Prima le università americane, poi quelle inglesi: vogliono eliminare la lettura di classici «sgraditi», per le più futili e stupide ragioni. Ma così si abbattono le radici della nostra civiltà.
Ho l’impressione che alcune università, prima statunitensi, e ultimamente anche inglesi, stiano dando un po’ di matto. Son fuori come dei balconi o, se preferite, come dei plateatici. Cominciarono quelle americane sostenendo che si doveva limitare se non eliminare la lettura dei classici greco-romani perché sarebbero stati razzisti in quanto esaltavano l’uomo bianco.
Poco conta che la Grecia antica sia stata la patria della filosofia occidentale delle prime forme di democrazia, delle importantissime opere che hanno impregnato di sé tutta la storia dell’arte fino ai nostri giorni. Poco o nulla evidentemente conta che Roma sia stata patria del diritto sulla base del quale si sono sviluppati le leggi, i codici e qualche costituzione di Stati americani anche nel recente passato.
Insomma poco conta essere in possesso di quella cultura storico-filosofico-artistico-letteraria senza cui non si riesce a capire in che mondo siamo, perché è fatto così, quali valori conserva, quali tesori custodisce ed è bene che continuiamo a custodire. Se non li convince la cultura della quale sono evidentemente carenti, almeno li convinca la botanica: provino a tenere in vita un albero con solo il fusto, i rami e le fronde avendone precedentemente e accuratamente tagliato le radici.
Con stupore – classico degli idioti – si sorprenderanno che di lì a poco troveranno l’albero secco. Lo stesso, esattamente lo stesso vale per una civiltà. Solo che di alberi possiamo piantarne e farne crescere altri. Con la tradizione culturale non funziona così: se quell’albero secca poi non lo si recupera perché cade nel dimenticatoio. Ora è la volta delle università inglesi che hanno cominciato a fare una specie di Index librorum prohibitorum (così come fece la Chiesa, per la verità commettendo anche palesi errori – per esempio nel caso specifico di Galileo de’ Galilei) con Papa Paolo IV nel 1559; indice poi aggiornato periodicamente fino alla sua abolizione il 15 novembre da parte di Paolo VI a seguito del concilio ecumenico Vaticano II. Prima dell’abolizione vi finirono iscritti anche Jean-Paul Sartre, André Gide, Alberto Moravia e tanti altri.
Tornando al Regno Unito, si stanno raggiungendo livelli di ridicolaggine che hanno ormai superato ogni barriera accettabile o anche solo sopportabile. Il Times ci ha aperto addirittura il giornale perché la cosa è talmente mostruosa che non poteva essere trascurata. Secondo questi atenei, e non stiamo parlando di centri minori, esempio consigliabile non far leggere l’opera di William Shakespeare Sogno di una notte di mezza estate perché potrebbe provocare shock nervosi negli studenti universitari – evidentemente considerati emeriti cretini – per il «classismo» che contiene la straordinaria opera teatrale dell’immenso autore inglese. Oppure meglio mettere in soffitta o in cantina Oliver Twist di Charles Dickens perché contiene «abusi su minori».
Ma vi rendete conto che siamo alla follia? Allora del Marchese de Sade cosa ne vogliamo fare, e dei libri e dei film del nostro Pier Paolo Pasolini? Vogliamo bruciare Ragazzi di vita? O forse, nel caso di Dickens, dobbiamo promuovere una campagna che suggerisca la posa di un mezzo busto che lo raffigura in ogni fabbrica del mondo perché anche grazie alla sua opera è stata fatta luce sulle condizioni di lavoro della Seconda rivoluzione industriale, con la conseguente creazione di tutele per i lavoratori, e dei diritti dei bambini. Stessa sorte per Jane Austen, Agatha Christie e Charlotte Brontë.
Ha scritto bene il noto giornalista di Sky, Trevor Philips, presidente dell’Associazione per la libertà di espressione Index on Censorship: «La cancellazione dei libri sulla brutalità del razzismo, come quello di Whitehead (vincitore del Pulitzer per La ferrovia sotterranea del 2017, dove parla della schiavitù e del razzismo, ndr), da parte dei cosiddetti antirazzisti è semplicemente un vergognoso razzismo istituzionale». Cosa volete che aggiunga? Più chiaro di così, difficile esserlo. Sono pazzi scriteriati. Punto e basta.
