Il Cremlino ha scatenato forze che, alla fine, non potrà contrastare. Trasformando la Russia nella Corea del Nord d’Europa.
La guerra contro l’Ucraina Vladimir Putin la stava preparando da tempo e scorrendo la progressione delle spese militari della Federazione russa il sospetto diventa una certezza. L’importo totale di queste voci nel bilancio federale 2022-24 aumenterà del 15%. Nello specifico, il ministero delle Finanze della Federazione ha pubblicato i dati aggiornati relativi sulle risorse nel settore per la Difesa, dove risulta evidente come il Cremlino abbia decisamente cambiato rotta dopo la diminuzione degli scorsi anni. Nel 2021 sono stati stanziati 3,381 trilioni di rubli (46 miliardi di dollari) per scopi militari, ovvero 73 miliardi di rubli (un miliardo di dollari) in più rispetto al 2020. Nel 2022, la spesa è ancora aumentata di 129 miliardi di rubli (1,77 miliardi di dollari), arrivando così a un totale di 3,51 trilioni di rubli ovvero 48 miliardi di dollari. Per il 2023 è già stato previsto un incremento di 40 miliardi di rubli (550 milioni di dollari), che porterà la spesa totale a 3,55 trilioni di rubli (49 miliardi di dollari). Infine, un’altra maggiorazione è prevista nel 2024, quando il bilancio militare e per la difesa toccherà l’astronomica cifra di 3,81 trilioni di rubli (52 miliardi di dollari). Se nel far lievitare questo budget è stato davvero insuperabile, nel conflitto ucraino Putin non ha brillato per strategia (al pari dei suoi consiglieri), visto che la resistenza dell’esercito e della popolazione ha fatto fallire il piano originario che prevedeva la conquista delle più importanti città del Paese in quattro giorni, grazie ai 200.000 uomini impiegati sul campo. Grave errore è stato quello di non ascoltare il ministro degli Esteri Sergej Viktorovič Lavrov, che ha tentato in tutti i modi di dissuadere il presidente russo dall’invasione, ben sapendo che nemmeno a Pechino avrebbero trovato una sponda sicura, come poi si è visto con i distinguo e le astensioni all’Onu. La domanda ora è: quanto può resistere l’Ucraina? «Grazie allo spirito combattivo degli ucraini, riforniti di armi da almeno 28 Paesi, lo scontro non è stato l’attesa “Blitzkrieg”» dice l’analista strategico Franco Iacch.
«Tuttavia per quanto sia formidabile l’argine posto al nemico, l’Ucraina è in una situazione più che critica. La resistenza più tenace del previsto e i passi falsi dei russi da un punto di vista logistico ne hanno bloccato l’avanzata suscitando un fragile ottimismo. Ma è impossibile stabilire per quanto tempo esercito e volontari riusciranno a bloccare gli invasori alle porte della capitale. Più facile si tratti di giorni piuttosto che di settimane. Purtroppo arriverà il momento in cui finiranno munizioni e carburante. L’auspicio è che i negoziatori trovino un compromesso per un cessate il fuoco al più presto. In caso contrario, “terra per tempo” per gli ucraini, ovvero sopravvivere ora per combattere in futuro. Il piano d’attacco russo è strutturato “a ondate”: quelle che seguiranno saranno sempre più violente. Potrebbe scatenarsi contro le aree urbanizzate con indiscriminati sbarramenti di artiglieria. La dottrina militare di Mosca sulla conquista delle città è allo stesso tempo pratica e mortale: privilegia l’artiglieria pesante per terrorizzare i civili e spingerli a fuggire, mentre uccide i difensori e distrugge le infrastrutture e le comunicazioni locali prima di avanzare sul terreno. Preoccupa molto lo stato d’animo di Putin. Le sanzioni e l’attuale mancanza di progressi potrebbero indurre il leader russo ad accanirsi nell’attacco, mentre gli adulatori al suo fianco non fanno che alimentarne il risentimento. Il Putin che ha ordinato l’invasione dell’Ucraina agisce, pensa e interpreta gli eventi in modo ben diverso dal Putin di cinque anni fa».
E quanto può resistere la Russia nel tenere sotto minaccia un Paese con 40 milioni di abitanti, mentre le sanzioni la indeboliscono? «Il leader del Cremlino» prosegue Iacch «può certamente raggiungere tutti gli obiettivi prefissati. Vincerà delle battaglie, ma perderà la guerra. La mutazione dell’esercito ucraino, da forza regolare a rete decentralizzata su cellule indipendenti, è già in atto. Più aumenteranno le vittime russe, maggiori saranno le repressioni con eliminazioni sistematiche della leadership e indiscriminate tra la popolazione. L’utilizzo di devastanti “asset termobarici”, come l’uso di munizioni vietate dalla Convenzione delle Nazioni Unite, potrebbe essere imminente. Violazioni degli accordi internazionali sul trattamento dei prigionieri di guerra potrebbero verificarsi da entrambi gli schieramenti. I social funzioneranno da moltiplicatori di forze, mostrando al mondo le atrocità sul campo per confutare la narrativa “ingegnerizzata” dei russi e mantenere alta l’attenzione dell’opinione pubblica. Se Putin raggiungerà gli obiettivi che si è prefissato, questo costo col tempo diverrà insostenibile. La superiorità militare non si traduce quindi in certezza di vittoria definitiva, mentre anche le chiavi asimmetriche abilitanti pre-impostate per spezzare il nazionalismo ucraino non si sono rivelate quelle giuste. La crisi economica in Russia, che si aggraverà col passare delle settimane, sarà l’altro elemento cruciale». Putin ha trasformato il suo Paese nella Corea del Nord d’Europa, mentre migliaia di suoi soldati – sempre che i negoziati non siano in grado di compiere miracoli – torneranno a casa dentro «body bag», i lugubri sacchi per cadavere. Tra risultati imprevedibili e conseguenze difficilmente immaginabili, il Cremlino ha scatenato forze che, alla fine, non potrà contrastare.
