Non è stato un discorso programmatico e nemmeno un’autocandidatura. È stato molto di più. E’ stato (forse) il primo discorso del prossimo Presidente della Repubblica quello con cui Mario Draghi ha aperto il Meeting di Rimini.
Un discorso con al centro i giovani ed il loro (in parte anche nostro) futuro:
«Ai giovani bisogna però dare di più: i sussidi finiranno e resterà la mancanza di una qualificazione professionale, che potrà sacrificare la loro libertà di scelta e il loro reddito futuri».
Spazio alla cultura, e all’istruzione:
«sia l’istruzione a dover guidarci nella ripartenza e nella costruzione del futuro, settore essenziale per la crescita e quindi per tutte le trasformazioni. Bisogna essere vicini ai giovani investendo nella loro formazione perché la partecipazione alla società del futuro richiederà ai giovani di oggi ancor più grandi capacità di discernimento e di adattamento».
Immancabile anche una visone della nuova Europa:
«Speriamo che il processo decisionale torni così a essere meno difficile, che rifletta la convinzione, sentita dai più, della necessità di un’Europa forte e stabile, in un mondo che sembra dubitare del sistema di relazioni internazionali che ci ha dato il più lungo periodo di pace della nostra storia. Nell’Europa forte e stabile che tutti vogliamo, la responsabilità si accompagna e dà legittimità alla solidarietà.»
Giovani, istruzione, futuro, nuova Europa, il tutto con la voce e lo stile che piacciono tanto anche fuori dal nostro paese; una figura spendibile e credibile come poche altre in campo internazionale. Ecco Mario Draghi cui nessuno in Italia può dire di no. Persino Salvini già nel 2019 aveva dato il suo benestare per portare l’ex Governatore della Bce sul Colle più alto della politica. E se aggiungiamo che 10 giorni fa sempre il leader della Lega parlava di una maggioranza diversa da quella di governo attuale già pronta con un suo candidato per il dopo Mattarella ecco che gli indizi diventano prove inconfutabili. Perché i grillini mai e poi mai potrebbero accettare un uomo dei “poteri forti”, dell’alta finanza come loro uomo.
Manca ancora un po’ di tempo in realtà al dopo-Mattarella e, come ci hanno insegnato gli ultimi 24 mesi, nella politica italiana vale solo una regola: mai dire mai.
Ma sentendo le parole di oggi di Draghi abbiamo avuto tutti la stessa sensazione: un discorso perfetto per il Meeting di Rimini ma soprattutto per la sera del 31 dicembre, a reti e partiti unificati.
