Con la vernice sul monumento a Vittorio Emanuele II a Milano si è andati oltre la protesta. È tempo che, non noi, ma quelli di Ultima generazione risarciscano il danno.
I ragazzi e le ragazze, ambientalisti di Ultima generazione, speriamo che siano di ultima generazione nel senso che, finiti loro, non si abbia più a che fare con gente di questo tipo, e poi ne venga un’altra, la prima dopo l’«ultima», che sia dotata di neuroni all’altezza del tema e di sinapsi efficaci ed efficienti. Insomma, che abbia cervello. Invece, a volte, ci troviamo con soggetti che sono aggiornamenti non compiuti dell’Homo sapiens… Per quanto dovremo sopportare che questi gentili signorini e signorine continuino a imbrattare monumenti e facciate di valore storico-artistico per le quali non possono disporre come vogliono essendo di tutti e non di loro esclusiva proprietà?
Il ragionamento che fanno, grosso modo, è il seguente: imbratto un muro o una statua poi, poiché la vernice usata è lavabile, qualcuno penserà a lavarla (un costo che non so dire se abbiano contezza che viene pagato con denaro pubblico e quindi non è gratis). Qui casca il primo asino: andrebbe fatta a questi giovinotti e giovinotte qualche lezioncina di economia dello Stato, perché ci pare che non ne abbiano proprio idea.
Altra cruciale osservazione. Vernici lavabili sì, ma… un tubo. A Milano, per ripulire il monumento a Vittorio Emanuele II in piazza Duomo serviranno 200 mila euro. Speriamo davvero che sia l’ultima generazione. Infatti, la vernice utilizzata non è affatto lavabile ed è necessaria una pulizia molto accurata con tanto di ponteggi e restauratori. Tra l’altro, per una cifra così elevata il Comune dovrà indire una gara d’appalto, con tempi più lunghi di una pulizia ordinaria, magari con una idropulitrice, e per la complicazione della gara d’appalto non potrà essere aggiudicata prima dell’inizio di maggio. Probabilmente si parla di giugno o luglio. Quindi non si capisce perché io cittadino residente a Milano non possa godermi la vista di quel monumento scolpito dallo scultore italiano Ercole Rosa, quel monumento che dal 9 marzo 2023 è rimasto fino a oggi lordato con vernice gialla da questi imbrattatori di professione.
E qui casca il secondo asino, perché non solo questi ragazzotti e queste ragazzotte non sanno nulla di chi paga (si chiama economia), ma non sanno neanche distinguere una vernice lavabile da una vernice non lavabile, cioè non sanno leggere perché c’è scritto sopra i contenitori. Dei somari. E qui casca il terzo asino, perché quello che è cascato prima era per l’ignoranza di questi sbruffoncelli, quello che casca ora – e siamo a tre – cade nell’ipotesi che questi sapessero che non erano lavabili e lo hanno fatto apposta. In questo caso non saremmo più davanti a un asino ma a un asino cretino e irresponsabile.
Domanda: ma perché quei 200 mila euro li deve pagare il Comune, cioè noi, e non questi (scegliete voi l’aggettivo) pavidi, codardi, imbelli, vili e vigliacchi? Perché non devono pagare loro questi 200 mila euro e lo dobbiamo fare noi? Se una mattina mi alzo e rompo i vetri del bar che c’è vicino a casa mia certamente non paga il Comune. Scusate, che differenza c’è tra quel che ho fatto io e quello che hanno fatto questi due bischeri integrali? Assolutamente nessuna. La differenza è che io non sono un attivista green, o meglio un fanatico green, loro invece lo sono, ma fanno più tendenza di me e quindi sembrerebbe brutto comminare una pena consistente nel rimborso delle spese di pulitura, andrebbe in controtendenza rispetto alla «cultura verde» che sta combinando disastri uno dietro l’altro.
Tant’è vero che l’ineffabile segretaria del Partito democratico si è lanciata a difendere gli imbrattatori in quanto vanno capiti più che condannati perché dietro a questi atti c’è la loro sete di giustizia per il futuro del pianeta. Minchia signor tenente, direbbe il compianto Giorgio Faletti. Qui si imbrattano i monumenti per il futuro del pianeta, io fossi nella Schlein proporrei di tenere tutti i musei aperti solo per gli attivisti di ultima generazione in modo da poter sparare vernice su buona parte delle opere conservate e avviarsi così verso un mondo con l’aria pulita, boschi verdeggianti, fiumi dalle acque limpide e cristalline, e superamento soprattutto della Legge Basaglia con la riapertura dei manicomi, naturalmente nei boschi. Con tutta franchezza quest’anno mi compro un cappotto senza maniche perché mi sono cadute le braccia.
