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Macché estrema destra. Il manifesto sovranista ricorda Burke e Benedetto XVI

Macché estrema destra. Il manifesto sovranista ricorda Burke e Benedetto XVI

L’Appello per il futuro dell’Europa firmato da Lega, Fdi, e altri partiti compreso quello di Orban richiama canoni tradizionali del conservatorismo classico più che a quello di un qualche estremismo extra-costituzionale. Nulla che che non si trovi nei testi di de Tocqueville. Eppure fa paura perché alcuni degli aderenti potrebbero infatti essere i primi partiti dei Paesi fondatori a governare senza appartenere al tradizionale blocco di potere vicino a Ppe-centristi-Pse.


Manifesto di «estrema destra», della «ultra destra», il parco degli aggettivi accostati all’Appello per il futuro dell’Europa è come sempre ricco e distopico. I firmatari del manifesto sono i partiti del gruppo Ecr, di Identità e democrazia e Fidesz, il partito del premier ungherese Victor Orban. Per il nostro Paese ci sono Lega e Fratelli d’Italia. I media mainstream hanno colto l’occasione al balzo per appiccare l’etichetta di estremismo alle forze che sostengono l’appello. Tuttavia, la lettura del testo assomiglia di più ai canoni tradizionali del conservatorismo classico più che a quello di un qualche estremismo extra-costituzionale. Si legge ad esempio: «L’uso delle strutture politiche e delle leggi per creare un superstato europeo e nuove forme di struttura sociale è una manifestazione della pericolosa e invasiva ingegneria sociale del passato, situazione che deve indurre ad una legittima resistenza. L’iperattivismo moralista che abbiamo visto negli ultimi anni nelle istituzioni dell’Ue ha portato allo sviluppo di una pericolosa tendenza ad imporre un monopolio ideologico. Siamo convinti che la cooperazione delle nazioni europee dovrebbe essere basata sulle tradizioni, il rispetto della cultura e della storia degli stati europei, sul rispetto dell’eredità giudaico-cristiana dell’Europa e sui valori comuni che uniscono le nostre nazioni, e non puntando alla loro distruzione».

Niente che non abbia dentro quanto espresso nei secoli da Edmund Burke, Alexis de Tocqueville o, più recentemente, da Papa Benedetto XVI. Un liberalismo conservatore critico verso il costruttivismo progressista. Niente a che vedere col fascismo o con i movimenti estremisti di destra revanscista che circolano sul continente ancora con percentuali minime. Nessuno squadrismo, nessuna violenza nelle parole del manifesto. Poi naturalmente tra i firmatari dell’appello ci sono differenze e tradizioni nazionali divergenti. Ci sono i paesi dell’Europa dell’Est ancora segnati da cinquant’anni di dominazione centralista e collettivista comunista. In questi casi la reazione verso forme di accentramento del potere e diluizione della sovranità è più forte ed in cui la tolleranza per la cultura del dirittismo è più ridotta rispetto all’Europa occidentale. Ci sono poi partiti di destra antichi (Lega, RN, Fpoe) che da decenni oramai vivono pacificamente nelle democrazie liberali, competono per il potere con il proprio programma e sono anche andate al governo della nazione con altri partiti. Difficile tacciare di eversione questi partiti, a meno che non si attacchi all’Ue dominata dalle forze centriste il dogma dell’infallibilità ma a quel punto staremmo combattendo un presunto pericolo di deriva autoritaria con un altro pericolo dello stesso senso. S’introdurrebbe un crimine di lesa maestà verso le istituzioni europee che comprimerebbe la ricchezza del dibattito politico e la forza stessa dell’UE come costruzione pluralista ed inclusiva. Perché chi crede che il futuro dell’Ue sia nella contrattazione tra Stati sovrani, cosa che per altro è già così oggi per gran parte dei temi europei, e nel rispetto della sussidiarietà invece che in una integrazione a tappe forzate dovrebbe essere delegittimato nella sua azione politica e subire la scomunica dell’estremismo? Senza contare che la continua invocazione del pericolo estremista fa perdere alla lunga la credibilità nell’uso di questo termine. Che si condivida del tutto, in parte o anche nulla dei contenuti dell’appello vi é comunque una buona notizia riguardo ai contenuti dell’appello e al suo firmatario più controverso, Victor Orban. L’Ungheria è stata costretta a mettere nero su bianco la propria fedeltà alla Nato e al patto Atlantico dopo che per anni si è posta come piattaforma di lancio della strategia cinese in Europa. Un passo in avanti per un Paese che, oltre al sempre denunciato pericolo di deriva autoritaria, ne rischiava un’altra di deriva, quella filo-cinese, esponendo alle trame spionistiche di Pechino l’intera Unione europea. Da ultimo è necessaria una riflessione sui partiti italiani. Al momento per Lega e Fratelli d’Italia sono chiuse le porte del Ppe, partito-perno del blocco di potere che comanda in Europa. Una corsa a farsi adottare in questo momento non avrebbe probabilmente senso perché significherebbe partire da una posizione di debolezza nella trattativa. Ciò non toglie che Salvini e Meloni, possibili prossimi governanti dell’Italia, non possano rappresentare la componente moderata, dialogante e governante dei rispettivi gruppi europei. Essi potrebbero infatti essere i primi partiti dei Paesi fondatori ad essere maggioranza e a governare senza appartenere al tradizionale blocco di potere europeo, inaugurando un esperimento capace forse di cambiare gli equilibri politici interni all’Europa e facilitando la convivenza tra gruppi differenti. Un blocco di potere, quello europeo fondato sull’alleanza tra Ppe-centristi-Pse, che però potrebbe subire a breve qualche modifica con le prossime elezioni tedesche. A quel punto il quadro, le reti e le strategie potrebbero divenire più chiare.

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