Tra le varie follie dell’Europa c’è quella, ancora vigente, che le case automobilistiche paghino le multe, a partire da quest’anno, se non raggiungono gli obiettivi di emissione di anidride carbonica. Detto in altre parole, se le case automobilistiche non vendono auto elettriche vengono multate. Sarebbe come dire, in Europa, a tutti i negozi di frutta a verdura, che se non vendono in prevalenza cetrioli, carote e banane (assumiamo questa ipotesi per la simile conformazione dei due ortaggi e del frutto e anche per le simbologie ad essi connesse) verranno multati. A quei cervelloni di Bruxelles sfugge che il mercato è fatto di domanda ed offerta che sono vicendevolmente libere, a meno che non si voglia, per obbligo, far acquistare determinati prodotti ai consumatori e quindi farli produrre ai produttori. Ci provò l’Unione Sovietica ma non andò bene. Come diceva Montanelli, i comunisti amano a tal punto i poveri che quando governano loro i poveri generalmente aumentano. Non sappiamo se la signora Ursuloska von der Leyenoska abbia in testa il modello della cosiddetta economia pianificata che si oppone a quello dell’economia di mercato. Forse però è elevare troppo il dibattito che è molto più povero e teoricamente nullo. I dati indicano che l’anno scorso le vendite dell’auto elettrica sono letteralmente crollate per due semplici fattori: costano troppo e mancano le colonnine di ricarica. Sarebbe come far funzionare la cucina di un ristorante senza il gas.
Quest’anno, in aprile, le vendite di Tesla sono precipitate dell’81% in Svezia e del -60% in Francia, oltre ai nuovi crolli in Danimarca e Portogallo. In Svezia si sono vendute 203 auto rispetto allo stesso mese dell’anno precedente e la Francia ne ha vendute 863 cioè nulla. In Italia è noto che Stellantis, con l’auto elettrica, ha preso una serie di ceffoni che l’ha confusa talmente tanto che, come dice un proverbio, alla fine dopo averne presi tanti preferì darseli da sola.
Ma non basta, la rivale di Tesla, la cinese Byd, ad aprile ha venduto 380.000 nuove auto marcando un +20%. In sintesi, l’Europa è riuscita nel duplice obiettivo di distruggere il settore automotive europeo, alla cui distruzione ha partecipato anche Tesla, e favorire sia il mercato delle batterie elettriche cinesi che il mercato delle auto elettriche cinesi. Complimenti vivissimi e standing ovation a questo gruppo di cervelli che ha fatto più danni della grandine quando viene nei vigneti a settembre tempo di raccolta. Ebbene, di fronte a questo disastro che è totalmente stato causato dalla Ue e dalle decisioni scellerate della Commissione europea, che non è stata capace di fare la cosa essenziale «obbligatoria» quando si adotta un provvedimento di politica economica, e comunque di regolamentazione del mercato: prevedere gli effetti di tale provvedimento e non adottarlo nel caso in cui tale provvedimento risulti – come avrebbe detto il fondatore dell’economia sociale di mercato, cui si rifà il Trattato dell’Unione Europea, Wilhelm Röpke – «non conforme al mercato», cioè che produrrà effetti negativi non rispettando le regole base del mercato stesso. E meno male che si rifanno all’economia sociale di mercato. Evidentemente non sanno neanche di che si tratta, forse l’hanno citata perché suonava bene, diciamo che nella loro testa ha contato più l’espressione che il contenuto. Di solito questo fenomeno riguarda gli imbecilli.
Ebbene, siamo a maggio, e ieri è stato fatto un accordo tra il Ppe, i Socialisti, e Renew Europe per votare a favore di una procedura d’urgenza durante la plenaria in programma a Strasburgo, martedì prossimo, per evitare che le case automobilistiche paghino le multe nel 2025 per il succitato mancato raggiungimento degli obiettivi di emissione. Ha detto il portavoce del Ppe, al Parlamento Ue, Daniel Köster: «Non è il momento di penalizzare l’industria dell’auto». Ma almeno abbiate la compiacenza di stare zitti. Lo state facendo con un ritardo di almeno un anno, avete lasciato che l’automotive andasse in crisi in tutta Europa, non avete previsto aiuti per le fasce più deboli costrette ad acquistare un’auto elettrica, non avete previsto un piano e gli investimenti relativi per impiantare le fonti di rifornimento, avete aspettato a rivedere le vostre posizioni sordi a quanto vi ha ripetutamente detto il comparto automotive, spinti al Green deal dagli interessi della Germania che ha subito il maggiore smacco, e vi rinvenite a maggio 2025? Ma veramente c’è da dubitare del livello di motilità neuronale dei vostri cervelli. Un’università russa, quella di Rudn, ha fatto una scoperta della quale ha scritto un giornalista automobilistico italiano, Daniele Bianchi, che potrebbe frenare le auto elettriche con la creazione di un motore diesel ecologico. Questo team dell’università ha sviluppato un sistema in grado di far funzionare i motori diesel con olio di colza, un’alternativa sostenibile ai tradizionali combustibili fossili, un’alternativa alla crescente dipendenza da motori a batteria che offre una nuova visione fattibile e diversa al futuro dei trasporti.
Con ciò non vogliamo dire che questa sia la soluzione definitiva ma, a confronto dei veicoli elettrici, offrirebbe un impatto ridotto nella produzione di questi veicoli, semplificherebbe di molto il riciclaggio degli stessi veicoli che, nel caso di quelli a batteria, è molto complesso, ridurrebbe significativamente la dipendenza dai fossili e le emissioni di CO2. Da anni c’è chi sostiene che le prospettive del futuro possano dipendere dai biocarburanti ma l’Europa ragiona e vede il futuro come i cavalli, indossando paraocchi laterali alle loro teste, dal contenuto incerto e, come si diceva di alcuni militari, «muro o non muro tre passi in avanti».
Ora io dico, ma non si può investire, o meglio, non si poteva investire in ricerca di fonti alternative che diminuissero le emissioni senza fissarsi in modo irragionevole e non provato sugli effetti salvifici dell’auto elettrica? Ma è mai possibile che non riescano a cambiare idea neanche di fronte alle evidenze di un mercato e di un’industria non in grado di reggere?
Ma qual è, per questi strateghi dei fallimenti, la fonte dalla quale devono prendere informazioni per verificare le loro decisioni se non il mercato? Lo Spirito Santo di questi tempi è occupato con il Conclave e quindi non possiamo invocarlo e distrarlo per operare un miracolo e illuminare le menti di un gruppo di mentecatti. Ci affidiamo alla buona sorte. So perfettamente che è poco, ma meglio quella che la sorte designata da quei burotauri che vagano nei palazzi del potere europeo.