In India in queste settimane si celebra uno dei momenti di spiritualità più significativi dei questo quindicennio. Si tratta del Kumbh Mela, una festività tradizionale le cui origini ci riportano molto indietro nel tempo: le prime tracce di abluzioni sacre di massa risalgono al settimo secolo dopo Cristo.
Il cuore della celebrazione è rappresentato dall’immersione nelle acque di un fiume sacro, che ricorda un episodio della mitologia locale. Secondo la tradizione, tutto nacque da uno screzio fra due delle numerose divinità della teologia induista: Indra, signore dei fulmini, e Durvasa, esempio di saggezza e incarnazione di Shiva. Vedendolo passare sul dorso del suo elefante, Durvasa donò a Indra una ghirlanda di fiori, che quest’ultimo però trascurò, appoggiandola su una zanna. L’elefante, incapace di comprendere il valore dell’oggetto, lo gettò a terra calpestandolo.
Infuriato per la mancanza di rispetto di Indra, Durvasa lo maledisse, riducendo all’impotenza lui e gli altri semidei con cui si accompagnava, i Deva. Questi ultimi decisero di rivolgersi a Brama, Shiva e Visnù, i quali diedero loro precise indicazioni per purificarsi. Dovettero mescolare un oceano di latte, facendosi aiutare dai loro acerrimi nemici demoniaci, – gli Ashura – e impiegando un mestolo ricavato da una montagna (anch’essa sacra) e da un gigantesco serpente.
Dall’operazione ricavarono vari strumenti magici, fra cui anche una coppa di una pozione capace di donare l’immortalità, l’Amrita. Ashura e Deva si combatterono per dodici giorni, un tempo equivalente a dodici anni dei comuni mortali. Al termine della battaglia, Visnù riuscì a impadronirsi della coppa e la portò via. Ne caddero alcune gocce di prezioso liquido sulla terra, nei fiumi dove nei secoli a venire si sarebbero svolte le celebrazioni del Kumbh Mela.
In ciascuno dei luoghi sacri il rito di purificazione viene effettuato ogni dodici anni e questa volta tocca a Prayag, dove confluiscono il Gange e lo Yamuna – punto nel quale gli induisti credono si riversino anche le acque del fiume mitologico Sarasvati, a sua volta espressione materiale dell’omonima dea della conoscenza.
Non solo: per via di una complicata convergenza astrale che si verifica solamente ogni 144 anni, il Kumbh Mela di quest’anno ha l’attribuzione di Maha (grande). Il risultato è stata un’affluenza di pellegrini colossale: lo scorso 10 febbraio, in occasione di uno dei rituali che cadenzano le celebrazioni, si sono radunati nelle acque e sulle rive dei due fiumi circa trenta milioni di fedeli. E’ possibile che questo record, che non ha precedenti nella storia umana, possa essere infranto nel corso dei rituali “speciali” programmati per oggi, lunedì prossimo e per il 10 marzo. In quella data, infatti, si chiuderanno i cinquantacinque giorni di straordinarie funzioni, nel corso delle quali decine e decine di milioni di persone si saranno bagnate nel fiume. Quanto rappresentato nella fotografia di questa settimana è soltanto un esempio, minimo, di quanto sta avvenendo ora in India.