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Dall’Eni milioni di fornelli per migliorare la vita in Africa

Dall’Eni milioni di fornelli per migliorare la vita in Africa

La scena si ripete quotidianamente in milioni di case nei Paesi in via di sviluppo: una nuvola densa e pungente di fumo che avvolge lo spazio domestico, trasformando l’atto fondamentale della preparazione del cibo in una seria minaccia per la salute. La mancanza di accesso a metodi di cottura puliti (Clean Cooking) continua ad avere impatti profondi e interconnessi sulla salute pubblica, sull’uguaglianza di genere, sullo sviluppo economico e sull’ambiente. Questa crisi silenziosa, purtroppo, passa spesso inosservata nel dibattito globale sulle grandi transizioni energetiche, ma i suoi numeri sono catastrofici. 

Come sottolinea il rapporto «Universal Access to Clean Cooking in Africa: Progress update and roadmap to implementation» dell’International Energy Agency (Iea) la mancanza di accesso a sistemi di cottura puliti rappresenta una sfida drammatica, catalizzando conseguenze che vanno dalle malattie respiratorie alla deforestazione, dalla penalizzazione delle donne all’aggravarsi della povertà. Gli effetti sono misurabili: si stimano 3 milioni di morti premature all’anno riconducibili all’assenza di sistemi di cottura efficienti e puliti, con una pressione particolarmente grave su donne e bambini, i soggetti più esposti alle emissioni nocive generate dall’uso di combustibili tradizionali come legna, carbone e rifiuti agricoli. Ogni dodici mesi, le emissioni di CO2 attribuibili a cottura domestica non pulita sono equivalenti a quelle registrate nel trasporto aereo e marittimo internazionale. La stessa Organizzazione Mondiale della Sanità stima che la mancata adozione di sistemi di clean cooking contribuisca ogni anno a 3,2 milioni di morti premature, con donne e bambini che rappresentano il 60 per cento delle vittime. In molte comunità rurali, la raccolta quotidiana di legna determina frequenti incidenti, l’aumento dei rischi di bruciature e incendi domestici, incidendo negativamente su istruzione, lavoro e benessere familiare.

Il quadro più critico emerge in Africa subsahariana, dove circa l’80 per cento delle famiglie non ha accesso a metodi di cottura puliti. Qui la sfida diventa strutturale: mentre nel resto del mondo il numero di persone senza accesso a tecnologie di cottura pulite si è dimezzato dal 2010, in questa regione il fenomeno è in crescita, favorendo il circolo vizioso della malattia, dello sfruttamento ambientale e dell’ostacolo allo sviluppo economico. In Africa subsahariana si concentrano oltre 815.000 decessi prematuri all’anno collegati all’inalazione di fumi tossici prodotti dalla combustione di biomassa non rinnovabile e si registra una notevole perdita di coperture forestali.

Di fronte alla gravità della situazione, Eni ha avviato nel 2018 un programma articolato, «Eni for Clean Cooking», dedicato all’Africa subsahariana con l’obiettivo di fornire gratuitamente soluzioni avanzate per la cottura dei cibi. Il progetto mira a limitare i danni da esposizione ai fumi, a contrastare la deforestazione e a promuovere una crescita equa e sostenibile.

Ad oggi, Eni ha distribuito fornelli migliorati a circa 3 milioni di persone in Costa d’Avorio, Mozambico, Ruanda, Angola, Repubblica del Congo e Tanzania. L’obiettivo dichiarato è raggiungere entro il 2027 almeno 10 milioni di beneficiari nell’area subsahariana, incoraggiando la transizione verso sistemi avanzati capaci di eliminare completamente il ricorso a biomassa non rinnovabile. Proseguendo in questa direzione, entro il 2030 si punta ad arrivare a 20 milioni di accessi sicuri alla cottura pulita.

Guido Brusco, direttore generale Global Natural Resources di Eni, spiega che i vantaggi dei sistemi di clean cooking vanno ben oltre il miglioramento della salute e dell’efficienza energetica. «Ridurre la deforestazione è una delle priorità dell’Africa e incentivare la produzione locale di fornelli contribuisce sia alla generazione di lavoro, sia alla diminuzione della carbon footprint collegata alla distribuzione dei dispositivi».

Il modello Eni si basa sulla produzione locale: il 90 per cento dei fornelli migliorati distribuiti è realizzato nei Paesi destinatari, creando opportunità per le imprese locali, generando competenze tecniche ed imprenditoriali, e rafforzando economie comunitarie. Il supporto offerto va oltre la semplice consegna, coinvolgendo produttori nella scalabilità, nel trasferimento tecnologico e nell’accesso a capitali e mercati.

L’interazione con le comunità avviene attraverso organizzazioni radicate sul territorio, favorendo il coinvolgimento diretto delle famiglie e la comprensione pratica dei benefici. Gli interventi, incentrati sull’educazione sanitaria e sulla sensibilizzazione, puntano a promuovere una rete di supporto comunitario duraturo e autonomo.

Benefici domestici: risparmio, sicurezza e salute

L’introduzione dei fornelli migliorati nelle case comporta impatti tangibili sul risparmio domestico: diminuisce il quantitativo di combustibile raccolto o acquistato, riduce il tempo richiesto per la preparazione dei pasti e limita incidenti domestici legati al fuoco e alle bruciature. Dal punto di vista sanitario, i vantaggi sono ancora più evidenti: la riduzione delle emissioni di fumo abbassa sensibilmente l’incidenza di malattie respiratorie e di disturbi oculari.

Non si tratta solo di una questione di tecnologia, ma di effettiva qualità della vita. I progetti Eni prevedono monitoraggi regolari sugli impatti sulle famiglie, con attività di salute pubblica dedicate sia alla valutazione dello stato sanitario che alle variazioni dell’inquinamento domestico. Attraverso campagne di promozione della corretta nutrizione e delle pratiche igieniche, si previene la diffusione di malattie comuni, incidenti e malnutrizione, rafforzando il benessere complessivo delle comunità.

Show cooking e dimostrazioni culinarie, studiate sulle tradizioni gastronomiche locali, vengono impiegate come strumento di divulgazione innovativa, favorendo l’assimilazione di pratiche alimentari sane e bilanciate.

Una prospettiva di genere: liberare tempo e energie per donne e ragazze

Il carico domestico richiesto per la raccolta dei combustibili e la preparazione dei pasti, storicamente attribuito a donne e ragazze, compromette spesso la frequenza scolastica, l’accesso al lavoro e rafforza le disparità di genere. L’adozione di sistemi puliti contribuisce in modo significativo all’empowerment femminile, liberando tempo ed energie da destinare a formazione, lavoro retribuito o cura familiare.

Secondo Luigi Ciarrocchi, direttore CCUS, Forestry & Agro-feedstock di Eni, «una giusta transizione energetica non potrà mai realizzarsi se non si tiene conto della sostenibilità economica e sociale per tutti gli attori della filiera. Per Eni, la transizione non è solo innovazione tecnologica: è un impegno a trasformare radicalmente la produzione e il consumo energetico, garantendo inclusività e sostenibilità a lungo termine».

Verso la decarbonizzazione: crediti di carbonio e obiettivi net zero

La riduzione del consumo di biomassa non rinnovabile ottenuta con la distribuzione gratuita di fornelli migliorati consente a Eni di generare crediti di carbonio, impiegati per compensare le emissioni residue previste nel Piano di Decarbonizzazione. L’obiettivo è contribuire in maniera concreta agli impegni di zero emissioni nette entro il 2050.

Il programma evolve anche sul fronte tecnologico: la prima fase vede la distribuzione di fornelli migliorati (improved cookstoves), capaci di abbattere del 60 per cento l’uso di biomassa tradizionale e di produrre benefici in termini di CO2, salute e sostenibilità economica. A partire dal 2025, si è avviata la distribuzione di fornelli «avanzati» (advanced cookstoves), tra cui modelli a induzione per aree urbane e pirolitici-gassificatori per contesti rurali. Questi ultimi favoriscono l’utilizzo di scarti agricoli e sottoprodotti dell’agri-feedstock, azzerando l’uso di biomassa non rinnovabile e rafforzando ulteriormente sia gli impatti positivi sulla salute che il contrasto alla deforestazione. Sono in corso studi di fattibilità in Mozambico, Repubblica del Congo, Ruanda, Costa d’Avorio, Zambia, Camerun e Ghana, per lo sviluppo su larga scala di questi sistemi.

La battaglia per l’accesso universale alla cottura pulita rappresenta una delle scommesse più decisive per il futuro dell’Africa, al crocevia tra sostenibilità sociale, salute e tutela dell’ambiente. L’esperienza maturata dal programma Eni for Clean Cooking pone le basi per un modello replicabile e scalabile, capace di generare benefici concreti per milioni di persone.

La strada è ancora lunga, ma numeri e impatti suggeriscono che investire in soluzioni innovative di clean cooking sia oggi uno dei modi più efficaci per promuovere lo sviluppo equo, la parità di genere e il benessere collettivo, riducendo al tempo stesso il peso sull’ambiente. In un contesto globale segnato da fragilità crescenti, puntare su accessi sicuri all’energia domestica si rivela una scelta strategica, sia per chi abita il continente africano sia per il futuro del pianeta.

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