Dove i funzionari dello Stato o i manager pubblici hanno fallito, forse è il caso di rimettere ordine. Possibilmente con un comando che rispetti una catena gerarchica.
Quando Mario Draghi ha deciso di rimuovere Domenico Arcuri e nominare Francesco Paolo Figliuolo alla guida della struttura commissariale anti Covid, ho tirato un sospiro di sollievo. Finalmente, il presidente del Consiglio ha affidato il piano di vaccinazione a una persona che ha i titoli per organizzare interventi d’emergenza e non a una specializzata in interventi di assistenza, cioè in grado solo di distribuire aiuti a pioggia e senza neppure andare troppo per il sottile.
Tuttavia, mentre io mi auguravo che il comandante della struttura logistica dell’esercito prendesse le misure necessarie a proteggere gli italiani dall’epidemia, altri si dimostravano preoccupati per la scelta di un uomo in divisa al posto di uno con il maglione di cachemire. In una trasmissione tv mi è toccato ascoltare i dubbi di Tomaso Montanari, professore di Storia dell’arte e presidente di Libertà e giustizia, il movimento fondato anni fa, quando Silvio Berlusconi divenne premier e la sinistra si allarmò per la tenuta democratica del Paese. Secondo il docente, affidare a un militare il delicato incarico di soccorrere la popolazione, vaccinandola, susciterebbe inquietudine.
A dire il vero, non mi sono troppo stupito per le posizioni dell’accademico. Un po’ perché, essendo abituato a leggere ciò che scrive sul Fatto quotidiano, conosco come la pensa. E un po’ perché so che a sinistra gli uomini in divisa hanno sempre suscitato qualche diffidenza, forse per reazione ad antiche paure. Dal colpo di Stato in Grecia in poi, i compagni temono il tintinnio di manette e sui giornali radicali spesso, anche in casa nostra, si sono adombrate trame golpiste in grado di minare la democrazia. Arrivano i generali, era l’allarme che rimbalzava di pagina in pagina negli anni Settanta, quando il Paese era precipitato nel vortice del terrorismo.
Dunque, è normale che le passate reminiscenze alimentino il terrore di affidare a un soldato un compito che normalmente dovrebbe svolgere un civile. Tuttavia, là dove i funzionari dello Stato o i manager pubblici hanno fallito, forse è il caso di rimettere ordine, possibilmente con un comando che rispetti una catena gerarchica. No, a differenza del professor Montanari e di altri come lui, io non ho nessun timore per l’ordinamento democratico. Anzi, penso che il generale Figliuolo sia meglio di un figliolo cresciuto nel retrobottega della politica e delle partecipazioni statali come nel caso di Domenico Arcuri, un boiardo di Stato che ha fatto carriera all’ombra di Massimo D’Alema e che nel curriculum può vantare solo gli insuccessi di Invitalia, la società a lui affidata.
Del resto, ai militari questo Paese deve molto. Non per le missioni di pace all’estero (come è noto, la nostra Costituzione vieta di dichiarare guerra ad altre nazioni, anche se poi la si aggira senza problemi, come accadde in Serbia e anche in Iraq), ma per tutti gli interventi umanitari e d’emergenza. Chi abbiamo mandato a soccorrere la popolazione di Haiti o dell’Iran quando sono state colpite da catastrofi? Le nostre truppe, e di certo all’epoca nessun professor Montanari ha alzato il sopracciglio.
Ma anche senza andare troppo lontano, chi spala le macerie dopo i terremoti e le alluvioni che quasi ogni anno colpiscono il nostro territorio? I nostri soldati. E sempre loro sono intervenuti con i propri mezzi per aiutare i sopravvissuti al crollo del Ponte Morandi, recuperando i corpi delle vittime. E alla distribuzione dei pasti agli sfollati, chi ha pensato? E le tende per ospitarli, chi le ha montate? Sì, cari militanti della democrazia in servizio permanente, sono stati i militari, proprio quelli che gli intellettuali alla Montanari (di Libertà e giustizia oltre ai professori fanno parte anche tanti giornalisti) guardano con sospetto.
Quando l’ex ministro della Difesa Ignazio La Russa anni fa varò l’operazione «Strade sicure», mettendo i soldati a presidiare i punti strategici delle città, qualcuno parlò di militarizzazione del Paese, manco fossimo stati invasi da truppe d’occupazione. E il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, appena eletto con una giunta di sinistra, chiese di rispedire le pattuglie in caserma per tranquillizzare i cittadini. Grazie al cielo, nessuno o quasi gli prestò attenzione e i soldati continuarono e continuano a essere un punto di riferimento nelle stazioni e negli aeroporti, là dove è più alto il rischio di attentati.
Ora all’esercito tocca il compito più gravoso, difenderci da un nemico invisibile, accelerando le vaccinazioni. Per quanto mi riguarda, se i nostri soldati riusciranno a vincere anche questa battaglia, penso che, a prescindere dai dubbi di Montanari e compagni, più che uomini delle Forze armate saranno considerati rappresentanti delle Forze armate.
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