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Cuba: il vaccino del comandante e dei combattenti

Cuba: il vaccino del comandante e dei combattenti

L’editoriale del direttore

Nell’isola caraibica la propaganda va a gonfie vele, ma l’efficacia di Soberana è ancora da dimostrare, o perlomeno da testare. Sì, perché il regime è abilissimo nel comunicare, ma non sempre ciò che viene mostrato corrisponde alla realtà.


Nelle pagine interne di questo numero di Panorama trovate una bella ricostruzione dell’invasione della Baia dei Porci, un evento che sessant’anni fa segnò una dura sconfitta per gli Stati Uniti e per John Kennedy, avvicinando il mondo a un nuovo conflitto mondiale e segnando, forse più di ogni altro fatto, la stagione della Guerra fredda.

Paolo Manzo, nostro collaboratore dall’America latina, attraverso alcuni documenti desegretati, racconta il piano messo a punto sotto la presidenza di Dwight Eisenhower, l’uomo dello sbarco in Normandia, ma disastrosamente messo in pratica dal suo successore, cioè Kennedy, che nel 1961 lo aveva sostituito alla Casa Bianca. L’operazione per rovesciare Fidel Castro, e mettere fine a una dittatura comunista a poche centinaia di chilometri dal confine americano, paradossalmente finì per rafforzare il potere del Lìder Màximo, un regime che è sopravvissuto alla sua morte ed è forse destinato a reggere anche all’uscita di scena del fratello Raul, annunciata nei giorni scorsi.

Se richiamo un evento che portò America e Russia a un passo dalla guerra, a cui seguì l’installazione a Cuba di missili nucleari sovietici puntati contro gli Stati Uniti, è però per un altro motivo e cioè per un articolo che mi è capitato di leggere nei giorni scorsi su Repubblica. Concita De Gregorio, sotto il titolo «Con su querida presencia» (ritornello della canzone con cui Carlos Puebla celebrò le gesta del comandante Ernesto Che Guevara) racconta un video inviatole da un’amica. «Voglio condividere con voi» scrive l’ex direttrice dell’Unità «l’immensa allegria che mi ha procurato ascoltare i due minuti e mezzo in cui un gruppo di musicisti canta Soberana».

Sovrana, per chi non lo sapesse, è il nome che l’Avana ha dato al siero autarchico contro il Covid e la canzone è un inno al successo «scientifico» del regime. «C’è, è un vaccino, è del popolo, è la Sovrana. Nel Caribe oggi brilla la Luna. Cuba ha il suo vaccino, è nato dallo Stato in un mondo consumato dalle leggi di mercato. È super comprovato che nessuno si salva da solo. Pensavano di continuare a rubare coi brevetti e arriva Soberana a salvare molta gente». Il ritornello, manco a dirlo, è quello cantato da generazioni di rivoluzionari con il pugno alzato e l’immagine in mente di un guerrigliero con il basco a combattere contro le dittature: «Per contributo della scienza, con su querida presencia». A chiudere, invece che il richiamo al comandante Che Guevara si parla del vaccino Soberana.

Concita De Gregorio, dopo aver raccontato il video e la canzone, dice di aver cercato in rete per saperne di più e di aver scoperto che alla nascita di Soberana ha contribuito anche un ricercatore italiano trasferito all’Avana, perché «mentre in Italia si investe pochissimo in ricerca, a Cuba si investe 10 volte di più». Commento dell’ex direttrice dell’Unità in preda a convulsioni adolescenziali: «Rivedo il video e niente, mi sale una novecentesca allegria». Insomma, siamo sempre lì, al sogno giovanile della rivoluzione, al mito del Che, a quello di Cuba. Le centinaia di articoli che hanno raccontato le prigioni dell’Avana, la repressione del dissenso, la povertà del Paese, il disastro economico per Concita è come se non siano mai esistiti.

Ma mentre lei rivede il video «con su querida presencia» (cioè con la sua cara presenza, di Che Guevara), io rivedo l’articolo di Paolo Manzo. Non quello sullo sbarco alla Baia dei Porci, ma del numero scorso di Panorama, dedicato proprio a Soberana, in cui si raccontava di come il regime utilizzasse come testimonial i campioni olimpici, facendo vaccinare in diretta tv Julio César la Cruz per convincere i cubani dell’affidabilità del vaccino, anche se al momento Soberana non ha ricevuto l’autorizzazione ufficiale per il suo uso di massa sul «pueblo», in quanto in fase di test. In pratica, la canzone e la propaganda vanno a gonfie vele, ma l’efficacia è ancora da dimostrare, o perlomeno da testare. Sì, perché il regime è abilissimo nel comunicare, ma non sempre ciò che viene mostrato corrisponde alla realtà.

Ricordate le brigate mediche inviate lo scorso anno in decine di Paesi, Italia compresa, ad aiutare le strutture sanitarie messe a dura prova dall’epidemia? Manzo riferisce che l’associazione Prisoners defenders ha raccolto le testimonianze di 500 medici e infermieri, da cui si evince che non solo le brigate sono state infiltrate da uomini dell’intelligence cubana, ma che il personale sanitario opera sotto ricatto. L’Avana, infatti, non solo ha intascato il 90% di ciò che i Paesi «aiutati» hanno pagato (eh, già: il soccorso non era gratuito), ma ha ritirato i passaporti ai medici prima di partire, minacciando i «brigatisti» di non fargli più vedere i figli in caso di fuga. Se a Concita, rivedendo il video dedicato a Soberana è salita una novecentesca allegria, a me, rileggendo l’articolo di Manzo, invece è venuta una novecentesca allergia ai regimi e alla propaganda.

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