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Perché mi comprerò una cabina telefonica

Perché mi comprerò una cabina telefonica

A Pavia verranno eliminate le ultime venti. Ma che nostalgia per quei luoghi che hanno «ascoltato» tante vite…


Entro agosto a Pavia saranno smantellate le ultime venti cabine telefoniche. Le nostre vecchie carissime cabine telefoniche. Ognuna di esse potrebbe, attraverso le conversazioni che vi sono state fatte, offrire materiale per un romanzo. Lì dentro è passato un pezzo della nostra vita. Quella che oggi si è pericolosamente spostata nei telefonini e nei social. Lo ha stabilito l’Agcom (l’Agenzia per le comunicazioni): Tim non è più obbligata a garantire il servizio e può ridurlo. Naturalmente c’entra l’Europa con i provvedimenti per la modernizzazione delle telecomunicazioni. Saranno garantite le postazioni in ospedali, caserme, carceri, scuole, centri di accoglienza perché svolgono ancora una funzione sociale. Oltre a quei luoghi dove non ancora coperti da rete mobile.

Detto per inciso: va bene la modernizzazione delle telecomunicazioni ma, visto che si sono occupati della curvatura delle banane, non potrebbero far pagare le giuste tasse ai colossi del web e di tutelare i minori perché non cadano nella trappola della dipendenza digitale? In Italia (dati 2020) i dipendenti digitali erano 300 mila, soprattutto ragazzi.

Ma era un inciso. Torniamo alle nostre amate cabine telefoniche. Dicevo che sono state lo spazio che ha visto pezzi di esistenza di tante persone e anche, spesso, se non risse, discussioni accese di coloro che facevano la fila maledicendo, con veri improperi, quel poveretto attaccato alla cornetta per interminabili minuti.

Il caso più frequente era quello dei militari. Quando vedevi un militare nella cabina telefonica immaginavi una tasca piena di gettoni al limite dello sfondamento. Il suddetto doveva fare almeno due telefonate, una alla famiglia e una alla fidanzata. Quando con la fidanzata si passava dalla conversazione amorosa alla lite, per presunte o reali corna, conveniva immediatamente andare a fare la fila in un’altra cabina.

La cosa si prolungava oltre un tempo decente. Qualcuno, mi ricordo nella mia giovinezza, in via precauzionale, bussava alla cabina e chiedeva: «Sei un militare?», se il poverino rispondeva sì, quello che aveva bussato rispondeva: «O’apito, qui si fa notte, è meglio cambia’ ‘abina». Qualcun altro azzardava anche di più, bussava e chiedeva al poveretto o alla poveretta di turno: «Sei al telefono con la ganza o col ganzo?». Qui le citazioni potevano essere le più diverse ma la più diffusa era: «Perché ‘un ti ‘ompri una padella antiaderente e ti fai una bella padellata di cazzi tuoi?». Versione gentile del più rude: «Fatti i cazzi tuoi e della tu’ moglie (o marito a seconda del soggetto, ndr)».

A me, quando vengono smantellati oggetti che appartengono al passato, prende un po’ di nostalgia. Sarà l’età, sarà che questi smantellamenti indicano il passaggio definitivo a un’epoca di cui non vado pazzo: quella degli smartphone e dei tablet. E poi, non ho vergogna a dirlo, mi prende anche un po’ di nostalgia per un mondo che non c’è più e mi piaceva tanto.

Le cabine sono state, come raccontavo, il luogo preferito per i trombati (lasciati) dalle rispettive o dai rispettivi, per i celeberrimi squillini di verifica che poi non servivano a una beata mazza perché ella o ello erano magari in una Cinquecento in campagna con il nuovo amato o la nuova amata e, dopo aver ribaltato i sedili, operavano allegramente sotto la protezione di Eros o, nei casi più spinti, di Dioniso. Se era inverno i vetri appannati facevano da protezione. Se era estate e il luogo affollato, i vetri venivano coperti con i giornali.

Erano poi la meta obbligata per le chiamate anonime e qui l’arco è ampio: si andava da quelle che informavano il marito o la moglie delle corna subìte (magari lo stesso che telefonava ne aveva così tante in testa che avrebbe potuto fare da attaccapanni, ma si divertiva così); o potevano essere telefonate anonime della malavita e qui si passava a cose più serie, pericolose, terrificanti.

Poi c’erano coloro che telefonavano dalla cabina perché non avevano il telefono in casa, oppure avevano il telefono duplex il cui abbonamento costava meno perché era una specie di abbonamento a due famiglie, con il problema che quando telefonava una famiglia l’altra non lo poteva fare. Se chi non aveva il telefono in casa andava alla cabina e beccava una famiglia col duplex erano problemi seri, poteva passar lì un’ora. In caso di pioggia, si rifugiava dentro sperando che non arrivassero altri che volevano telefonare come lui.

Insomma, amori, passioni, tradimenti, telefonate di necessità, soggetti che uscivano con il sorriso o il volto rigato di lacrime, telefonate criminose, quanta vita è passata attraverso quelle cornette e dentro quelle cabine. Il mondo va avanti ma il rimpianto rimane per uno spazio che per molti lettori e lettrici ha voluto dire certamente tanto. A me la notizia ha intristito, poi ci ho ragionato su e mi sono detto: il mondo va così. Magari ne compro una e me la piazzo in casa. Ma la voglio a gettoni non con la scheda.

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