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Giappone e Cina ai ferri corti: l’isola incantata di Yonaguni diventa fortino di guerra

Giappone e Cina ai ferri corti: l’isola incantata di Yonaguni diventa fortino di guerra

Questo il destino di Yonaguni, dove vivono cavalli selvatici e meno di cento persone e stanno per arrivare missili, radar e nuove caserme

C’è un’isola scarsamente popolata – ci vivono 80 persone – che sta innalzando le tensioni militari tra Cina e Giappone Si chiama Yonaguni e si trova proprio in prima linea tra le due nazioni poiché è situata a soli 110 chilometri a est di Taiwan e segna l’estremità di un arcipelago che si estende a nord fino alle isole principali del Giappone. In pratica una distanza all’incirca equivalente alla lunghezza della costa della California. È un’isola subtropicale nota soprattutto per i cavalli selvatici in via di estinzione e i punti d’immersione dove è possibile nuotare con gli squali martello, anche se ora assiste alla costruzione di nuovi edifici destinati a ospitare le truppe.

Da paradiso naturale a presidio militare

Nel corso del prossimo anno circa 30 membri del personale si uniranno ai quasi 230 già presenti sul posto per ospitare una divisione di guerra elettronica, e si prevede che altri seguiranno con il previsto dispiegamento di missili antiaerei. La situazione in questo angolo del Pacifico è stata relativamente tranquilla fino a quando l’ex presidente della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti Nancy Pelosi non arrivò a Taipei, nel 2022. Tale missione spinse la Cina a lanciare missili «dimostrativi» che atterrarono proprio vicino a Yonaguni e da quel momento il Giappone cominciò ad accelerare i piani per il rafforzamento militare.

E oggi lungo l’arcipelago delle isole Ryukyu, composto da 160 lembi di terra, il Giappone sta rapidamente installando batterie missilistiche, torri radar, depositi di munizioni e altre strutture. Sta inoltre iniziando a schierare importanti risorse militari a Kyushu, la più meridionale delle quattro isole principali, e tra queste i caccia F-35 e missili a lungo raggio, oltre a espandere la presenza della sua Brigata di dispiegamento rapido anfibio, una forza molto simile ai Marines. Tale corsa alla fortificazione delle isole sta alzando la posta in gioco mentre Pechino vorrebbe costringere il Primo Ministro Sanae Takaichi a ritrattare le dichiarazioni secondo cui il Giappone schiererà le sue forze armate se un giorno la Cina tentasse di invadere Taiwan.

Giappone e Cina ai ferri corti: l’isola incantata di Yonaguni diventa fortino di guerra
Giappone e Cina ai ferri corti: l’isola incantata di Yonaguni diventa fortino di guerra

Il nodo Taiwan e la strategia giapponese

Koichi Isobe, ex tenente generale delle Forze di autodifesa terrestri giapponesi, intervistato dai media nazionali ha dichiarato: «L’Esercito popolare di liberazione cinese sta senza dubbio rafforzando l’intento di costringere Taiwan alla sottomissione; Giappone, Stati Uniti e altri paesi occidentali devono dimostrare alla Cina la loro ferma determinazione a opporsi a qualsiasi azione che miri a cambiare lo status quo». Alcuni dei circa 1.500 residenti dell’isola stanno diventando sempre più nervosi per l’afflusso di armi e hanno chiesto maggiore chiarezza ai funzionari giapponesi sui piani futuri.

Una decina di giorni fa, durante una serata, circa 80 abitanti si sono riuniti in una sala comunale per una «spiegazione», durante la quale i funzionari del Ministero della Difesa hanno spiegato loro perché fosse necessario schierare truppe, missili antiaerei e armi che utilizzano onde elettromagnetiche per disturbare le comunicazioni e le capacità di puntamento del nemico. Alcuni residenti hanno espresso preoccupazione per i pericoli di una rafforzata presenza militare, altri hanno affermato che Takaichi avrebbe dovuto tacere mentre taluni hanno concordato con la posizione del Ministero della Difesa. E come spesso accade durante le crisi internazionali, è spuntata anche la presenza di un fantomatico drone cinese.

La risposta di Pechino e l’escalation regionale

Mentre il Giappone mantiene una dottrina di rigorosa autodifesa, nel 2015 il governo dell’allora Primo Ministro Shinzo Abe aveva supervisionato una storica modifica legislativa che ha consentito all’esercito di aiutare le nazioni amiche in una situazione in cui la sopravvivenza stessa del Giappone poteva essere a rischio. E poco prima che la Takaichi assumesse l’incarico, Abe e i leader successivi avevano evitato di fornire scenari specifici in cui sarebbe stata applicata l’«autodifesa collettiva», consapevoli che ciò avrebbe potuto alimentare le tensioni con la Cina. Oggi la linea politica è differente: funzionari governativi ipotizzato che uno scenario potrebbe essere la difesa di Taiwan guidata dagli americani, data la vicinanza del Giappone alla democrazia insulare e la sua dipendenza dagli Usa per la sicurezza.

Guerra elettronica e nuovi scenari di conflitto

Qualsiasi prospettiva che le forze americane non riescano a fermare un’invasione cinese di Taiwan metterebbe inevitabilmente a rischio la sicurezza del Giappone. Che non avrebbe altra scelta che sostenere gli Usa in un conflitto contro la Cina. Dal canto suo, Pechino sta cercando di sfruttare le tensioni tra gli indigeni isolani e le forze armate occidentali: il mese scorso, il tabloid statale cinese Global Times sembrava invocare l’indipendenza delle isole Ryukyu affermando che «solo il popolo delle Ryukyu può decidere il suo destino». Se il Giappone dovesse svolgere un ruolo di supporto in una difesa di Taiwan guidata dagli Stati Uniti, la nuova unità di guerra elettronica su Yonaguni potrebbe trasformare l’isola da un posto di osservazione passivo in un attivatore attivo di «kill chain» in grado di fornire dati di puntamento precisi alle batterie missilistiche giapponesi e statunitensi e questo potrebbe renderla un bersaglio prioritario per la Cina.

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