Mercoledì mattina le Forze di Difesa Israeliane hanno riconosciuto che, nell’arco dell’ultimo anno, decine di milioni di dollari sono stati raccolti e trasferiti all’ala militare di Hamas, a oltre due anni dall’inizio della guerra. Un’ammissione che riporta al centro del conflitto il tema dei finanziamenti e delle reti che consentono al movimento islamista di mantenere intatte le proprie capacità operative nonostante la pressione militare.In un post su X, il portavoce arabo delle IDF, Avichay Adraee, ha rivelato che «due settimane fa, in un’operazione congiunta delle Forze di Difesa Israeliane e del Servizio di Sicurezza Generale (Shin Bet), è stato eliminato il terrorista di Hamas Abdel Hay Zoqout, residente a Gaza City». Zoqout, appartenente al dipartimento finanziario dell’ala militare, è stato colpito mentre si trovava a bordo del proprio veicolo, insieme a Ra’ad Sa’ad. «Nel corso dell’ultimo anno Zoqout è stato responsabile del reclutamento di decine di milioni di dollari e del loro trasferimento all’ala militare di Hamas, con l’obiettivo di continuare la lotta contro lo Stato di Israele», ha sottolineato Adraee, evidenziando il ruolo centrale dell’uomo nella gestione dei flussi di denaro destinati alla struttura armata.Secondo le valutazioni israeliane, i fondi che alimentano l’ala militare e quella politica di Hamas seguono una catena articolata e multilivello, costruita per resistere alle sanzioni e alle attività di contrasto internazionale. Alla base vi sono contributi provenienti da Stati alleati ( Qatar in primis) e da reti regionali di supporto, che garantiscono una dotazione finanziaria costante. A questi si sommano donazioni private raccolte all’estero, in particolare attraverso intermediari, associazioni di facciata e circuiti informali difficili da tracciare. Una parte del denaro transita attraverso strutture civili e assistenziali operanti a Gaza, che fungono da snodo tra il livello esterno della raccolta e quello interno della distribuzione. Da qui, le risorse vengono progressivamente convogliate verso il dipartimento finanziario dell’ala militare, incaricato di smistarle verso i reparti operativi: produzione di armamenti, infrastrutture sotterranee, stipendi dei combattenti e logistica.
In questo sistema, figure come Zoqout svolgono un ruolo chiave: raccolgono, occultano e ridistribuiscono il denaro, assicurando continuità finanziaria anche nelle fasi più intense delle operazioni militari israeliane. È proprio questa catena che Israele punta a spezzare, colpendo non solo i combattenti, ma anche i nodi economici dell’organizzazione. Le IDF hanno ribadito che «continueranno a impegnarsi per interrompere i canali di finanziamento del terrorismo e ad agire contro ogni entità coinvolta nel terrorismo o nel fornire assistenza alla pianificazione e all’esecuzione di complotti contro lo Stato di Israele», delineando una strategia che affianca alle operazioni sul terreno un’azione mirata contro le infrastrutture finanziarie. L’eliminazione di Ra’ad Sa’ad risale al 13 dicembre, quando un attacco aereo ha colpito la parte occidentale di Gaza City. Considerato una figura di primo piano dell’ala militare, Sa’ad aveva trascorso un lungo periodo all’interno della rete di tunnel che circondano la città, ma nelle ore precedenti l’operazione si era spostato in auto. Raggiunta l’area di piazza Al-Nabulsi, il veicolo è stato colpito da più missili. Nell’attacco è rimasto ucciso anche Zoqout. Secondo fonti di sicurezza, Sa’ad era ritenuto uno dei vice di Az a-Din al-Haddad e di fatto ricopriva il ruolo di capo delle operazioni, oltre a essere responsabile del dipartimento di produzione di razzi, mortai e missili anticarro. Era coinvolto nei processi decisionali ai vertici dell’ala militare, disponeva di informazioni di intelligence sensibili e conosceva in modo approfondito l’infrastruttura dei tunnel. Nel novembre 2023 le IDF avevano diffuso volantini a Gaza offrendo una ricompensa di 800.000 dollari per informazioni utili alla sua cattura. Un primo tentativo di eliminarlo, nel giugno dello scorso anno, era fallito. L’operazione di dicembre chiude ora un capitolo che, per Israele, rientra in una campagna più ampia: colpire uomini, denaro e reti che permettono a Hamas di continuare a combattere.
