Beppe Sala si rilancia come interprete in un video rap. Milano, intanto, va sempre peggio. Ma il primo cittadino, parole sue, ne è responsabile solo al 20 per cento…
E lui, il sindaco, fa l’attore. Milano è la città più insicura d’Italia, le notizie di stupri e aggressioni si moltiplicano, i vip si lamentano, le ragazze inzeppano i social con i video che raccontano la loro paura a girare per il centro, intere zone sono nelle mani dei criminali, e lui, Beppe Sala, il sindaco che dovrebbe amministrare Milano, che fa? L’attore, appunto. Recita in uno spot dark, notte e luci sul tetto di un grattacielo. Fa pubblicità al ritorno di un gruppo rap, il Club Dogo. Fa il piacione, insomma. E fa da spalla a Claudio Santamaria, come se fosse Valeria Golino o Claudia Pandolfi in una serie Tv. Cipria e cinepresa, ciak si gira, mentre in città regnano il caos e il degrado.
Che ci volete fare? Forse nessuno ha avvertito Sala che lui non è lì per far pubblicità ai gruppi rap e per compiacersi negli sketch con Claudio Santamaria. E così, di fronte al disastro sicurezza nella sua città, lui svicola. Si nasconde. Si traveste da vittima. Del resto è o non è un attore? Infatti: da attore consumato se la prende con i giornalisti, razza di testoni, che si ostinano a fargli domande sulla sicurezza, anziché dirgli quanto è bravo a fare gli spot per i rapper. Una volta dice a una cronista che è maleducata, perché non rispetta l’ordine del giorno delle domande da lui stabilito. Un’altra volta accusa una seconda cronista di essere mossa da oscure forze politiche. Sala è un bravo attore e così può fingere di crederci davvero: alla fine attacca Mediaset. Ecco, sicuro: se Milano è insicura la colpa è di Mediaset. In effetti: com’è che ci sono trasmissioni che si intestardiscono a far vedere Porta Venezia nelle mani dei clandestini e la Stazione centrale ridotta a Bronx, anziché mandare in onda a reti unificate il duetto fra Sala e Santamaria?
L’altra recita che riesce bene all’attore Sala è quella della nota pièce «io non c’entro nulla». Si tratta di un testo piuttosto abusato sui palcoscenici della politica italiana, ma che fa sempre il suo effetto. Il copione è noto: se c’è un problema prima lo neghi, poi lo neghi ancora, poi lo neghi per la terza volta, poi quando non puoi più negare, dici che è sicuramente colpa di qualcun altro. Nel caso, il problema della sicurezza è colpa di altri apparati dello Stato. Non certo del Comune che, dice l’attore Sala, è responsabile solo al 20 per cento. Venti per cento, proprio. Non è un modo meraviglioso per svicolare da ogni accusa? Ammirato di cotanto genio teatrale, non posso che imparare e dichiararmi fin d’ora responsabile solo al 20 per cento di quanto scritto in questo articolo.
Perché la realtà è che se Milano si trova in questa situazione, in cima alle classifiche dell’illegalità, nella morsa dell’insicurezza, l’attore Sala, al di fuori della recita, ha enormi responsabilità. E lo sa benissimo. Ha responsabilità perché ha sempre predicato l’avanti c’è posto, più immigrati, l’accoglienza non si tocca, senza accorgersi che dell’accoglienza in città dilagavano irregolarità, clandestini e degrado. Perché ha sempre preferito mandare i vigili a fare multe agli automobilisti, anziché mandarli a evitare furti, spaccio e rapine. Perché ha perso tempo, soldi ed energie a costruire la città dei calzini arcobaleno e delle piste ciclabili assurde, anziché prestare attenzione al grido d’aiuto che veniva dai cittadini spaventati. Anzi, lui quel grido d’aiuto l’ha sempre minimizzato. Se non preso in giro.
Era il maggio del 2017, più di sei anni fa. La Questura di Milano, dopo che alcuni agenti di polizia erano stati circondati e aggrediti, organizzò un blitz alla Stazione centrale. Il sindaco (non ancora attore) Beppe Sala insorse: «Operazione non concordata», disse. E tirò le orecchie al questore, dicendo che anziché ai blitz per la sicurezza, avrebbe dovuto pensare a dare più permessi di soggiorno agli stranieri. Da allora Sala ha continuato a rintuzzare chiunque gli parlasse di allarme sicurezza. «Fenomeni enfatizzati», diceva nel febbraio 2022, sventolando grafici a suo uso e consumo. Allarme sicurezza? «Un’opinione», ripeteva il 14 luglio 2022 rispondendo all’influencer Chiara Ferragni. Allarme sicurezza? «Una balla», replicava una settimana dopo, con assai meno gentilezza, ad un avversario politico. E poi aggiungeva elogi sullo «splendore» di Milano e sulla elevata «qualità della vita della medesima».
Tutto merito suo, ovviamente. Lo splendore, la qualità della vita, la presunta sicurezza. Ora però che lo splendore si è appannato, la qualità della vita in città deve fare i conti con il crescendo di scippi e stupri, e la sicurezza si è rivelata per l’appunto solo come presunta, ebbene, Beppe Sala scopre all’improvviso che lui in tutto ciò c’entra poco o nulla. Solo il 20 per cento. Del resto come non capirlo? Lui fa l’attore, si sa. Il sindaco è un’altra cosa.
