Perché Aboubakar Soumahoro, invece di parlare delle nostre copertine, non ci racconta di come sono stati spesi i soldi della cooperativa di cui faceva parte la moglie? Dovevano andare ai migranti e a quanto pare sono finiti in un resort.
Ad Aboubakar Soumahoro non è piaciuta la copertina dello scorso numero di Panorama. Un’Italia con i volti degli immigrati bianchi e neri, al parlamentare con gli stivali sporchi di fango è sembrata «un messaggio gravissimo», tanto da indurlo a commentare la «brutta pagina» di giornalismo sui social, scatenando i suoi sostenitori. Che cosa ci sia di grave nello scrivere che la crisi della nascite rischia di far sparire gli italiani nel giro di un secolo non si sa. Né ci pare che sia offensivo raccontare che, secondo alcune forze politiche e alcuni cosiddetti esperti, il problema della denatalità si risolve favorendo l’immigrazione. Sono anni, se non decenni, che ne sentiamo parlare. Anzi, c’è una corrente di pensiero che si è intestata la battaglia pro stranieri dicendo proprio che loro sono la soluzione ai nostri guai. Senza immigrati non avremo nessuno che ci paga la pensione, è la tesi detta e ridetta. La nostra economia ha bisogno di almeno 300 mila nuovi lavoratori l’anno, è il messaggio ripetuto sulle pagine dei giornali. Dunque, non si tratta di sostenere la teoria della sostituzione etnica, ma la sostituzione degli italiani ci sembra nei fatti e negli studi.
Al di là delle questioni etniche, che non erano certo argomento della nostra inchiesta, il tema che attraversa il dibattito politico è racchiuso in due parole: denatalità e immigrazione. Come si affrontano questi due aspetti del problema? Da un lato, c’è un governo che parla di favorire le nascite e la famiglia, cercando di incentivare le misure a sostegno dei nuclei con bambini piccoli. Dall’altro, c’è chi ritiene che allo spopolamento prossimo venturo del nostro Paese (ci sono stime che parlano di un dimezzamento dei residenti nel giro di cinquant’anni) si debba rispondere con la politica dei porti e delle frontiere aperte, perché un italiano che va (o muore) può essere rimpiazzato da un immigrato che arriva. È scandaloso parlarne? No, secondo me è scandaloso che non se ne parli abbastanza e l’argomento non sia fonte di un confronto aperto tra le forze politiche. Che futuro immaginano per l’Italia? Un avvenire di vecchi curati e mantenuti da immigrati? Ma siamo sicuri che questo sia possibile e soprattutto sostenibile? Non parlo di rapporti fra culture diverse, di integrazione e neppure di questioni etniche. Io guardo i numeri. Oggi, a differenza di ciò che si vuol far credere, gli stranieri non ci pagano la pensione e nemmeno pagano i servizi di cui usufruiscono. Un po’ perché molti sono irregolari, un po’ perché i loro stipendi sono talmente bassi da collocarsi nella cosiddetta «no tax area», cioè quella che versa zero imposte. Come potranno dunque sostenere la nostra economia e il nostro welfare se non contribuiscono alle spese, ma usufruiscono del sistema di tutele a carico della fiscalità generale, cioè dei contribuenti italiani? Al momento, la giustificazione economica con cui si sostiene l’accoglienza è, secondo il principale esperto di previdenza, ossia Alberto Brambilla, una bugia. E probabilmente lo sarà anche in futuro. Infatti, è vero che le famiglie di immigrati registrano un tasso di natalità superiore a quello delle coppie italiane, ma da qualche anno la percentuale è in diminuzione, quasi che una volta nel nostro Paese, il fenomeno della contrazione delle nascite colpisca anche gli stranieri.
Dunque, se togliamo di mezzo il tema economico, che cosa resta? Un grande argomento che riguarda la sicurezza, una questione di cui, nonostante fior di studi indipendenti, chi è favorevole all’accoglienza dura e pura non vuole nemmeno sentire parlare, anche se i dati e gli episodi di violenza specialmente nelle grandi città sono sotto gli occhi di tutti. Questo significa chiudere le frontiere e respingere gli immigrati a qualsiasi costo? Ovvio che no. Ma governare i flussi migratori sì, decidendo e non subendo quali e quanti stranieri vogliamo far entrare in casa nostra. Parlare di tutto ciò non è un gravissimo messaggio e nemmeno significa alimentare teorie cospiratorie. Si tratta solo di descrivere la realtà, senza adeguarsi alla narrazione che vuole etichettare come razzista chiunque affronti l’argomento. Qualche tempo fa, la casa editrice Solferino, figlia del Corriere della Sera, ha pubblicato un saggio dal titolo molto simile al nostro: Gli ultimi italiani. Sottotitolo: Come si estingue un popolo. Anche il più importante quotidiano italiano veicola messaggi gravissimi, come sostiene l’onorevole di Sinistra e Verdi? Io non penso. Semmai, mi preoccupa che i dati contenuti nel volume siano passati sotto silenzio, ignorati da chi ci governa ma anche da chi – e alludo ai giornalisti – avrebbe il compito di richiamarli alla realtà.
Ciò detto, mi rimane una curiosità: perché Aboubakar Soumahoro, invece di parlare delle nostre copertine, non ci racconta di come sono stati spesi i soldi della cooperativa di cui faceva parte la moglie? Dovevano andare ai migranti e a quanto pare sono finiti in un resort. E soprattutto: perché non ci dice che fine ha fatto il denaro raccolto per aiutare i migranti che lavorano nei campi, ma secondo alcuni è sparito nelle nebbie? Quello che ipotizzano i magistrati è sicuramente un fatto gravissimo, ma su questo il deputato con gli stivali sporchi non scrive nulla sui social.
Ps. Qualche fan di Soumahoro in risposta alla nostra inchiesta ha proposto di toglierci i contributi pubblici. Si tranquillizzino: non li percepiamo. Se pensano di imbavagliarci hanno sbagliato strategia, perché l’unico finanziamento che riceviamo è quello dei nostri lettori.
