Paragoniamo gli aiuti per i figli esaltati dalla ministra Elena Bonetti con quelli previsti in Europa: il confronto è impietoso. Racconta di un Paese che non vuol pensare al suo futuro.
La ministra della Famiglia Elena Bonetti promette dal primo luglio di quest’anno 250 euro mensili per ogni figlio ma, mentre lo dice, mette subito le mani avanti. Al governo stanno facendo i conti per capire se i 20 miliardi stanziati possano bastare per tutti i figli. Ma io domando e dico se ci sarà una volta, prima che la generazione presente passi a miglior vita e al relativo riposo eterno, in cui a un annuncio di questi ultimi governi segua una qualche certezza su ciò che annunciano. Una volta, come in questo caso, non si sa se bastano i soldi, ma allora cosa lo annunci a fare? Ci sarà una maledettissima calcolatrice fra tutti gli uffici del governo con la quale fare una operazione piuttosto semplice, che è 20 miliardi diviso le famiglie italiane che ne hanno diritto. Vi immaginate il casino che succederà dopo aver reso questa decisione una legge se si parte con questa solfa?
Da un calcolo approssimativo, risulta una media di 150 euro al mese e, secondo alcune proiezioni, l’assegno oscillerebbe tra i 50 e i 250 euro. Mettiamo che siano 250 euro, dividiamoli per 10 euro, il costo medio di una baby-sitter all’ora non in regola, come accade nella maggior parte dei casi: il risultato sono 25 ore, che divise per quattro vogliono dire sei ore alla settimana. Ha sfortuna la ministra Bonetti perché capita in tempi di Dad, per i quali non è stato previsto nessun aiuto per una famiglia con due genitori che lavorano, tre figli e un appartamento di 70 metri quadri. In quel caso più che una baby-sitter, come è noto a chiunque viva sulla Terra e non su Marte, ci vuole un domatore da circo. Tenete voi tre figli davanti al computer per qualche ora, mettiamo uno di sette, uno di 10 e uno di 15 anni, cosa succede in quella casa? La troveranno ancora in piedi i genitori al ritorno dal lavoro?
Questo vale per i tempi in cui stiamo vivendo, ma non cambia in tempi normali, tant’è vero che nel 2020, a fronte di 700.000 morti, ci sono state 400.000 nascite. Il che vuol dire che aumentano sempre di più gli anziani e diminuiscono sempre di più i bambini. Per alcuni ciò dimostra che sono indispensabili gli immigrati. Ma non sarebbe meglio dare un’occhiata a quel che succede in Europa e offrire aiuti alle famiglie, in modo tale che due persone che pensano di fare un figlio per avere un’idea di quello cui andranno incontro non debbano leggersi le cantiche dell’Inferno di Dante Alighieri? Perché è certo che una mamma impegnata nel lavoro e con figli piccoli – scegliete voi – fa una vita paragonabile a una bolgia o a un girone del medesimo inferno.
Secondo i dati Eurostat, l’Italia è prima in Europa per sostegno agli anziani e ultima per quello a famiglie e infanzia. Sì, proprio nella cattolicissima Italia, che, lo ricordiamo una volta in più, per quarant’anni è stata governata da un partito che si rifaceva alla tradizione cattolica per la quale la famiglia va posta al centro della società. Guardate in che stato siamo. Nel 2019 l’Italia ha investito il 28% del Pil in politiche sociali, 500,5 miliardi di euro: di questi 246,3 sono andati agli anziani, 19,5 a famiglie e infanzia, ovvero il 3,9% del totale. Non c’è dunque da meravigliarsi sulla composizione sociale di questo Paese: chiaro che avendo una popolazione anziana si spendano più di 100 miliardi l’anno per la sanità come conseguenza diretta dell’anzianità degli italiani.
Con questo non vogliamo sputare su nessun tipo di aiuto, per carità. Tutto fa, disse quell’uomo che urinava in mare. Aveva ragione ma certo questo non comportò un sollevamento degli oceani, anche nel caso in cui soffrisse di qualche forma di prostatite. Perché appunto non vogliamo paragonare – si fa per dire – i 250 euro alla minzione del soggetto di cui sopra, ma certamente sono qualcosa che somiglia a uno di quei tanti bonus totalmente inefficaci, dei quali sentiamo parlare da anni.
Volete qualche esempio ricavato dall’Europa? Partiamo dalla Francia dove è previsto un aiuto fino a 2.200 euro l’anno per chi ha bimbi piccoli. Il Paese investe 73,2 miliardi di euro, di cui beneficiano anche le famiglie con figli adottivi. Per chi ha bambini sotto i sei anni viene detratto il 50% del costo relativo all’assistenza. In Italia le detrazioni senza condizioni di reddito (norma del tutto ingiusta) sono pari al 19% delle spese per l’istruzione dal nido all’università. Il governo, inoltre, si fa carico di una parte della spesa per il pagamento di baby-sitter fino a un massimo di 85% dell’importo e un massimo di 50 euro al giorno. Il sistema tedesco garantisce a tutti i bambini l’assistenza all’infanzia, cioè a un posto in un asilo nido o in una scuola diurna.
Per quanto riguarda gli assegni familiari destinati al primo e al secondo figlio, sono 194 euro al mese, che diventano 200 per il terzo figlio e 225 dal quarto in poi. Questi sono i numeri di un’assistenza reale che presuppone una politica vera di sostegno alla famiglia. Le cifre italiane son pacche sulla spalla.