L’acqua ricopre più del 70 per cento della superficie terrestre, dunque non vi è da stupirsi se oltre l’80 per cento del volume degli scambi commerciali mondiali avviene via mare: nel 2023 tale flusso è arrivato a toccare 12,29 miliardi di tonnellate, +2,4 per cento rispetto al 2022.
Alcune importanti rotte commerciali marittime collegano il Nord America, l’Europa e l’Asia Pacifica attraverso il Canale di Suez, lo stretto di Malacca e il Canale di Panama. Su queste rotte transita la maggior parte del traffico marittimo, ma vi sono numerose altre «vie» più brevi eppure non meno trafficate. Stanno poi gradualmente acquisendo importanza, soprattutto militare, per ora, le rotte polari artiche. L’interesse degli Stati Uniti per la Groenlandia va inquadrato proprio in quest’ottica.
C’è da dire che è impossibile evitare i “colli di bottiglia”, ovvero stretti e canali marittimi, il cui controllo è sempre più strategico in un mondo globalizzato.
La rotta più importante è quella transpacifica, che collega Nord America, Asia e Oceania. È così che arriva sulla costa occidentale degli Stati Uniti la gran parte delle merci cinesi. I principali punti di partenza includono i porti di Shanghai, Hong Kong e Shenzhen, mentre i punti di arrivo sono principalmente Los Angeles in California e Seattle nello Stato di Washington. La transpacifica passa anche per le vie d’acqua nel Mar Cinese Meridionale e per lo stretto di Taiwan. Una parte delle merci attraversa il Canale di Panama e approda in Messico e sulla costa orientale degli Stati Uniti.
C’è poi la rotta Asia-Europa, che collega i mercati di Cina, Giappone, Corea del Sud, Taiwan, Vietnam e India con Francia, Germania e Paesi Bassi. Passa attraverso il Canale di Suez, sfociando nel Mediterraneo e da lì fino al Nord Europa attraverso lo stretto di Gibilterra.
Più di un miliardo di tonnellate di merci transita ogni anno su questa rotta, spesso a rischio per via delle tensioni in Medio Oriente. Il Canale di Suez rappresenta in effetti uno dei quattro maggiori punti critici delle rotte mondiali. Dopo i lavori di allargamento del 2010, il canale è lungo ora 193 chilometri, largo 205-225 metri e profondo nel punto minimo 24 metri.
Nel 2021, il Canale fu bloccato per una settimana da una nave portacontainer lunga 400 metri, la Ever Given, che si incagliò di traverso impedendo il passaggio delle altre navi. Si creò una coda di 250 grandi imbarcazioni e molte di queste, per evitare lo stop, decisero di intraprendere la circumnavigazione dell’Africa, che comporta costi maggiori e tempi più lunghi di almeno 10 giorni.
Una scelta che hanno compiuto anche altri vascelli, più recentemente, a causa degli attacchi al traffico commerciale da parte delle milizie Houthi al largo delle coste dello Yemen, in prossimità dell’imboccatura del Mar Rosso nello stretto di Bab el-Mandeb.
Altra rotta molto importante è quella che attraversa l’Oceano Atlantico, collegando i mercati più ricchi del mondo, il Nord America e l’Europa. New York, Norfolk in Virginia e Miami sono i principali centri di smistamento negli Stati Uniti, mentre in Europa sono i porti di Liverpool, Amburgo e Rotterdam a gestire la maggior parte del traffico. Si tratta di una rotta che comprende altre vie d’acqua, come la Manica, che separa il Regno Unito dall’Europa continentale e collega il Mare del Nord all’Oceano Atlantico. Il punto meno ampio della Manica, lo stretto di Dover, vede transitare circa 400 grandi navi ogni giorno.
La rotta commerciale che collega il Sud America all’Europa, dall’Atlantico meridionale fino alle coste europee, poi, parte dai porti brasiliani e argentini per arrivare in Portogallo, Regno Unito e, attraverso lo stretto di Gibilterra, in Spagna, Francia e Italia. Lungo questa via gli scambi riguardano soprattutto materie prime e beni agricoli.
Vi sono poi due importanti rotte infra asiatiche. La prima copre la regione Asia-Pacifico e collega le economie dell’India e del Sud-Est asiatico ai porti dell’Asia orientale (Cina, Giappone e Corea del Sud). Australia e Nuova Zelanda ne rappresentano importanti propaggini. Le vie d’acqua interessate sono diverse: il Mar Cinese Meridionale e Orientale, l’Oceano Indiano e lo stretto di Malacca.
La seconda rotta asiatica rilevante è quella che collega l’Asia Orientale al Medio Oriente attraverso l’Oceano Indiano e il Mar Arabico. Le navi salpano dai porti mediorientali negli Emirati Arabi Uniti, in Oman e in Arabia Saudita verso i porti asiatici di Cina, India o Sud-est asiatico. Questa rotta è strategicamente assai critica, poiché attraverso di essa si trasporta una grossa quota del petrolio consumato in Asia. La Cina importa grandi quantità di greggio da Arabia Saudita e Iran, e le petroliere devono attraversare lo stretto di Hormuz, tra il Golfo Persico e il Mar Arabico, per giungere a destinazione.
In effetti, circa il 35 per cento dell’oro nero trasportato via mare e il 30 per cento del gas naturale liquefatto mondiale attraversano questo stretto tra Iran e Oman, che ha un’ampiezza minima di 54 chilometri. Non è un caso se Teheran abbia minacciato di bloccarlo come rappresaglia contro i recenti attacchi da parte di Israele e Stati Uniti, mettendo a repentaglio la circolazione degli idrocarburi.
Oltre a Suez, dunque, Hormuz è uno dei principali colli di bottiglia delle rotte commerciali marittime. Gli altri stretti importanti sono il Canale di Panama e lo stretto di Malacca.
A questi quattro cosiddetti “choke points” (strozzature) se ne possono aggiungere altri quattro di pari importanza: lo stretto di Gibilterra, la coppia Bosforo-Dardanelli (che permette il collegamento tra Mediterraneo e Mar Nero), lo stretto di Bab-el-Mandeb (tra Mar Rosso e Golfo di Aden) e il Capo di Buona Speranza, all’estremità meridionale del continente africano. Chi controlla una o più di queste otto strettoie, importantissime anche dal punto di vista militare, controlla i traffici mondiali.
Il Canale di Panama è lungo circa 80 chilometri e prevede l’attraversamento di un complesso di chiuse che sollevano e abbassano le navi portandole all’altro sbocco. Si tratta di un collo di bottiglia vitale, che evita la rotta attorno a Capo Horn, all’estremità meridionale del Sud America.
Lo stretto di Malacca collega il Mare delle Andamane al Mar Cinese meridionale. Circa il 25 per cento delle merci mondiali transita da qui, anche se vi sono difficoltà di navigazione per i fondali bassi (il punto più meridionale è profondo solo 25-30 metri) e il rischio, mai eliminato del tutto, di pirateria. È lungo 80 chilometri e raggiunge una larghezza minima di 2,8 chilometri, presso lo stretto di Philips a Singapore.