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Israele, l’ONU sotto accusa: i numeri delle vittime di Gaza sono gonfiati

Israele, l’ONU sotto accusa:  i numeri delle vittime di Gaza sono gonfiati

UN Women ha diffuso come “studio” una semplice lettera non revisionata, alzando il bilancio delle vittime a Gaza da 17.000 a 28.000. Un caso che mina la credibilità delle Nazioni Unite e alimenta accuse di propaganda contro Israele.

Ci sono errori e ci sono prese in giro. Quello che è successo con UN Women appartiene alla seconda categoria. Il 19 maggio 2025, l’agenzia delle Nazioni Unite per le donne ha annunciato urbi et orbi che a Gaza erano stati uccisi 28.000 donne e bambini dall’inizio della guerra. Un numero colossale, capace di inchiodare Israele sul banco degli imputati e di incendiare l’opinione pubblica mondiale già bombardata a reti unificate dalla campagna propal. Peccato che dietro quella cifra non ci sia né uno studio, né una ricerca, né una verifica indipendente. C’è una lettera. Avete letto bene: una banale lettera all’editore, pubblicata su The Lancet nella sezione “Corrispondenza”, lunga meno di una pagina e priva di qualsiasi revisione paritaria. La rivista lo dice chiaramente: quelle lettere sono opinioni personali degli autori, non scienza. Ma per UN Women è bastato spacciarla per “studio”, aggiungerci una spruzzata di pseudo-metodologia e il gioco è fatto: da 17.000 morti (sempre tanti), si passa a 28.000. Et voilà, il massacro israeliano è servito. La vicenda diventa ancora più assurda se si pensa che persino i dati diffusi dal Ministero della Salute di Hamas – che tutti sanno essere gonfiati e manipolati a fini propagandistici, come ha confermato il Servizio Scientifico del Bundestag tedesco – indicano cifre inferiori. In sostanza, UN Women è riuscita nell’impresa di superare perfino la propaganda di Hamas, moltiplicando un numero già dubbio con un coefficiente “scientifico” preso da una lettera-opinione.

La logica è questa: qualcuno scrive che forse i morti a Gaza sono sottostimati del 41%, includendo i cosiddetti “decessi eccessivi”, cioè morti indiretti dovuti al collasso del sistema sanitario. Una stima vaga, priva di dati di campo, costruita più su ipotesi che su evidenze. UN Women prende quel numero, lo applica ai conteggi già traballanti di Hamas e lo presenta come dato ufficiale. Il risultato è una cifra drammatica, pronta per essere rilanciata dai media mondiali. Ed è esattamente quello che è successo. Giornali, tv, agenzie hanno ripreso quei numeri senza fiatare. Perché? Perché “lo dice l’ONU”. E chi si prende la briga di cliccare un link a piè di pagina, scoprendo che dietro la roboante affermazione c’è una letterina non revisionata? Nessuno. L’effetto è stato immediato: Israele nuovamente dipinto come carnefice spietato, l’ONU in apparenza custode della verità, l’opinione pubblica globale mobilitata da un numero che sembra scolpito nella pietra.

Il problema, però, non è solo la falsificazione del dato. È il danno che questo episodio infligge alla credibilità delle Nazioni Unite. Perché se un’agenzia ONU spaccia una lettera per studio, se manipola le parole per piegarle a un’agenda politica, allora cade il presupposto stesso della sua autorevolezza. Nel migliore dei casi, si tratta di una leggerezza colossale. Nel peggiore, di un’operazione di propaganda mascherata da scienza. E non è questione da poco. In un conflitto come quello israelo-palestinese, dove la guerra dell’informazione è feroce quanto quella combattuta con le armi, il compito delle istituzioni internazionali dovrebbe essere quello di fornire dati verificati, attendibili, neutrali. Ma se i numeri diventano strumenti di lotta politica, se persino l’ONU si presta a gonfiare cifre per colpire uno dei contendenti, allora la fiducia crolla. E quando la fiducia crolla, non si perde solo a Gaza, ma ovunque. Oggi la domanda è semplice: se l’ONU manipola così platealmente le cifre a Gaza, perché mai dovremmo fidarci delle sue statistiche in altri contesti? Che valore hanno ancora i suoi rapporti su carestie, guerre civili, crisi umanitarie in Africa, Asia o America Latina? Se una lettera può diventare uno studio, allora tutto è possibile. Forse qualcuno a New York pensa che basti cambiare le parole per cambiare la realtà. Ma la realtà, prima o poi, presenta il conto. E quel conto sarà pesantissimo. Perché a pagarlo non sarà solo Israele, accusato con numeri manipolati, né Hamas, che da anni usa i civili come arma di propaganda. A pagarlo sarà la stessa credibilità delle Nazioni Unite, che giorno dopo giorno si sgretola, vittima non della guerra ma delle proprie bugie. Il paradosso è che l’ONU, nato per essere arbitro imparziale, rischia di trasformarsi in parte del problema. E allora, quando il prossimo comunicato parlerà di vittime in Sudan, in Myanmar o in Ucraina, quanti crederanno ancora a quei numeri? La verità è che, con un gesto apparentemente piccolo ma devastante, UN Women ha scavato una fossa sotto i piedi dell’intera organizzazione.

1  https://www.unwomen.org/en/news-stories/news/2025/05/un-women-estimates-over-28000-women-and-girls- killed-in-gaza-since-october-2023.

2  Dati statistici del Ministero della Salute di Gaza sulle vittime del conflitto di Gaza: questioni relative alla raccolta, alla verifica e alla classificazione giuridica, pag. 8.

3  Conteggio discutibile: analisi del bilancio delle vittime fornito dal Ministero della Salute di Gaza gestito da Hamas – Henry Jackson Society.

4  Ibid.; https://www.washingtoninstitute.org/media/7168?disposition=inline, p. 2.

5  https://www.unwomen.org/en/news-stories/news/2025/05/un-women-estimates-over-28000-women-and-girls- killed-in-gaza-since-october-2023.

6  https://www.unwomen.org/sites/default/files/2025-05/invisible_no_more_-

_estimating_the_death_toll_of_women_and_girls_in_gaza-compressed.pdf.

7  https://www.thelancet.com/journals/lancet/article/PIIS0140-6736(24)01169-3/fulltext.

8  https://www.thelancet.com/what-we-publish.

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