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Casalino, protagonista a tutti i costi

Casalino, protagonista a tutti i costi

L’editoriale del direttore

E’ molto più di un addetto stampa, è consigliere e spin doctor di Giuseppe Conte e l’uomo ombra, addirittura una specie di Richelieu, uno che non si limita a giocare per conto terzi.


In genere, il portavoce di un presidente del Consiglio sta sempre un passo indietro rispetto all’uomo che deve rappresentare. Filippo Sensi, storico addetto stampa, prima di Matteo Renzi e poi di Paolo Gentiloni, pur avendo un fisico ingombrante (ai tempi pesava più di 130 chili), riusciva a stare in disparte, evitando di fare ombra al principale. Paolo Bonaiuti, il giornalista che per vent’anni accompagnò Silvio Berlusconi nella sua avventura politica, sembrava l’angelo custode del Cavaliere, spuntando sempre alle sue spalle, anche se si distingueva per la discrezione. Rocco Casalino invece no, a differenza di chi lo ha preceduto nel ruolo di portavoce, sta sempre un passo avanti a Giuseppe Conte, in tutti i sensi. È stato così fin dall’inizio, da quando l’avvocato del popolo si è insediato a Palazzo Chigi.

Il primo giugno del 2018, giorno in cui fu varato il governo gialloverde, per gli italiani il premier arrivato da Volturara Appula era un illustre sconosciuto. Ma la persona che stava al suo fianco, e che da allora non lo avrebbe abbandonato più, invece era già famosa. Nel 2000, all’età di 28 anni, l’ingegner Casalino (laurea all’Università di Bologna, indirizzo elettronico con specializzazione in ingegneria gestionale), partecipò all’edizione del Grande Fratello, il primo reality show della tv italiana. All’epoca, davanti al video, per ogni puntata si radunavano 10 milioni di italiani e la finale chiuse con ascolti da record per Canale 5: 16 milioni, pari a quasi il 60 per cento di share. Rocco fu eliminato al 92esimo giorno, piazzandosi al quarto posto, dietro Pietro Taricone. Dunque, quando stretto in un completo blu, la camicia bianca e la cravatta azzurra, si presentò in televisione con il capo del nuovo governo, gli italiani sapevano già chi fosse. Credo sia l’unico caso in cui del premier non si conoscesse praticamente nulla, mentre dell’uomo che gli doveva dare voce fosse invece noto quasi tutto. Dopo il GF, infatti, Rocco si trasformò per un certo periodo in opinionista tv, per Maurizio Costanzo e le trasmissioni del Biscione. Oggi Casalino non ama che si ricordi quel passato e quando il suo compagno cubano finì sotto i riflettori per una segnalazione dell’ufficio antiriciclaggio, dimenticando i tempi in cui si sottoponeva all’occhio delle telecamere, addirittura arrivò a invocare la privacy. Sì, ne è passata di acqua sotto i ponti da allora e anche da quando, ospite di un corso di giornalismo, disse agli aspiranti cronisti che dieci anni dopo sarebbe diventato il loro capo. Sbagliò di poco, perché era il 2004 e a Palazzo Chigi arrivò, come detto, nel 2018. Tuttavia, la previsione si rivelò azzeccata, perché oggi Rocco non è solo l’uomo che imbecca i reporter parlamentari, ma è colui che li indirizza e li terrorizza, qualche volta con parole suadenti, altre con frasi taglienti. Sono centinaia i messaggi che spedisce via cellulare. Ma fin qui si potrebbe dire che fa il suo mestiere, orientando l’informazione a favore del suo capo. In realtà, però, Casalino non è il semplice portavoce del premier: è qualche cosa di più. Anche se non è passato da un giuramento al Quirinale e nemmeno da un’elezione, Rocco è di fatto una specie di sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Lui non è solo il suggeritore della frase giusta da mettere in bocca a Giuseppe Conte nel momento giusto: è l’ispiratore di molte delle scelte politiche dell’avvocato di Volturara Appula. E le immagini che lo ritraggono come una specie di vicepremier alimentano il mito. Da quella volta in cui al vertice trilaterale a Bruxelles sulla Libia fu fotografato a capotavola, di fianco ad Angela Merkel, a quella in cui stringe la mano al presidente francese o siede nel salottino di un bar con i leader Ue. Ma soprattutto si sprecano gli aneddoti sul suo ruolo, dalla scelta delle conferenze stampa da mandare in onda durante il lockdown, alle riunioni con i capi delegazione dei partiti, per finire agli incontri riservati, dove lui c’è sempre e qualche volta pare dettare l’agenda al presidente del Consiglio.

La ciliegina sulla torta del viceré di un governo che a tratti pare rappresentare una monarchia, è stata la liberazione dei pescatori di Mazara del Vallo, guarda caso avvenuta il giorno stesso in cui la poltrona di Conte sembrava traballare a causa dell’offensiva di Italia viva. Prima dell’incontro, il presidente del Consiglio è volato a Bengasi, per farsi fotografare con il generale Haftar e riportare a casa gli ostaggi e Rocco era con lui. Il protagonismo del portavoce lo ha addirittura indotto a un passo falso: l’invio ai giornalisti della geolocalizzazione dell’incontro. In apparenza un errore da principianti, incapaci di maneggiare il cellulare. Ma forse anche un segnale del potere di un consigliere che è molto più di addetto stampa e anche di uno spin doctor, ma è l’uomo ombra, addirittura una specie di Richelieu, uno che non si limita a giocare per conto terzi. Che abbia voglia di abbandonare il ruolo dietro le quinte lo dimostra anche un altro fatto: a febbraio in libreria arriverà il libro che ha scritto per Piemme. Titolo provvisorio: Il portavoce, ma prima che sia dato alle stampe potrebbe essere anche Il protagonista.

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