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Isis, perché l’intelligence Usa pensa che l’Italia sia un bersaglio

Isis, perché l’intelligence Usa pensa che l’Italia sia un bersaglio

Cellule jihadiste sarebbero pronte a colpire il nostro paese, oltre che la Gran Bretagna e la Germania. “Non abbiamo riscontri” dice il Copasir

La rete clandestina dell’Isis in Europa sta programmando attentati in Gran Bretagna, Germania e Italia.

La preoccupante affermazione è di un alto grado dei servizi di sicurezza americani, James R. Clapper Jr. – Director of National Intelligence –  che ha spiegato ai giornalisti riuniti per un briefing organizzato dal The Christian Science Monitor, il 25 aprile, come lo Stato islamico abbia dei nuclei operativi simili a quelli che hanno agito in marzo a Bruxelles e lo scorso novembre a Parigi.

Secondo Clapper dunque, sono più che motivati i timori espressi dai vari servizi di sicurezza dei paesi europei.

Diverso, e assai più complicato da risolvere, il problema di sapere dove sarà realizzato davvero il prossimo attentato.

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Twitter:@police_temoin

Najim Laachraoui all’aeroporto di Bruxelles il 22 marzo del 2016

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Dabiq

Immagine dalla rivista online dell’Isis, “Dabiq”

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EPA/STEPHANIE LECOCQ
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Ansa/EPA/BELGIAN FEDERAL POICE

Nella combo a sinistra Mohamed Abrini e a destra ‘l’uomo con il cappello’ dell’attentato all’aeroporto di Bruxelles.

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Ansa/Facebook/Sebastien Dana Kamran

L’arresto di Mohamed Abrini in un fermo immagine tratto da un video postato sul profilo Facebook di Sebastien Dana Kamran. Bruxelles, 8 aprile 2016.

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Fermo immagine video Polizia belga

n momento della fuga del terzo terrorista dell’aeroporto di Bruxelles, dopo l’attentato del 22 marzo 2016

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Fermo immagine video Polizia belga

Un momento della fuga del terzo terrorista dell’aeroporto di Bruxelles, dopo l’attentato del 22 marzo 2016

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Fermo immagine video Polizia belga

Un momento della fuga del terzo terrorista dell’aeroporto di Bruxelles, dopo l’attentato del 22 marzo 2016

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Fermo immagine video Polizia belga

Un momento della fuga del terzo terrorista dell’aeroporto di Bruxelles, dopo l’attentato del 22 marzo 2016

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Christopher Furlong/Getty Images

Bruxelles, contiunua in Piazza della Borsa l’omaggio alle vittime degli attentati del 22 marzo

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PHILIPPE HUGUEN/AFP/Getty Images

Bruxelles, 23 marzo 2013: il trasporto delle salme delle vittime dell’attentato alla stazione del metro di Maalbeek

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Le foto diffuse dalla polizia belga di uno dei possibili kamikaze all’aeroporto di Bruxelles, 22 marzo 2016

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Bruxelles, 23 marzo 2016, i passeggeri evacuati dall’aeroporto dopo gli attacchi terroristici hanno trascorso la notte in un centro sportivo

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Bruxelles, 23 marzo: Sonia abbraccia i suoi figli Mateo e Alessia in Piazza della Borsa, dove la folla continua a rendere omaggio alle vittime degli attacchi teroristici

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Bruxelles, contiunua in Piazza della Borsa l’omaggio alle vittime degli attentati del 22 marzo

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22 marzo 2015. Candele e fiori in Place de la Bourse/Beursplein a Bruxelles, per esprimere solidarietà alle vittime degli attacchi terroristici.

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22 marzo 2015. Cittadini raccolti intorno al memoriale improvvisato nato nella Piazza della Borsa a Bruxelles, per esprimere solidarietà alle vittime degli attacchi terroristici.

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22 marzo 2015. Cittadini raccolti intorno al memoriale improvvisato nato nella Piazza della Borsa a Bruxelles, per esprimere solidarietà alle vittime degli attacchi terroristici.

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22 marzo 2015. “Bruxelles bruxellerà sempre” scritto col gesso sulla pavimentazione della Place de la Bourse a Bruxelles.

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22 marzo 2015. Fiori e scritte con il gesso per le vittime degli attacchi terroristici in Place de la Bourse a Bruxelles.

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22 marzo 2015. Fiori e candele per le vittime degli attacchi terroristici in Place de la Bourse a Bruxelles.

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22 marzo 2015. Una statuetta che riproduce il Manneken-Pis, simbolo dell’indipendenza di spirito degli abitanti di Bruxelles, tra i fiori e le candele portate in Place de la Bourse in memoria delle vittime degli attacchi terroristici.

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22 marzo 2015. Due bambini tra le centinaia di persone radunatesi spontaneamente in Place de la Bourse/Beursplein a Bruxelles, per esprimere solidarietà alle vittime degli attacchi terroristici.

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22 marzo 2015. Fiori e candele per le vittime degli attacchi terroristici in Place de la Bourse a Bruxelles.

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22 marzo 2015. Fiori e candele per le vittime degli attacchi terroristici in Place de la Bourse a Bruxelles.

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22 marzo 2015. Un messaggio d’amore per Bruxelles scritto col gesso in Place de la Bourse a Bruxelles.

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22 marzo 2015. Fiori e candele per le vittime degli attacchi terroristici in Place de la Bourse a Bruxelles.

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22 marzo 2015. Lo sgomento sul volto di un uomo, tra le persone radunatesi spontaneamente in Place de la Bourse/Beursplein a Bruxelles, per esprimere solidarietà alle vittime.

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22 marzo 2015. Persone mano nella mano in Place de la Bourse/Beursplein a Bruxelles, per esprimere unità e solidarietà alle vittime degli attentati.

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22 marzo 2015. Un uomo suona un violoncello tra le centinaia di persone radunatesi spontaneamente in Place de la Bourse/Beursplein a Bruxelles, per esprimere solidarietà alle vittime degli attacchi terroristici.

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22 marzo 2015. Una ragazza tra le centinaia di persone radunatesi spontaneamente in Place de la Bourse/Beursplein a Bruxelles, per esprimere solidarietà alle vittime.

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22 marzo 2015. In Parlamento a Parigi, i deputati e i membri del governo francesi osservano un minuto di silenzio in onore delle vittime degli attacchi terroristici che hanno colpito Bruxelles.

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BERLIN, GERMANY – MARCH 22: A heart with the colors of the Belgian flag lies among flowers at the steps of the Belgian Embassy following today’s terrorist attacks in Brussels on March 22, 2016 in Berlin, Germany. The Islamic State has claimed responsibility for the attack in which terrorists detonated three explosives devices at Brussels airport and in a metro train and killed at least 30 people. (Photo by

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Instagram – lemondefr, disegno di Plantu

Così Le Monde accomuna il dolore per gli attentati di Parigi di novembre 2015 e di Bruxelles, marzo 2016: “L’hommage de Plantu #Bruxelles”

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Bruxelles, 22 marzo 2016, dopo l’attentato in aeroporto, passeggeri per le strade di Zaventem

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Bruxelles, 22 marzo 2016, passeggeri in fuga dopo l’attentato in aeroporto

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LAURIE DIEFFEMBACQ/AFP/Getty Images

Bruxelles, 22 marzo 2016, polizia in Rue de la Loi, evacuata dopo le esplosioni alla fermata del metro di Maelbeek

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Bruxelles, 22 marzo 2016, passeggeri evacuati dopo l’attentato in aeroporto

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Bruxelles, 22 marzo 2016, polizia nelle strade di Zaventem

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Passeggeri e staff fuori dall’aeroporto di Bruxelles dopo l’attentato del 22 marzo

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Passeggeri fuori dall’aeroporto Zaventem di Bruxelles dopo l’attentato del 22 marzo 2016

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Bruxelles, 22 marzo 2016, un’immagine dell’attentato in aeroporto

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Bruxelles, 22 marzo 2016, un’immagine dell’attentato in aeroporto.

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Bruxelles, 22 marzo 2016, un’immagine dell’attentato in aeroporto

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In un fermo immagine tratto da Sky passeggeri all’aeroporto di Bruxelles, 22 marzo 2016. Due esplosioni hanno scosso stamani l’aeroporto di Bruxelles.

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Bruxelles, 22 marzo 2016, un’immagine dell’attentato in aeroporto

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Bruxelles, 22 marzo 2016, soccorsi a un ferito dopo l’esplosione alla fermata del metro di Maelbeek

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Bruxelles, 22 marzo 2016, soccorsi a un ferito dopo l’esplosione alla fermata del metro di Maelbeek

Secondo il New York Times, le intelligence europee – spinte dagli attentati di Bruxelles, e dalle sollecitazioni dei colleghi americani – stanno finalmente collaborando e favoriscono la circolazione delle informazioni in scambi bilaterali e multilaterali fra i vari apparati di sicurezza dei paesi minacciati.

Clapper avrebbe anche presieduto, un paio di settimane fa, un incontro in Germania fra l’intelligence statunitense e i colleghi europei, per favorire lo scambio di informazioni e segnalazioni.

La scarsa collaborazione delle intelligence europee
Gli americani, in effetti, sempre più spesso evidenziano la mancanza di collaborazione fra le varie forze di polizia e di intelligence europei: una debolezza grave che può favorire le azioni dei terroristi. In alcuni casi – il Belgio è quasi un esempio negativo assoluto – le informazioni non circolano nemmeno fra le forze di sicurezza di uno stesso paese.

Il New York Times dice anche che sono soprattutto i servizi britannici e tedeschi a essere allarmati per possibili attacchi dell’Isis; oltre che, naturalmente, il Belgio e la Francia, nei cui territori ha agito la cellula che ha colpito a novembre e poi ancora a marzo.

Il numero di foreign fighters
Il quotidiano cita come fonte Claude Moniquet, un ex agente della sicurezza francese. Il quale sottolinea come la scelta dei bersagli da parte dell’Isis sia in realtà più pragmatica e meno ideologico-politica: per esempio è molto importante il numero di possibili militanti da usare in attentati già presente in un certo paese.

I paesi più a rischio
In questo senso la Francia (circa 1800), la Germania e la Gran Bretagna (fra 750 e 800) e il Belgio (450) sono sicuramente i paesi più a rischio: il numero si riferisce a individui che sono già stati a combattere in Siria e Iraq, oppure che sono chiaramente intenzionati a farlo. Resta comunque piuttosto difficile stabilire il numero di questi potenziali fighters che sono davvero attualmente in Europa.

Perché anche l’Italia
Suona comunque più sorprendente l’inclusione dell’Italia fra i paesi più a rischio. Secondo Nathalie Goulet, senatrice francese che ha guidato un comitato che ha studiato i foreign fighters, l’inclusione dell’Italia è più che altro il frutto di una scelta ideologico-propagandistica: la sede del papato, obiettivo di grande risonanza psicologica, in particolare nell’anno del Giubileo, spinge i propagandisti jihadisti a citarla spesso nella propaganda.

Non c’è riscontro, dice il Copasir
“Non c’è alcun riscontro” dell’allarme lanciato da Clapper, ha assicurato il presidente del Copasir, Giacomo Stucchi al termine dell’audizione del capo della polizia, Alessandro Pansa.

“Tutti i Paesi dell’Occidente – ha ricordato Stucchi – sono nel mirino ed è facile pensare che lo sia anche l’Italia, ma non ci sono indicazioni su una minaccia specifica o sulla pianificazione di un attentato”. Sono in media 120-130 i warning che ogni mese vengono valutati dagli organismi di sicurezza italiani.

Il capo della polizia Pansa avrebbe invece riferito che sarebbero stati fatti accertamenti e ci sarebbe stata una ricerca di maggiori informazioni in seguito all’allarme Usa. “C’e’ un attento monitoraggio – ha riferito Stucchi – sui possibili collegamenti di chi sta in Italia con terroristi di altri Paesi ed anche di chi fa propaganda per l’Isis”.

La Gran Bretagna, comunque, è il bersaglio più citato nella propaganda dell’Isis in rete, e il paese dove l’allarme – insieme con Francia e Belgio – è maggiore.

(Fonte: The New York Times, The Christian Science Monitor, Ansa).

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