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Guerra in Ucraina, a Londra salta l’incontro dei ministri per l’intransigenza di Kiev

Guerra in Ucraina, a Londra salta l’incontro dei ministri per l’intransigenza di Kiev

Zelensky annuncia che non riconoscerà la Crimea come territorio russo e il segretario di Stato Marco Rubio annulla la visita a Londra. Nella capitale, invece che un incontro per discutere della pace in Ucraina, è andato in scena un incontro fra “tecnici”.

Doveva essere un incontro di alto livello fra ministri degli Esteri, doveva condurre a tangibili risultati verso una cessazione della guerra in Ucraina, invece l’incontro odierno andato in scena nella capitale britannica si è dimostrato essere poco più che un incontro fra tecnici.

Avvisaglie si erano avute già in mattinata, quando il segretario di Stato americano Marco Rubio ha fatto sapere che non avrebbe partecipato all’incontro di oggi per problemi di programmazione. Nemmeno l’inviato speciale del Presidente, Steve Witkoff, ha preso parte all’incontro odierno, con la delegazione americana che è stata guidata dall’ex generale, ora anch’egli inviato speciale, Keith Kellogg.

Diversi media americani, fra cui il New York Times, Cnn e Axios, hanno riportato che l’assenza di Rubio è da imputare al rifiuto di Zelensky di riconoscere ufficialmente la Crimea (e solo la Crimea) come territorio russo. Ieri sera, infatti, il Presidente ucraino ha annunciato con il suo consueto tono che «l’Ucraina non riconoscerà l’annessione della Crimea da parte della Russia, poiché ciò contraddirebbe la Costituzione ucraina», aggiungendo che «non c’è nulla da discutere a riguardo, è il nostro territorio».

L’assenza last minute di Rubio, dopo che la settimana scorsa il segretario aveva preso parte ai colloqui di Parigi per dare una prima visione agli alleati del piano americano per risolvere il conflitto, ha scatenato un generale “fuggi fuggi”. Non si sono presentati né il ministro degli Esteri britannico, né quello francese e tedesco. Anzi, il ministro britannico David Lammy si è affrettato ad annunciare che l’incontro a livello ministeriale era stato rinviato, mentre quello odierno si sarebbe svolto a livello di “tecnici”.

Secondo Axios, la bozza di accordo che avrebbe dovuto essere discussa oggi dai ministri prevedeva il riconoscimento de iure da parte degli Stati Uniti del controllo russo sulla Crimea e il riconoscimento de facto del controllo russo sui territori catturati nelle province di Luhansk, Donetsk, Zaporizhzhia e Kherson. L’Ucraina non sarebbe entrata nella Nato, ma non vi sarebbero stati divieti per l’ingresso nell’Unione Europea.

Tutte le sanzioni imposte alla Russia dopo il 2014 sarebbero state revocate. Mentre l’Ucraina avrebbe ottenuto una “solida garanzia di sicurezza” con i Paesi europei e i Paesi extraeuropei “affini”.  Tuttavia, la partecipazione degli Stati Uniti non era menzionata.

L’Ucraina avrebbe anche ricevuto un risarcimento (non è detto a spese di chi), oltre all’assistenza per la ricostruzione. Infine, la centrale nucleare di Zaporizhzhia sarebbe stata considerata territorio ucraino, ma la gestione sarebbe andata agli Stati Uniti, che avrebbero fornito elettricità sia all’Ucraina che alla Russia.

Tutto rimandato. Al rifiuto ucraino di riconoscere la Crimea come territorio russo avrebbero certamente fatto seguito anche alcune obiezioni di Mosca, ad esempio viene difficile pensare che il Cremlino rinunci al controllo della centrale nucleare di Zaporizhzhia, che controlla, per darlo ad un rivale strategico (benché in un periodo di distensione).

Nella tarda mattinata sono arrivate anche le parole del Vicepresidente americano J.D. Vance, che durante la sua visita in India ha dichiarato che gli Stati Uniti si ritireranno dal loro ruolo di mediazione se non riceveranno una risposta positiva, aggiungendo di aver «presentato una proposta chiara ed equa sia ai russi che agli ucraini».

La pace non è ancora a portata di mano, insomma. L’Ucraina continua a mantenere una certa ambiguità, con il Presidente Zelensky che si dice pronto a incontrare Donald Trump in occasione del funerale del Papa, dicendo di essere «sempre pronto ad incontrare i nostri partner statunitensi», mentre il ministro dell’economia, Yulia Svyrydenko, annunciava su X che «l’Ucraina è pronta a negoziare, ma non ad arrendersi. Non riconosceremo mai l’occupazione della Crimea. Se l’adesione alla Nato non verrà concessa, l’Ucraina richiederà garanzie di sicurezza vincolanti».

La strada appare in salita, mentre in settimana la Casa Bianca conferma che Steve Witkoff incontrerà nuovamente il Presidente russo, il tentativo di mediazione americana rischia di naufragare per le intransigenze degli alleati. Presto gli Stati Uniti potrebbero trovarsi costretti a far saltare il banco e ritirarsi dal processo di pace (anche solo temporaneamente), come minacciato dallo stesso Rubio la settimana scorsa.

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