Per accaparrarsi tamponi, ventilatori polmonari e mascherine, tutti i Paesi (Italia compresa) hanno mobilitato i loro servizi segreti. E ora la partita si sposta sul controllo tecnologico del contagio. «Dobbiano saperne di più sulla app Immuni» dice il vicepresidente del Copasir Adolfo Urso.
L’Unità 81 è uno dei reparti ultra segreti dell’intelligence militare israeliana, che si occupa di missioni speciali. I suoi uomini hanno messo in piedi ai primi di marzo un centro di comando e controllo nell’ospedale Sheba di Tel Aviv capitanato da Yossi Cohen, il capo del leggendario Mossad. L’obiettivo è accaparrarsi, a ogni costo, mascherine, protezioni, ventilatori polmonari e informazioni su possibili farmaci e vaccini per la battaglia mortale contro il virus.
Una «guerra» di spie senza esclusione di colpi, che ha coinvolto americani, russi, cinesi, europei e mobilitato pure i servizi segreti italiani. «Hanno operato al meglio per reperire in condizioni difficili sul mercato mondiale il materiale sanitario necessario, individuare le società produttrici, accertare la validità delle offerte, sbloccare per quanto possibile gli ostacoli frapposti di varia natura, normativi e logistici» conferma Adolfo Urso, vicepresidente del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (Copasir). «Credo non sia stato un lavoro facile perché quando sono stati attivati i servizi si era già scatenata la corsa all’accaparramento. Forse occorreva muoversi prima che si propagasse il panico, quando giunsero in Italia le avvisaglie e si comprese il livello di rischio. Ma questa è una responsabilità politica» spiega Urso.
«Grazie alle nostre reti e contatti ci siamo gettati nella corsa al materiale contro il virus per battere gli altri Paesi» ha rivelato Het, nomignolo di un operativo del Mossad intervistato dalla tv israeliana Canale 12. Il governo ha ammesso che i servizi segreti avevano già procurato mezzo milione di tamponi, un milione e mezzo di maschere protettive, 10 milioni di quelle chirurgiche, tute e decine di ventilatori polmonari. Non sempre è filato tutto liscio: probabilmente in Germania i camion organizzati del Mossad sono rimasti vuoti grazie a un altro convoglio di un Paese europeo che li ha battuti sul tempo. In India, invece, materiale sanitario già imbarcato su un aereo per Israele è stato bloccato all’ultimo minuto.
La concorrenza è spietata, come in una vera guerra di spie e saltano tutte le alleanze. Gli americani avrebbero soffiato alla Francia un grosso carico di mascherine in partenza dall’aeroporto di Shanghai, pagandolo tre volte tanto. Washington nega, ma pure l’ex ministro della Sanità brasiliano Luiz Henrique Mandetta, licenziato dal presidente Jair Bolsonaro, ha puntato il dito contro gli americani: «Hanno inviato 23 dei loro grossi aerei cargo in Cina a prendersi gran parte del materiale che stavamo acquistando noi».
Anche gli uomini di Mosca non sono stati da meno: «Il governo italiano aveva ordinato dei ventilatori polmonari, ma sono arrivati i russi con una valigetta piena di soldi e ce li hanno soffiati» spiega chi lavora con la Protezione civile per garantire le forniture vitali. La squadra inviata dal Cremlino nell’epicentro del virus a Bergamo di 87 militari guidati dal generale Sergey Kikot comprende anche due o tre ufficiali dell’intelligence. «Fa parte del gioco della parti. Lo avremmo fatto anche noi come Nato se la situazione fosse al contrario. I russi ci aiutano, ma pure studiano il contagio per fermarlo a casa loro» conferma una fonte militare di Panorama.
Alexander Yumanov, Alexei Smirnov, Gennadiy Eryomin e Vyacheslav Kulish sono ufficiali russi del team esperti di pandemie e di Ebola. I quattro avrebbero collaborato con il Centro di virologia Vektor a Novosibirsk. Non è un caso che nel laboratorio che durante la guerra fredda era super segreto inizieranno a testare, fra maggio e giugno, un vaccino per il coronavirus. I cinesi hanno dichiarato che la corsa al vaccino «è una battaglia che non possiamo perdere». E negli Stati Uniti i militari dell’istituto di ricerca dell’esercito «Walter Reed» hanno trovato tre potenziali vaccini che testeranno sugli animali a fine aprile. Donald Trump conta su questa possibilità.
Il Centro nazionale medico di intelligence a Fort Detrick nel Maryland ha previsto la pandemia negli Usa analizzando le informazioni segrete di 17 agenzie spionistiche americane, le intercettazioni e le immagini satellitari della National security agency. Persino il servizio segreto dei Pasdaran iraniani è stato mobilitato per acquisire forniture anti virus e tecnologia all’estero nonostante l’embargo. A Teheran hanno scoperto un magazzino con mascherine, guanti e altre protezioni dal valore di 2 milioni di dollari, che non venivano ancora vendute per sfruttare l’aumento dei prezzi.
Lo Shin Bet, il servizio segreto interno israeliano che dà la caccia ai terroristi palestinesi, ha messo a disposizione la sua tecnologia sul controllo dei telefonini e delle carte di credito per tracciare il distanziamento sociale. In Italia l’app Immuni, sui cellulari, dovrebbe allertare sui contatti coi positivi. Il ministro per l’Innovazione Cinque stelle Paola Pisano vuole far sviluppare l’applicazione alla società Bening Spoons, partecipata dai capitali cinesi del fondo Nuo Capital. «Il Copasir, anche su mia richiesta, ha deciso di convocare i ministri della Salute e dell’Innovazione tecnologica per capire su quale base abbiano dato indicazione di usare l’app Immuni» dice il vicepresidente Urso «a fronte del rischio che l’Italia sia preda di attori stranieri proprio in un campo così importante per la protezione dei dati».
