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Le scelte necessarie per avere energia

Le scelte necessarie per avere energia

L’editoriale del direttore

Oltre a far emergere la nostra fragilità militare (dopo quasi ottant’anni di pace il nostro esercito e i nostri mezzi non sono certo pronti per un conflitto), la guerra in Ucraina ha fatto emergere la nostra impreparazione di fronte a uno shock energetico.


La scorsa domenica, mentre mi accingevo a fare colazione, mi è capitato un piccolo incidente domestico. Stavo riscaldando l’acqua per il tè, nella brocca collegata alla presa elettrica, quando all’improvviso se n’è andata la corrente. In principio ho pensato a un sovraccarico: mio padre si è sempre occupato di energia e mi ha insegnato che quando la potenza supera quella disponibile, scatta il contatore. È quello che succede se, contemporaneamente, in casa usate il forno elettrico, la lavastoviglie, il tostapane e pure la stufa per riscaldare il bagno, cioè elettrodomestici che consumano molto. Se avete un contratto per 3 kilowattora e ne state usando 5, scatta il blocco. Nulla di grave, basta disconnettere il tostapane, la ventola da 1.500 kw, riportare sul rosso la levetta del contatore e la luce torna. Peccato che domenica scorsa mi sia accorto che né il cosiddetto salvavita (quello che toglie la corrente se c’è un cortocircuito), né il contatore erano scattati: semplicemente, in casa mia, nel palazzo e nel quartiere in cui abito non c’era corrente. Un guasto, un banale guasto, che può capitare ogni tanto e, se capita di domenica mattina, quando la gente è ancora a letto, non crea grossi problemi. A volte è lo stesso gestore a staccare la corrente, perché deve fare un intervento sulla rete e, come è ovvio, la squadra di tecnici non può operare senza aver isolato la zona. È un po’ come quando in casa bisogna riparare un interruttore o una presa: per farlo e non rischiare la vita si toglie corrente. Chiaro, no? E anche semplice.

Domenica dunque siamo stati «distaccati». Nulla di grave, succede. Tuttavia, dopo aver realizzato che il problema non era in casa mia, ma all’esterno, ho cominciato a pensare a quante cose non funzionano se non c’è corrente. Tanto per cominciare, il silenzio domenicale del quartiere era interrotto da decine di allarmi antifurto: la mancanza di energia elettrica aveva dato fiato alle sirene come se i ladri avessero provato a violare gli appartamenti. Ma questo è il meno. Come ho detto, in casa non funzionavano né il fornello per il tè, né il tostapane. Pazienza, ho pensato: farò colazione in altro modo. Mi sono detto che avrei potuto riscaldare l’acqua mettendo un pentolino sul gas, ma se il metano c’era, la scintilla del generatore piezoelettrico che consente di accendere la fiamma, no. Dunque, per far funzionare il piano cottura era necessario un accendino, ma uno come il sottoscritto che non fuma non ne aveva uno a portata di mano. Va bene, il tè sarei andato a berlo al bar, ammesso che in zona ce ne fosse uno che, a differenza mia, avesse l’elettricità. Nel frattempo, ho deciso di dare un’occhiata ai giornali sul computer portatile, ma questo era quasi totalmente scarico e, ovviamente, non c’era modo di caricarlo. Beh, userò l’iPad, ho pensato. Che però è di quelli senza scheda Sim, che cioè si collega alla rete tramite Wi-fi, e se manca la corrente si trasforma in un oggetto inutile. Nel frattempo, cominciava a fare giorno e dunque ho deciso di alzare le tapparelle, ma le mie, essendo elettriche, non si potevano tirare su. A questo punto la situazione ha cominciato a infastidirmi e, mentre riflettevo su ciò che avevo nel freezer e mi domandavo dopo quanto tempo c’è da preoccuparsi per ciò che è conservato sotto zero, ho pensato di farmi una doccia prima di uscire. Ma anche qui ho avuto una sgradita sorpresa: senza corrente, niente acqua calda, perché la caldaia funziona solo grazie a un impulso elettrico. Alla fine mi sono arreso e dopo aver indossato una maglietta sono uscito rinunciando alla doccia. Manco a dirlo, neppure il pulsante per aprire il portone e il cancello di casa funzionavano e dunque ho dovuto usare le chiavi. Sono inconvenienti che capitano nella vita e, di sicuro, c’è di peggio. Ma mentre mi aggiravo per le vie semideserte in cerca di un bar che avesse la macchina del caffè funzionante, pensavo che questo potrebbe essere il futuro che ci attende. Già, perché la mia mattinata senza corrente, con una torcia esausta, alla ricerca di batterie per rimpiazzare quelle vecchie ormai esaurite, presto potrebbe essere la nostra quotidianità.

La guerra in Ucraina ha fatto emergere la nostra dipendenza dal gas russo, ma soprattutto ha reso chiaro a chiunque che il metano ci dà qualche cosa di più di una mano, come recitava anni fa un celebre spot della Snam. Il gas alimenta gran parte delle nostre centrali elettriche e non serve solo per riscaldare casa, ma è indispensabile per garantire l’energia elettrica, in quanto noi non la ricaviamo dal nucleare e quella che produciamo con i pannelli solari, con le pale eoliche o con le centrali idroelettriche è poca cosa. Quindi, se manca il gas manca anche la corrente. In pratica, se Mosca ci chiude il rubinetto con cui ci rifornisce di metano, chiude anche mezzo Paese. Addio alla casa smart, dove tutto si controlla con un telecomando o direttamente dal telefono. Scordatevi le mille funzioni e comodità a cui ci siamo abituati, a cominciare dall’aria condizionata per raffrescare le nostre case. Sì, certo, il gas di Mosca forse si può sostituire con quello di Algeri, Tripoli, Baku o Doha, ma ci vuole tempo e comunque si passa sempre da una dipendenza a un’altra, da un regime, quello di Putin, ad altri regimi tutt’altro che affidabili. Insomma, siamo sempre ricattabili. Paradossalmente, oltre a far emergere la nostra fragilità militare (dopo quasi ottant’anni di pace il nostro esercito e i nostri mezzi non sono certo pronti per un conflitto), la guerra in Ucraina ha fatto emergere la nostra impreparazione di fronte a uno shock energetico.

Quella che un tempo era considerata la settima potenza industriale del mondo dipende da altri e non ha mezzi propri per sostenere le industrie e i bisogni delle famiglie. Questo significa non solo bollette più care se un satrapo decide di invadere un Paese, ma anche rimanere senza energia. Oh, certo, noi non abbiamo voluto il nucleare, le trivelle in alto mare, e pure le pale eoliche ci fanno un po’ schifo. Però, se vogliamo svegliarci la mattina, farci il caffè o la doccia, dobbiamo decidere. Se ci piace Greta Thunberg e siamo pronti a rinunciare all’auto per andare al lavoro possiamo continuare così. Ma se vogliamo quello che un tempo avremmo chiamato progresso, beh, è ora di fare qualche scelta.

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