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Sgarbi: «La bellezza dell’Italia non può tollerare le pale eoliche»

Sgarbi: «La bellezza dell’Italia non può tollerare le pale eoliche»

La realizzazione delle «pale» alte anche centinaia di metri devasta zone di pregio del Paese, accusa il critico di Panorama. La Calabria, per esempio, si sta indirizzando verso queste fonti alternative, nonostante la sua vocazione turistica e il pericolo di infiltrazioni criminali. Anche in Sicilia, nelle Saline trapanesi, c’è un progetto che minaccia un territorio unico per il valore naturalistico.


Che il destino della Regione Calabria non possa che peggiorare è chiaro dall’annuncio del Piano per incrementare gli impianti eolici e fotovoltaici di grossa taglia. Si poteva sperare che dopo anni di speculazioni sbagliate la Calabria puntasse sulle sue bellezze naturali. È vero il contrario: la grande idea è assecondare «la spinta propulsiva generata dalla richiesta di investimenti, anche per porsi in linea con le direttive europee che chiedono nuovo impulso verso una politica improntata alla produzione di energia elettrica da fonti alternative». Il presidente della Regione Lazio, molto opportunamente, ha sospeso ogni autorizzazione al fotovoltaico e all’eolico avendo verificato che la Regione è già satura rispetto agli obiettivi indicati da una Europa indifferente e omologata, come se ogni nazione fosse identica.

Perché si viene in Italia? Come si può fingere di non sapere che lo stimolo principale, prima dei monumenti, è la bellezza del paesaggio? E invece di migliorare i musei e l’accoglienza, spesso insoddisfacente proprio in Calabria, nel Rapporto preliminare varato dalla giunta in agosto, in aggiornamento al Priec, il Piano regionale integrato per l’energia e il clima per definire le «strategie in materia energetica per i prossimi anni», gli obiettivi indicati sono questi: «promuovere l’incremento della produzione di energia da fonti rinnovabili oltre che nel settore elettrico, anche nel settore termico e dei trasporti». È la linea definita nel documento che include i dati divulgati da Terna sugli scenari di sviluppo che potrebbero determinarsi sotto la duplice spinta delle direttive europee e dell’enorme mole di richieste per nuove connessioni alla rete.

Errori che la Calabria, già devastata da innumerevoli pali eolici, pagherà nel futuro, auto-escludendosi dai luoghi eletti d’Italia. Nonostante il programma di distruzione scriteriato, il Meridione è sacrificato, lasciato agli affari della mafia che si è proclamata protagonista nel settore: il 92 per cento dell’eolico è nelle regioni del Sud: migliaia di pale eoliche, mentre in Piemonte sono solo 9. La Sicilia è devastata. Così gran parte della Puglia.

Eppure nelle persone sensibili e rispettose, che hanno vissuto il tradimento di Legambiente, un sussulto di coscienza impone riflessioni amarissime e nobilissime. Una giovane amica, che vive in uno dei luoghi più belli del mondo, e lo protegge, avverte la gravità della minaccia, e mi scrive. È un documento che, se non porterà a risultati immediati, fra qualche anno avrà la forza commovente di una profezia.

«Caro Vittorio, sono Silvana Piacentino, la direttrice della Riserva naturale delle saline di Trapani e Paceco, colgo l’occasione per ringraziarti della bella esperienza al museo di Mozia, visitato in una pace surreale. Spero che tu possa tornare a visitare la Riserva delle saline di Trapani che ha ancora tanto da mostrare, è un luogo magico dove natura, cultura salinara, patrimonio architettonico e paesaggistico si fondono, che meriterebbe anche l’avvio di un percorso Unesco per salvare questo immenso patrimonio. Vorrei sottoporti una riflessione per chiederti un aiuto sul tema del posizionamento “ovunque” degli impianti eolici, ecomostri per il nostro paesaggio ma che rappresentano un serissimo problema per la tutela degli uccelli migratori. Come sai bene la provincia di Trapani è disseminata di eolici, una ferita al nostro paesaggio cha ha effetti devastanti, accertati dalla comunità scientifica, sugli uccelli migratori quando gli impianti in particolare coincidono con i corridoi di migrazione, come nel caso della Riserva Naturale delle saline che è anche un sito della rete Natura 2000, pilastro della conservazione della Unione europea. Sono ancora più turbata per un recente sopralluogo: saprai che nel canale di Sicilia sono in atto decine di progetti per realizzare impianti eolici off shore, stiamo parlando di impianti giganteschi che, al confronto, quelli a terra sono nulla. Gli aerogeneratori arrivano a misurare 150 metri e il diametro delle pale fino a 280 metri, ergendosi se realizzati dalla superfice del mare fino a circa 300 metri. Non oso pensare!»

La lettera continua così: «Tanti i pareri negativi da me espressi nelle procedure ambientali che riguardano sia gli impianti a terra che in mare, leggo studi indecenti che giustificano tutto e dove spesso la progettazione è anche a livelli scarsissimi. Mi chiedo come sia possibile continuare a posizionare impianti lungo la più importante rotta migratoria dell’avifauna acquatica tra il continente africano, europeo ed asiatico quando conosciamo gli effetti e poi senti in continuazione parlare di ambiente e sostenibilità, solo per fare chiacchiere da salotto. Sono stata coinvolta di recente in un sopralluogo con una delle commissioni del ministero dell’Ambiente con commissari del Pnnr-Pniec che hanno verificato le zone di atterraggio di un imponente campo eolico off-shore, che una società italo-danese vorrebbe realizzare in mezzo allo stretto di Sicilia. Navigando fuori dalla costa marsalese verso il canale di Sicilia dove dovrebbero sorgere i diversi impianti eolici off shore, mi sono sentita sopraffatta da un sentimento di rabbia ed impotenza. Voltandomi indietro guardando verso la costa siciliana, ho visto dietro di me, un muro di pale eoliche e poi ho immaginato i giganteschi impianti che si vorrebbero realizzare anche in mare. È stato allora, memore delle tue parole durante la visita qui alle saline, che ho deciso di scriverti, spererei di poter parlare di quanto accade ed inoltre, mi piacerebbe metterti in contatto con un componente della commissione l’ammiraglio Aurelio Caligiore che ha sollevato forti perplessità nel merito per una serie di problematiche. Credo che al netto delle scelte energetiche, uno dei temi da affrontare è l’assenza di una pianificazione del territorio adeguata sia del mare che delle coste, che preveda dove eventualmente poterli realizzare e dove invece tassativamente no, perché inammissibili, dettando regole chiare senza lasciare che siano gli investitori a decidere, ed evitando che diventi l’ennesimo business del malaffare». Così mi dice Silvana Piacentino. Un altro punto di vista, ma sempre un sentimento di rabbia e di impotenza. Vedere sparire così la meraviglia e l’integrità dei luoghi, di cui nulla è più prezioso. Dovremo un giorno rimpiangerle.

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