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Alla ricerca della Nunzia perduta

Alla ricerca della Nunzia perduta

L’editoriale

L’editoriale del direttore Maurizio Belpietro, che lancia un appello per scoprire che fine ha fatto il ministro del Lavoro. Missing in action da mesi.


Ho deciso di usare l’editoriale di questa settimana per lanciare un appello. Mi rivolgo a Federica Sciarelli, che su Rai 3 conduce una seguitissima trasmissione televisiva dedicata alle persone scomparse. Ma chiedo anche a Gianluigi Nuzzi, che su Rete 4 ogni settimana si occupa di risolvere alcuni tra i più misteriosi gialli italiani. Colleghi, vi prego, aiutatemi a scoprire che fine ha fatto il ministro del Lavoro del governo Conte bis. Infatti, da quando nel settembre dello scorso anno è stata nominata, Nunzia Catalfo ha fatto perdere le proprie tracce. Di lei, di cui non si sapeva nulla prima che giurasse nelle mani di Sergio Mattarella, dopo la sua uscita dal Quirinale si sa ancora meno.

Alcuni assicurano di averla vista allontanarsi per dirigersi verso la sede del ministero del Lavoro, in via Veneto a Roma. Tuttavia da mesi non si ha più alcuna sua notizia e, nonostante siano stati diffusi parecchi annunci affinché si facesse viva con qualcuno, nessuno ha ricevuto risposte o segnalazioni. Della parlamentare grillina, che ha ereditato il difficile compito che un tempo con la maggioranza gialloverde fu di Luigi Di Maio, non si ha evidenza di interviste in tv e neppure di partecipazioni a qualche talk show, dove in genere i politici fanno a gara pur di apparire. Per ottenere dieci minuti davanti alle telecamere ci sono onorevoli che sgomitano come matti, perché farsi vedere in video per loro è una ragion d’essere, altrimenti vanno in crisi da astinenza da intervista.

Nunzia Catalfo invece no, lei non è di quelle che urlano e strepitano fino a che non si spalancano le porte dello studio televisivo. No, lei già prima di diventare ministro se ne stava zitta nel suo angolo, senza che nessuno sapesse a che cosa pensasse, né se il silenzio fosse il segno che stesse pensando qualche cosa. Come detto, il mistero si è poi infittito quando a qualche grillino è venuta la balzana idea di farle sostituire Di Maio. Da quel momento Nunzia Catalfo si è inabissata nelle acque del mercato del lavoro come un sommergibile nella Fossa delle Marianne. Da allora è sparita. L’hanno cercata nelle cantine di via Veneto, nei solai e anche nei cestini del palazzone del ministero, ma senza successo.

E dire che in questo momento di lei e del suo lavoro ci sarebbe un gran bisogno. Ogni giorno, infatti, si aggiunge un grano al rosario di crisi aziendali e ogni caso è una botta all’occupazione. Una volta ci sono il Qatar e l’Aga Khan che chiudono Air Italy, la seconda compagnia aerea italiana, e lasciano a terrà 1.200 lavoratori tra piloti, hostess e assistenti di volo. Un’altra c’è Jean-Pierre Mustier, il sergente della legione straniera che guida Unicredit con l’alce di peluche, il quale dal grattacielo più alto di Milano annuncia un taglio di 6.000 dipendenti. Poi viene la Conad che, appena rilevato dai francesi i magazzini dell’Auchan, caccia 5.000 commessi.

Quindi seguono le crisi irrisolte del giorno prima, cioè quelle che il predecessore della Catalfo le ha lasciato generosamente in eredità prima di prendere il volo per il ministero degli Esteri e girare il mondo. C’è la Whirpool con i suoi 400 dipendenti, l’Alitalia con 11.000, l’Ilva che ne vuole mandare a casa 5.000, la Mercatone uno che ne ha cancellati 1.600, la Perla, cioè reggiseni e mutande da donna, che conta 130 licenziati. L’elenco è lungo e tutti i lavoratori attendono una risposta oltre che lo stipendio. Ma Nunzia non si trova e nessuno sa che cosa fare. Hanno pensato che si stesse occupando di come evitare che il reddito di cittadinanza, idea che lei aveva ispirato e messo nel programma grillino, diventasse una mangiatoia per furbi e papponi.

Tuttavia, a scoprire spacciatori con il sussidio e ballerine di lap dance con l’assegno pubblico è la Guardia di finanza, mica lei. Nel tentativo di rintracciare la ministra, si è perfino pensato che si stesse occupando di formare i navigator, ossia il personale dei centri per l’impiego che dovrebbe avviare al lavoro le decine di migliaia di persone che non hanno un’occupazione e ricevono il reddito di cittadinanza. Invece della Catalfo non si è trovata traccia neanche lì e anzi, a dire il vero, non si ha notizia neppure delle migliaia di navigator che dovevano cancellare, oltre alla povertà, pure la disoccupazione.

Dopo aver perlustrato l’intero territorio nazionale, l’unico risultato è che sono emersi dati allarmanti sui contratti di lavoro e sul Pil. Nell’industria la produzione è in caduta libera, così come lo sono le assunzioni a tempo indeterminato e il numero delle partite Iva. Insomma, ora più che mai ci sarebbe bisogno di un ministro del Lavoro che lavorasse. Dunque chiedo ad amici e colleghi di lanciare un appello ad hashtag unificati. Ti prego Nunzia, torna: ne abbiamo bisogno. Questo Paese aspetta te.

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