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Cronaca di una vita disabile

Cronaca di una vita disabile

La storia del signor Vincenzo – in carrozzina e «recluso» a casa – testimonia una vergognosa latitanza dei servizi pubblici.


I disabili, in Italia, trascorrono la loro esistenza nell’indifferenza, talora totale, da parte dello Stato e anche degli enti locali. Molti di loro, a causa di piccoli problemi dati dall’incuria degli appartamenti dove vivono – soprattutto nelle case popolari – ebbene, per quei piccoli problemi che per loro diventano giganti, non possono vivere una vita come sarebbe prescritto dalla Costituzione, e cioè, come dice l’articolo 3: «È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana…».

In altri termini, le condizioni in cui vivono molti disabili in Italia – e, lo ripetiamo, soprattutto nelle case popolari – non è solo ingiusta, disumana e iniqua, che già sarebbe moltissimo, è incostituzionale, cioè le istituzioni, facendoli vivere così, non rispettano la legge fondamentale del nostro Stato e i diritti in essa contenuti, quelli appunto costituzionali. E non è possibile pensare che sia necessario l’intervento di un programma televisivo, di una radio, di un personaggio importante o famoso, perché si accendano i riflettori su quelle situazioni e le istituzioni, in quel caso, si affrettino a sanare situazioni lasciate a deteriorarsi per troppo tempo.

Lo posso dire per esperienza personale: andando a fare servizi in periferia per la mia trasmissione, ed essendo venute a conoscenza di questo fatto le istituzioni locali, il giorno prima del nostro arrivo è stato risolto il problema che andavamo a segnalare. Uno schifo. Molte altre volte se ne sono addirittura fregate ma, con la dovuta insistenza, alla fine in varie occasioni si sono mosse. Questa volta c’è voluto l’intervento di Dori Ghezzi – e, diciamolo subito: massimo rispetto e onore al gesto che ha fatto – per far venire alla luce la storia del signor Vincenzo Bracci, 83 anni, a Milano. Prima è stato «condannato» a vivere nelle case popolari di via Bolla – perché di condanna si tratta, considerato il suo racconto fatto di continue occupazioni del proprio appartamento da parte di abusivi. Come se non bastasse, è stato poi trasferito nelle case Aler di viale Certosa, ma la situazione non è migliorata anzi – se possibile – è peggiorata.

Vincenzo, detto Vincenzino, è stato un cantante dilettante per tanti anni, molto amato dal suo pubblico. Oggi è confinato su una carrozzina che non gli consente, quando va a fare la doccia, di chiudere la porta del bagno dopo esservi entrato con innumerevoli difficoltà. Oltre a questo, non può uscire sul suo terrazzo a causa di una «barriera architettonica» – uno scalino di 25 centimetri (avete presente 25 centimetri?) – e sarebbe interessante andare nel cervello di chi lo ha progettato, perché è assai probabile che ci inciampi anche una persona senza carrozzina. In più, c’è un problema di salute: da qualche settimana il Servizio sociale gli ha comunicato che, per questioni di organizzazione interna, non è più disponibile il pulmino che lo accompagnava nel luogo dove si cura e riceve le terapie necessarie alla sua condizione.

Questo vuol dire una cosa molto precisa e che cioè i motivi di organizzazione interna della burocrazia prevalgono sul rispetto dell’esercizio di un diritto del signor Vincenzo. Ditemi voi che cacchio di amministrazione pubblica al servizio del cittadino è mai questa. E meno male che Dori Ghezzi è intervenuta, altrimenti di Vincenzino e del suo casino non se ne sarebbe accorto né un assessorino, né un sindachino, né un presidentino, né un governino, insomma nessunino.

Ora, capite bene che la questione di Vincenzo è di una gravità assoluta, come lo è di tutti gli altri Vincenzo che ci sono in Italia – e sono moltissimi – perché si tratta di vite umane. Perché chi si è dimenticato di Vincenzo non prova per qualche giorno a vivere su una carrozzina e andare a lavarsi in un bagno con un piccolo accesso? A essere costretto al chiuso quando potrebbe prendere una boccata d’aria su un terrazzino? Se vogliono evitare la prova, ammesso e non concesso che il loro cervello possieda capacità immaginative, provino a immaginarsi di che si tratta. Qualcuno dirà: «Cosa vuoi che siano la porta di un bagno, uno scalino che separa l’appartamento dal terrazzino o la mancanza di un pulmino?». Ve lo dico io cosa significa: vivere bene e dignitosamente (avendo risolto questi problemi), o vivere male vedendo negata la propria dignità personale (poiché si è in presenza di istituzioni che si guardano bene dal risolverli). Quindi: massimo onore a Dori Ghezzi per il gesto che ha compiuto e massimo disonore verso coloro che stanno lasciando il signor Vincenzo in queste condizioni.

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