Si chiama semaglutide (il principio attivo) e fino a poco tempo fa veniva prescritto solo agli obesi e ai diabetici. Ora, però, molti medici e dietologi lo danno anche a chi ha qualche chilo in eccesso, perché – garantiscono – permette di dimagrire in modo sicuro ed efficace: in media, fa perdere il 20 per cento del peso iniziale in un periodo fra 16 e 72 settimane.
Non pensava di scatenare un putiferio Darcy O’Malley, florida fanciulla di Perth, Australia, postando su TikTok un video in cui promuove un farmaco ipoglicemizzante, l’Ozempic, o semaglutide, per perdere peso. I suoi 33.300 follower l’hanno acquistato diffondendo la notizia a macchia d’olio. Risultato: l’ente di controllo dei medicinali australiano, il Tga (Therapeutic goods administration), ha chiesto ai medici generici di non prescriverlo più per dimagrire perché, per l’alta richiesta, non ne rimaneva più per i diabetici, per i quali l’Ozempic è essenziale. Il suo effetto principale infatti, nei pazienti con diabete di tipo 2, è aumentare la quantità di insulina prodotta dal pancreas – in seguito all’ingestione di cibo – favorendo il controllo di glucosio nel sangue. L’effetto «secondario», che vale per tutti, è quello di agire sul sistema cerebrale per sedare l’appetito e prolungare il senso di sazietà.
Insomma, addio peso in eccesso: quasi il 20 per cento di quello iniziale in un periodo di tempo dalle 16 alle 72 settimane. La semaglutide si inietta nell’addome con un ago indolore a frequenza settimanale, a dosi stabilite dal medico. Agli orfani della fendimetrazina, farmaco anoressizzante bandito in Italia nel 2011 per i suoi effetti collaterali, non è parso vero: dimagrire senza i morsi della fame. La novità non ha sorpreso i vip: dal 2016, data della commercializzazione del prodotto, i «famosi» ne hanno goduto grazie ai loro dietologi di fiducia, che hanno prescritto semaglutide, dulaglutide, exenatide, liraglutide (quest’ultima si inietta con frequenza giornaliera). «Sono tutti farmaci detti “incretino-mimetici” perché mimano l’azione di alcuni enzimi presenti nell’intestino» spiega Carmine Gazzaruso, professore di Endocrinologia all’Università di Milano e responsabile del Centro di Ricerca Clinico dell’Istituto Clinico Beato Matteo di Vigevano (Gruppo San Donato). «Questi enzimi hanno molteplici funzioni, tra cui ridurre la produzione di glucagone, un ormone secreto dal pancreas, di potenziare la secrezione dell’insulina quando sale la glicemia e di rallentare lo svuotamento gastrico».
Secondo le indicazioni, vanno prescritti quando attività fisica e dieta non bastano a controllare la glicemia e non si può assumere la metformina, altro farmaco antidiabetico, ma in compresse. Bisogna poi avere un indice di massa corporea superiore a 30 (essere obesi) o anche di 27, quindi in sovrappeso, con presenza di ipertensione o di apnee notturne. Il nome commerciale di questi farmaci in Italia è Saxenda o Victoza. Il prezzo è alto: una confezione da 5 penne, sufficiente per un mese, costa 288 euro. Certo, tanti chili in meno (talvolta anche 15 in 4 settimane se si segue nel contempo una dieta ipoglicemica) fanno gola. Ma gli effetti collaterali? «Sono farmaci abbastanza sicuri» risponde Gazzaruso. «Noi li utilizzavamo già da una decina d’anni per il diabete. Siccome una delle caratteristiche più importanti del diabete è l’obesità, con questi prodotti ottenevamo sia la riduzione della glicemia che il calo ponderale. Poi ci siamo accorti che non facevano scendere la glicemia sotto un certo valore, per cui li abbiamo sfruttati anche solo per la diminuzione del peso». Prima di somministrarli il paziente va studiato a 360 gradi. «Vietato prescriverli a chi ha avuto pancreatiti. Bisogna inoltre valutare tiroide, fegato e pressione. Nelle condizioni giuste non ci sono controindicazioni rispetto ad altri farmaci usati in passato».
Non fanno male quindi, ma qualche problema possono darlo. «Il medico deve spiegare al paziente che potrebbe avere nausea per il ritardato svuotamento dello stomaco. Meteorismo, stipsi, vomito». Però, facendo un confronto rischi-benefici, i vantaggi sono superiori. «L’obesità è una vera malattia, la prima causa di tutte le patologie metaboliche e vascolari. Bisogna combatterla». Ecco perché, nel prescrivere il Saxenda, vari medici sono di «manica larga», permettendone l’assunzione anche a chi, pur non obeso, ha qualche chilo in più. «Personalmente mi attengo al foglietto illustrativo. Certo, il fatto che si possa prescrivere a chi ha un indice di 27, ovvero pochi chili sopra il peso forma, è già uno strizzare l’occhio più alla dieta che alla cura dell’obesità. Ciò rende questi farmaci prescrivibili praticamente a tutti».
Raccomandati dal «bugiardino» anche la dieta senza zuccheri e il movimento fisico. Un disastro per chi ha la forza di volontà di un bradipo. «Questi medicinali sono fondamentali se non si possono fare dieta bilanciata e attività fisica» sostiene Arturo Muti, specializzato in Pneumologia e Allergologia Respiratoria al St. Martinus-Krankenhaus di Düsseldorf. «L’obesità, ma anche il “rotolone sulla pancia”, apre la porta ad apnee notturne, malattie cardiocircolatorie ed endocrine, addirittura tumori. Il sovrappeso spesso è legato alla depressione. I farmaci, se correttamente assunti, restituiscono alle persone la speranza di tornare a piacersi».
