All’esibizione virtuale del rapper Travis Scott nel videogioco Fortnite hanno assistito 27,7 milioni di persone. Che hanno pagato milioni di dollari reali per acquistare gadget di ogni tipo via web. La band coreana Bts ha venduto (a 35 dollari l’uno) 750 mila biglietti per uno show in rete. Ecco come il Covid-19 ha cambiato le regole della musica live.
I videogiochi come arene da concerto: è questo il futuro della musica dal vivo? Solo un paio d’anni fa non ci si sarebbe nemmeno posti la domanda, ma dopo la pandemia e la cancellazione di milioni di performance in tutto il mondo, la rivoluzione virtuale in tema di esibizioni live è alle porte. Un’accelerazione dettata dall’inarrestabile evoluzione tecnologica, ma soprattutto da ragioni economiche. In Italia, il business dei biglietti vale 500-600 milioni di euro l’anno, mentre negli Stati Uniti gli incassi di 12 mesi di concerti sfiorano i cinque miliardi di dollari. Un volume d’affari diminuito del 90 per cento nel 2020, solo minimamente compensato dagli show a capienza ridotta e con distanziamento andati in scena a macchia di leopardo un po’ in tutto il mondo.
Numeri da default che hanno spinto sull’acceleratore di una rivoluzione epocale, quella degli «in game concerts», esibizioni virtuali che avvengono nello scenario digitale e avveniristico di piattaforme come Fortnite. Personaggio simbolo di questa mutazione è Travis Scott, ventinovenne rapper di Houston, che durante la sua performance su Fortnite ha tenuto incollati al video 27 milioni e 700 mila utenti unici.
Un boom senza precedenti (i primi a esibirsi in questa modalità sono stati artisti molto popolari tra i teenager come Diplo, Dj Marshmello, Steve Aoki e Deadmau5) che ha spalancato le porte a nuovi scenari e nuove considerazioni sul mercato dei concerti: i virtual show hanno costi che non si avvicinano nemmeno lontanamente alle spese per l’allestimento di uno spettacolo fisico, e un pubblico potenziale infinitamente più ampio, in buona parte costituito da ragazzini che per ragioni anagrafiche non hanno mai assistito a un vero concerto. Nel mondo dei live virtuali il core business non è certo nei biglietti venduti: sulle piattaforme dei videogiochi gli incassi sono figli del merchandising virtuale, come l’avatar di Travis Scott (circa 15 dollari) e le skin, ovvero costumi e oggetti vari con cui rendere più attraente e cool il proprio personaggio preferito. Tra i più ambiti, una tuta da astronauta (20 dollari) e una custodia per le armi (cinque dollari). Senza contare poi il boom esponenziale delle canzoni di Scott sulle piattaforme streaming, con i relativi introiti in termini di royalties, e il contributo di marchi e griffe disseminati sulle scarpe, i pantaloni e le t-shirt dell’avatar del cantante.
Insomma, quel che pareva fantascienza fino a una manciata di mesi fa, ora è tra noi, a disposizione di un pubblico di giovanissimi che non ha mai sperimentato l’esperienza di stare in fila davanti a uno stadio o a un palasport per vedere di persona l’artista o la band preferita. Il fenomeno degli «in game concerts» è però solo una parte della trasformazione in corso nell’ambito della musica live. I concerti via web del futuro non sono e non saranno un’esclusiva delle piattaforme come Fortnite. L’altro elemento della rivoluzione sono infatti gli show in streaming, esibizioni che avvengono in arene vuote, trasmesse in diretta nei cinque Continenti. Niente fiction, solo realtà: un palco vero con tanto di luci ed effetti speciali e gli artisti che si esibiscono in carne e ossa senza trucchi o ritocchi virtuali.
Le potenzialità di questa formula sono enormi: lo hanno dimostrato i BTS, boyband sudcoreana che sta sbancando le classifiche di tutto il mondo collezionando un record dopo l’altro con il superhit Dynamite (101 milioni di visualizzazioni su Youtube in 24 ore). Una singola esibizione in streaming andata in scena a giugno è stata vista in diretta da 756 mila fan sparsi in oltre 100 paesi del mondo. Trentacinque dollari il costo del biglietto (25 per gli iscritti al fan club) per un incasso superiore ai 20 milioni di dollari, pari agli introiti di venti concerti «reali» in altrettante città degli Stati Uniti.
Concerti streaming in diretta, ma non solo. A svelare l’altra faccia di questa porzione di mercato ci hanno pensato gli americani Linkin Park, offrendo a pagamento sul web un vecchio concerto inedito, riproposto online per un solo giorno. In questo caso vengono venduti, insieme alla visione dello spettacolo, un «domanda e risposta» online (Q&A) con la band (12,80 dollari) e due pacchetti esclusivi di merchandising (38 e 55 dollari) creati per l’occasione.
Tra le esibizioni più gettonate di questo genere, quella di Nick Cave all’Alexandra Palace di Londra (18 euro per la visione streaming). Da solo, seduto al pianoforte al centro della platea, circondato da tecnici con le mascherine e confezioni di gel disinfettante, l’artista australiano ha sfoggiato una delle performance migliori della sua carriera. Che a breve vedremo al cinema (16, 17 e 18 novembre) e poi ascolteremo in formato cd (dal 20 novembre).
E in Italia? Lo scorso 6 settembre decine di migliaia di persone hanno inaugurato una nuova stagione collegandosi in diretta per assistere via smartphone o tablet allo show Heroes trasmesso dall’Arena di Verona (costo del biglietto 9,90 euro, ne sono stati venduti circa 40 mila) e che ha visto alternarsi sul palco, tra i tanti, Diodato, Elodie, gli Afterhours, Achille Lauro, Fedez, Marracash, Ghemon, Tommaso Paradiso e i Subsonica. Scopo della maratona era raccogliere fondi per i lavoratori della musica, rimasti senza lavoro a causa degli effetti del Covid-19.
Un buon inizio cui ha fatto seguito un altro esperimento a cura dell’heavy rock band italiana più popolare al mondo: i Lacuna Coil, che attraverso la app A-Live hanno trasmesso in streaming e a pagamento (11,50 euro) un concerto esclusivo in diretta dall’Alcatraz di Milano. Il Covid-19 ha ucciso i concerti dal vivo, ma la musica non è morta, sta mutando. In attesa di un vaccino che faccia riaprire i cancelli degli stadi, le esibizioni si sono spostate sul web. The show must go on.
