Prima le violazioni di domicilio, le incursioni a mano armata e le rapine in strada riguardavano zone periferiche, oggi si registrano anche nei quartieri chic. Ferragni & co. se ne accorgono ora perché lambisce anche il loro ambiente. Benvenuti nel mondo reale.
Anche gli influencer qualche volta escono dal mondo virtuale dei post e dei selfie e si confrontano con il mondo reale. Succede così che Chiara Ferragni, abbandonato l’appartamento vista cielo nel quartiere chic di Milano, si accorga che la capitale economica del Paese è insicura. Lo ha messo nero su bianco in un messaggio diffuso via Facebook e Instagram. Un appello accorato al sindaco Giuseppe Sala, per dirgli che «la situazione è fuori controllo» e comunicargli che «c’è bisogno di fare qualche cosa per i nostri figli». L’allarme era accompagnato da una denuncia: «Sono angosciata e amareggiata dalla violenza che continua ad esserci a Milano. Ogni giorno ho conoscenti e cari che vengono rapinati in casa, persone fermate per strada e derubate di tutto». Sì, ha scritto proprio questo: ogni giorno. Ora, non conosco l’ambiente frequentato dalla fondatrice del sito The Blonde Salad, ma a naso mi pare difficile che quotidianamente parenti e amici siano vittime di incursioni di malviventi tra le mura domestiche o di scippi a mano armata. Le statistiche dicono che le effrazioni negli appartamenti del capoluogo lombardo sono in diminuzione da tempo. In dieci anni sarebbero calate del 29 per cento e il confronto fra 2019 e 2021 (escludendo il 2020, quando causa Covid tutti erano agli arresti domiciliari e dunque per ladri e rapinatori era più difficile violare le dimore milanesi) segna un meno 15 per cento. Diverso il discorso se si prendono i cosiddetti reati contro le persone sulla pubblica via, che invece registrano un incremento. Tuttavia, non è questo il punto. La signora Fedez ha detto «ogni giorno» intendendo non tutti i giorni, ma che, con una certa frequenza, nella sua cerchia privata c’è chi è vittima di furti o rapine in casa ed è questo ciò che conta, ovvero la percezione del numero di reati.
Il problema è che, appunto, la percezione a Milano e dintorni è diversa da quella che raccontano le statistiche. Infatti, se i verbali di polizia rappresentano una realtà fatta di numeri, i racconti fra parenti e amici descrivono un’altra cosa, ovvero un aumento della criminalità cittadina. C’è una divergenza tra fatti concreti e percepito? Cioè le descrizioni di Chiara Ferragni non corrispondono a ciò che davvero succede a Milano? La risposta è sì e no. Mi spiego: è probabile che il numero di furti in abitazione sia diminuito, ma è altrettanto certo che i reati si sono avvicinati al centro. In altre parole, se prima le violazioni di domicilio, le incursioni a mano armata e le rapine in strada riguardavano zone periferiche, oggi si registrano anche nella Ztl, ovvero nei quartieri chic; quindi, riguardano anche i vip e non più soltanto la gente comune, che magari vive nelle aree più degradate. Ohibò: all’improvviso anche Chiara Ferragni e il mondo dello star system si accorgono che Milano è violenta, che passeggiare per le vie cittadine non sempre è sicuro, perché si può essere molestati e rapinati. I furti ci sono sempre stati e anche gli scippi, ma fino a ieri non si vedevano. O meglio, non li vedeva la gente che piace. Certo, se si sta al diciannovesimo piano, in quello che è definito il quartiere più moderno della città, circondato da un parco interno di ottomila metri quadrati, forse è difficile accorgersi di ciò che accade là sotto. Se ti muovi tra autisti e guardie del corpo, probabilmente non ti rendi conto che in piazza del Duomo, o attorno alla Stazione centrale, fiorisce una criminalità predatoria che colpisce chiunque transiti. Se non scendi in mezzo alla gente, fra le vie più affollate o nei centri commerciali, non riesci a capire il fenomeno delle bande giovanili, spesso formate da immigrati di seconda generazione, apparentemente integrati perché parlano l’italiano e vanno a scuola. Milano pare ripercorrere con ritardo la strada di alcune grandi città europee, da Parigi a Bruxelles, con le banlieue, cioè i quartieri ghetto, dove la violenza e il degrado diventano una miccia esplosiva di conflitti sociali.
Panorama se n’è occupato tempo fa dedicandovi una copertina. All’epoca si parlava di modello Milano, da contrapporre al modello «legge e ordine». Integrazione e accoglienza erano (e purtroppo sono) le parole chiave. Ma evidentemente Chiara Ferragni era troppo occupata per rendersi conto di ciò che descrivevamo in anticipo sul nostro settimanale. O forse era troppo politicamente corretta per affrontare la questione. Più delle storie raccolte fra le persone che si frequentano, valgono le cronache registrate dai giornali. Lì, se non ogni giorno con una discreta frequenza, si possono trovare notizie di bande specializzate nello svaligiare appartamenti e di altre che prendono di mira ragazze e ragazzi, le prime per molestarle e i secondi per derubarli.
Certo, di questi articoli non si è parlato durante la campagna elettorale che ha rieletto Beppe Sala, perché si preferiva descrivere una Milano scintillante e alla moda. Ma sotto il vestito non è vero che non c’è niente, come diceva un celebre film. Qualche cosa c’è: ovvero il declino di una città molto cool, che dietro i locali trendy nasconde una realtà che lo è molto meno, anche se ti colpisce solo quando si avvicina. Una volta, durante una trasmissione, spiegai alla sociologa di turno che il disagio causato da un’immigrazione non governata non lo si poteva sentire in via Manzoni, nel centro cittadino, ma lo si poteva osservare nei condomini delle periferie. Ferragni & co. se ne accorgono ora perché lambisce anche il loro ambiente. Benvenuti nel mondo reale.