Con l’avvento di Leone XIV, si parlava di una possibile Rerum digitalium. Un’ipotesi suggestiva che richiama manifestamente la Rerum Novarum del 1891 di Leone XIII, l’enciclica nella quale il Pontefice dell’epoca analizzava con straordinaria lungimiranza le conseguenze sociali della Seconda rivoluzione industriale. Beh, in questi primi mesi di magistero, il nuovo Papa ha spesso parlato di rivoluzione digitale, affermando con forza il bisogno di «rispondere a un’altra rivoluzione industriale e agli sviluppi dell’intelligenza artificiale, che comportano nuove sfide per la difesa della dignità umana, della giustizia e del lavoro».
Nel corso del viaggio apostolico in Turchia e Libano, fra il 27 novembre e il 2 dicembre scorso, il Papa si è spinto a denunciare i pericoli della tecnologia. Quest’ultima potrebbe infatti «accentuare le ingiustizie, invece di contribuire a dissolverle», evidenziando la necessità di «modificare la traiettoria dello sviluppo e riparare i danni già inferti all’unità della famiglia umana».
Il «fastidio» della Silicon Valley
Una dichiarazione forte che è solo l’ultima di una lunga serie, nella quale Leone XIV si è sempre mostrato sospettoso nei confronti della rivoluzione digitale, invitando i fedeli a usarla con moderazione. Il settore tecnologico americano ha deciso di reagire, complici anche gli ultimi investimenti notevoli effettuati nell’Ai. Considerati gli interessi e i capitali in ballo, infatti, molte di queste aziende sono estremamente contrarie a qualsiasi tentativo di regolarizzare il settore, e ci hanno tenuto a enfatizzare il proprio disappunto.
Già lo scorso novembre, sul suo profilo X, il Papa ha esortato «tutti i costruttori di Ai a coltivare il discernimento morale come parte fondamentale del loro lavoro; a sviluppare sistemi che riflettano giustizia, solidarietà e un autentico rispetto per la vita».
La risposta di Marc Andreessen, cofondatore del fondo di investimenti Andreessen Horowitz, uno dei più ricchi e influenti della Silicon Valley, non si è fatta «pregare» (per usare un termine cristiano). Andreessen è uno dei principali sostenitori del «tecno-ottimismo», tanto da essere autore di un vero e proprio manifesto secondo il quale «qualsiasi decelerazione dell’Ai costerà vite umane». Il cofondatore di Andreessen Horowitz aveva commentato ironicamente il post del Pontefice con un meme usato per esprimere scetticismo. Poche ore dopo, tuttavia, il tweet era stato cancellato a causa della pioggia di critiche ricevute.
Le fazioni pro e contro intelligenza artificiale
Massimo Faggioli, professore ordinario di Scienze religiose al Trinity College di Dublino, sostiene che le tensioni culturali tra Vaticano e Silicon Valley esistessero già sotto il magistero di Bergoglio, ma che il recente accordo fra Washington e le aziende tecnologiche abbia cambiato le carte in tavola. Nello specifico, sono diventati ancora più influenti personaggi del calibro di Mark Zuckerberg, Peter Thiel e Elon Musk. Faggioli li definisce dei «tecnocrati futuristi con una visione para-religiosa del loro intento di rifare il mondo e l’universo: il multiverso, colonizzare Marte, l’AI, gli studi sull’immortalità».
Il nuovo scenario «politico-tecnologico» vede da un lato i «tecno-ottimisti» e gli «accelerazionisti», che auspicano un progresso inarrestabile del settore delle AI. Dall’altro, vi sono visioni più critiche o comunque più caute e moderate, come quella di Leone XIV, preoccupato per le possibili derive sociali e religiose che questa rivoluzione potrebbe causare.
La questione del «Dio digitale»
Il fulcro della tensione riguarda la cosiddetta Artificial General Intelligence (Agi), dietro alla quale si nasconderebbe un supposto livello superiore di Ai, in grado di svolgere qualsiasi compito intellettuale esattamente come l’uomo, se non meglio. Alcuni sostengono tuttavia che l’Agi sia qualcosa di più, una specie di «Dio digitale».
Il problema è che tra gli esperti e gli sviluppatori di intelligenza artificiale sono in corso da tempo discussioni pseudoreligiose su questo tema. L’esempio più illustre è il «Basilisco di Roko», un esperimento mentale secondo cui una superintelligenza artificiale benevola, nel futuro, avrebbe la facoltà di punire chiunque ne abbia ostacolato o rallentato lo sviluppo. Diversi personaggi eminenti, fra cui Musk, crederebbero a questa teoria.
In gioco c’è il nostro futuro
Queste discussioni pseudoreligiose presentano una sfida inedita per la Chiesa cattolica, perché potrebbero influenzare il cristianesimo (soprattutto se figure di spicco come Musk credono e sostengono certe «dottrine»). Ecco perché l’elezione di un papa americano e moderato come Leone XIV è avvenuta in un momento cruciale e spiega il motivo dello scontro di questi ultimi mesi fra la Silicon Valley e la Santa Sede. L’evoluzione di questo conflitto è certamente da seguire con attenzione, perché determinerà il futuro dell’intelligenza artificiale e del cristianesimo. Insomma, il futuro dell’Occidente, e quindi di tutti noi. E speriamo di non essere costretti a pregare un «Dio digitale» nella «parrocchia del web».
