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Una Chiesa che non appoggi quei «pescatori di uomini»

Una Chiesa che non appoggi quei «pescatori di uomini»

L’editoriale del direttore

Ho la sensazione che se si facesse un sondaggio, la maggior parte dei fedeli disapproverebbe i finanziamenti che la Chiesa avrebbe elargito in favore di Mediterranea, la Ong fondata da Luca Casarini (come svelato da Panorama)


Perché nasconderti se fai del bene? È la domanda che mi sono posto per giorni, da quando Panorama ha rivelato i finanziamenti che le diocesi, con la benedizione della Cei, hanno eseguito in favore di Mediterranea, la Ong fondata da Luca Casarini per il salvataggio dei migranti. Se davvero gli alti prelati sono convinti che quella dell’ex leader delle Tute bianche, più noto per gli scontri in piazza e l’occupazione di case che per le opere di bene, sia una missione da sostenere e incrementare, perché non dichiararlo? Perché non farne una campagna pubblica, chiedendo ai fedeli di sostenere l’iniziativa con tanto di conto sui cui far affluire le offerte? Quando vuole farsi carico di un’iniziativa, che sia un ospedale in Africa o un aiuto ai cristiani che soffrono, la Chiesa sa come fare e ha mille canali per rendere pubblica un’iniziativa. Oltre alle messe in parrocchia, ci sono i media cattolici, dall’Avvenire per finire a Famiglia cristiana. Tuttavia, né dal pulpito né dalle pagine dei giornali vicini la Conferenza episcopale italiana, ha mai sentito il bisogno di dichiarare ufficialmente di sostenere Casarini e il suo gruppo di «pescatori di uomini». Forse se ne vergognava?

La risposta che mi sono dato è la seguente: innanzitutto, dichiarare urbi et orbi che un antagonista proveniente dai centri sociali era diventato un nuovo pastore di anime non dev’essere sembrato popolarissimo fra i presuli. Unire il nome di Santa madre Chiesa a quello di uno che santo non è, ma ha pure qualche condanna sul capo, forse dev’essere sembrato troppo pure ai vescovi. Infatti, dopo che Panorama ha svelato il flusso finanziario a favore di Mediterranea, uno solo – vale a dire Erio Castellucci, alla guida della diocesi di Modena – ha avuto il coraggio di dichiararsi, mentre tutti gli altri, che pure erano tirati in ballo per i soldi versati, hanno preferito la linea del silenzio, evitando di dare pubblicità a quei soldi presi dall’«otto per mille» e dalle offerte dei fedeli. Eppure, è difficile immaginare che una decisione del genere, di versare decine di migliaia di euro a una Ong peraltro finita nelle indagini della Procura di Ragusa per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, sia stata presa da un singolo, all’insaputa dei vertici.

Possibile che prima di staccare l’assegno, non ci siano state valutazioni e che nessuno abbia pesato il rischio di affiancare l’immagine della Cei a quella di un contestatore? Di certo, la decisione è stata presa dopo una serie di considerazioni che hanno fatto pendere la bilancia a favore del sostegno a Casarini. Dunque, torno alla domanda iniziale. Perché, una volta svelati i giri di denaro, tenere la bocca chiusa e non rivendicare l’aiuto alla Ong? E qui la risposta si fa più articolata, perché si mischia non soltanto all’indagine di Ragusa, ma alle trame vaticane che vanno oltre l’attuale Pontefice. Probabilmente, quando i vertici della Cei hanno benedetto Casarini e compagni, si sono fatti prendere la mano da qualche prete un po’ troppo sbilanciato, come il cappellano della Mare Jonio, don Mattia Ferrari, che a leggere le conversazioni trascritte dagli inquirenti dopo l’avvio dell’indagine siciliana, si dimostra molto attivo. Il giovane sacerdote di Nonantola imbarcato con Mediterranea, ha fatto da ufficiale di collegamento con i vescovi e le alte gerarchie della Cei, esponendo fior di cardinali, sebbene non avessero alcuna colpa, nei fascicoli dell’inchiesta.

Nelle chat che don Mattia si è scambiato con Casarini e compagni, ricorrono con una certa frequenza i nomi del presidente della Cei, Matteo Zuppi, e anche di altri monsignori assai vicini al Papa. Si parla di incontri ad alto livello, ma soprattutto si parla di soldi, chiodo fisso del gruppetto di contestatori convertiti sulla via di Lampedusa. Ma se davvero ci sono stati questi frequenti contatti e se è altrettanto confermato che si sono verificati ripetuti versamenti, perché nasconderlo se le operazioni sono legali e regolari?

E qui entrano in gioco le manovre per il prossimo conclave, quello che dovrà nominare il futuro Papa. Non è un mistero che dopo tre pontefici stranieri (un polacco, un tedesco e un argentino), Santa romana Chiesa vorrebbe puntare su un italiano. E il più quotato è l’attuale presidente della Conferenza episcopale, Matteo Zuppi, presule descritto dai giornali come un prete di strada, più attento ai problemi della povera gente che a quelli delle élite. Certo, scoprire che il cardinale in pole position per assurgere al soglio di Pietro frequentava anche il trono un po’ meno santo di Casarini non è un bel biglietto da visita per chi voglia presentarsi come un pastore in grado di unificare la Chiesa. Può darsi che mi sbagli, ma ho la sensazione che se si facesse un sondaggio, la maggior parte dei fedeli disapproverebbe l’aiuto a un gruppo di contestatori che voleva usare anche il mondo cattolico per disarticolare il sistema. Già, perché dietro la conversione ostentata, Casarini rimane Casarini, il disobbediente che sognava la rivoluzione. Non quella di Cristo, ma di Marx. E per quanto a volte la teologia della Liberazione abbia avvicinato il pensiero del primo al secondo, la Chiesa cattolica resta ben separata dalla chiesa rossa predicata dai compagni.

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