parallelo cronologico con l’opera di Raffaello, che in quegli stessi anni realizza i suoi primi capolavori e qualche anno più tardi entrerà nelle Stanze Vaticane. L’essere arrivati a ritroso, passando attraverso Pietro da Cortona, a Bramante, ci impone un altro itinerario, quello che partendo da Santa Maria della Pace ci porta a San Pietro in Montorio. Il salto di qualità nell’architettura romana del Rinascimento avviene con l’arrivo a Roma del marchigiano Bramante (1499), reduce da Milano, dove si era affermato. Inserito nella clientela pontificia da papa Borgia (Alessandro VI), Bramante si guadagna la fiducia di Giulio II della Rovere nel rilanciare la renovatio intrapresa dallo zio Sisto IV, venendo preferito al più antiquato Giuliano da Sangallo.
Così, Bramante diventa progettista dei più ambiziosi cantieri del tempo: il risanamento del malfamato quartiere ora solcato da via Giulia, su cui imposta il nuovo tribunale; il sontuoso cortile del Belvedere in Vaticano, dietro il casino merlato di Innocenzo VIII, organizzato su terrazzamenti in successione come nei recuperati modelli romani; soprattutto, la nuova Basilica di San Pietro, a contenere la vecchia chiesa paleocristiana prima del suo graduale abbattimento. I termini del nuovo corso architettonico sono già chiari nel primo capolavoro romano di Bramante, il chiostro della chiesa di Santa Maria della Pace, oggi usato, non sempre appropriatamente, come sede espositiva. Lo studio diretto dei resti antichi induce Bramante a rinunciare alla ricchezza decorativa e agli effetti illusionistici del periodo lombardo, ancora presenti nel coro di Santa Maria del Popolo, per attenersi a un’asciutta solennità – gli archi inferiori inquadrati da paraste su plinti, in ordine ionico, e il portico superiore su architravi, in ordine corinzio, con le colonnine a limitare una profondità altrimenti eccessiva – che risponde a un’idea suprema di regolarità e necessità.
Ma è in San Pietro in Montorio che Bramante realizza un suo teorema di architettura geometrica pura, il corrispondente dell’architettura disegnata nelle Stanze Vaticane, in particolare nella Scuola di Atene di Raffaello, dove si vede una potente struttura architettonica dentro la quale si pongono i grandi filosofi come Platone e Aristotele e poi i grandi letterati, scrittori e artisti del Cinquecento, da Michelangelo a Sodoma. La struttura architettonica dipinta trova il suo compimento nel Tempietto di San Pietro in Montorio. Si tratta quasi di una scultura, di un oggetto: un protiro che gira intorno all’edificio e una cupola a sua volta semicircolare simile a un disco volante, che fa di quel tempietto la realizzazione, anche non in grandi dimensioni ma in uno spazio reale, di ciò che in pittura vediamo nel celebre dipinto Lo Sposalizio della Vergine di Raffaello a Brera, dove appunto rinveniamo l’idea di questo tempio sul fondo dello sposalizio di Maria e Giuseppe.
Pensando a San Pietro in Montorio viene anche in mente la Consegna delle chiavi a San Pietro nelle Stanze Vaticane. Anzi, nella stessa sala del Giudizio Universale vediamo il dominio di un edificio centrale, diverso ma con la stessa funzione di dar movimento allo spazio, di farlo girare, di farlo animare. Nella realtà quindi l’idea di movimentare lo spazio è rappresentata dal Tempietto di San Pietro in Montorio, mentre nella pittura è Raffaello, coi suoi capolavori dal Vaticano a Brera, che indica il punto di snodo dello spazio prospettico in movimento.
E ancora una visita necessaria a Roma è quella a Palazzo Massimo alle Colonne, in corso Vittorio Emanuele, capolavoro di Baldassarre Peruzzi, che è la più bella architettura del Rinascimento romano, la prima grande costruzione monumentale eretta nella città dopo il Sacco dei lanzichenecchi. È d’obbligo vedere questa meravigliosa facciata con le colonne in travertino, il loggiato perfettamente ripulito, con un motivo curvo, che crea uno spazio mosso entro il quale in alcune nicchie vi sono sculture antiche adattate alla moderna e integrate. Perciò se si entra dal cortile si vedrà un Rinascimento inteso come costruzione architettonica che riguarda sì il passato, ma che comprende anche inserti di elementi, di epigrafi architettoniche, di sarcofagi, di frontali di sarcofagi, che creano un continuo dialogo fra antico e moderno.
La visita deve poi proseguire al secondo piano, che è quello dove San Filippo Neri realizzò uno dei miracoli per cui è conosciuto: la risurrezione di un bimbo della famiglia Massimo. Il santo compì il miracolo in questo edificio e ci sono documenti e quadri che ne indicano la storia. Al secondo piano si trova anche la cappella costruita per ricordare l’evento, che fu un miracolo sui generis, perché il santo parlò con il bambino, s’informò di quello che aveva visto, ottenne notizia della meraviglia di Dio, della luce, della Madonna, dei santi e della beatitudine di stare in un luogo sublime. E dopo tre ore dall’averlo risorto, con grande giubilo della famiglia Massimo, lo fece morire di nuovo per rimandarlo nel luogo sublime da cui era venuto. Il miracolo avvenne il 16 marzo del 1583 e si commemora ancora oggi con funzioni religiose che avvengono in quel giorno a Palazzo Massimo, la più grande testimonianza architettonica del nuovo Rinascimento.
